Tubercolosi: scoperto a Pavia nuovo farmaco

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Individuato il bersaglio per sconfiggere anche i batteri super resistenti. La ricerca grazie anche ai precari
La tubercolosi multiresistente ha forse trovato un nemico capace di bloccarla. E la scoperta è italiana. Proprio nel momento in cui il mal sottile sta riprendendo spazio nel mondo e anche in Italia, dove sono in aumento i casi di Tbc normale e, in proporzione più bassa ma allarmante, di quella superresistente, soprattutto. In ambito ospedaliero. La chiave è in un enzima, il DprE1 (decaprenilfosforil-β-D-ribofuranosio-2′-epimerasi). Questo enzima è essenziale per la sopravvivenza del batterio patogeno e per la sua capacità di infettare l’uomo. Quando DprE1 è inattivato, la crescita batterica è completamente bloccata perché questa proteina è fondamentale per la sintesi della parete cellulare dei nuovi batteri. La parete che circonda la cellula impedisce l’accesso alla maggior parte delle molecole, inclusi gli antibiotici. Cosi i nuovi batteri possono diventare resistenti alle varie cure note e invincibile. Bloccato l’enzima chiave per la produzione dell’involucro, il batterio è nudo e praticamente morto.
LE RICERCHE – La scoperta è frutto delle ricerche di un gruppo di scienziati internazionale che include l’università di Pavia, il cui lavoro sta portando all’individuazione di nuovi farmaci antitubercolari, molto efficaci nel trattamento della tubercolosi multi-resistente. Su “Science Translational Medicine” la pubblicazione die nuovi risultati.

LA TBC – La Tbc è una malattia infettiva, spesso letale se non curata in tempo e con gli antibiotici giusti per lungo tempo, che ha visto una riacutizzazione alla fine degli anni ’80 a causa della diffusione di ceppi multi-resistenti ai farmaci, dell’aumentato flusso migratorio e dell’insorgenza di malattie che inducono immuno-deficienza, fattori ancor più importanti se combinati alle condizioni di povertà e di degrado sanitario nei Paesi in via di sviluppo. E oggi anche in quelli ricchi scossi da una grave crisi economica che ha aumentato le fragilita’ delle fasce più povere della popolazione. Il mycobacterium tuberculosis è la causa di questa malattia e la ricerca di nuovi ed efficaci farmaci per trattare la Tbc rappresenta oggi una delle sfide nel campo delle malattie infettive. Nel 2009 nell’ambito di un progetto finanziato dalla Comunità Europea (FP6) il gruppo di microbiologia diretto da Giovanna Riccardi, presso il dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’università di Pavia, pubblico` su Science la scoperta di una nuova e promettente classe di farmaci antitubercolari, i nitro-benzotiazinoni (BTZ) ed il relativo bersaglio cellulare, l’enzima DprE1 appunto. L’articolo fu definito da “Nature Medicine” uno dei “key papers” pubblicati nel 2009.

IL LAVORO DI PAVIA – Oggi la pubblicazione di un nuovo lavoro che ha svelato la struttura molecolare dell’enzima e come uno dei nuovi farmaci può inibirlo rendendolo inattivo. Si avvicina quindi il momento dell’avvio dei test sul farmaco. Il lavoro, a cui hanno collaborato anche i ricercatori di Biologia strutturale dell’Ateneo pavese, è stato pubblicato su Science Translational Medicine il 5 settembre. Ora si sa tutto della struttura dell’enzima DprE1, nella sua forma nativa e in complesso con l’inibitore BTZ043, che è attualmente in fase di sviluppo pre-clinico come candidato per la terapia combinata nel trattamento della tubercolosi. In particolare il gruppo di Pavia ha ottenuto i cristalli che hanno permesso di determinare la struttura tridimensionale della DprE1 e ha sviluppato il protocollo per testare l’attività inibitoria dei vari composti BTZ. In pratica la via ai nuovi trattamenti contro la tubercolosi è aperta. Va sottolineato che molti dei ricercatori che hanno contribuito al successo sono giovani precari.

Corriere.it

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