Ru486: rende la pratica dell’aborto più sicura. Ricerca Sant’Anna di Torino

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ru486

“E’ possibile usare la Ru486 in Italia senza violare la legge. Inoltre ogni tipo di aborto, medico o chirurgico, spontaneo o volontario, del primo o del secondo trimestre, e’ reso piu’ efficace e piu’ sicuro dall’impiego della Ru486. Infine non vi e’ piu’ alcuna scusa per non usare la Ru486 degli ospedali italiani”. Ad affermarlo e’ Silvio Viale, responsabile del Servizio unificato di Ivg dell’ospedale Sant’Anna di Torino, che ha presentato al convegno ‘Unwanted pregnancy, a fact of life’ di Edimburgo, promosso dall’International Federation of Abortion Providers and Contraception, i dati dell’ospedale torinese su una casistica di 3031 donne aggiornata al 30 settembre 2012. “In Italia – riporta il comunicato dell’Associazione radicale ‘A.Aglietta’ – sono ormai oltre 20.000 le donne che hanno potuto utilizzare la Ru486 e si stima che nel 2011 siano state oltre 7.000”.
“Nel 2011 il 27,2% delle interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) ha potuto beneficiare della RU486 – riporta la ricerca del S.Anna – nei primi sei mesi del 2012 le Ivg fino a 90 giorni sono stati 1747, 416 (23,9%) medici e 1321 (76,1%) chirurgici. Gli aborti con la RU486 sono stati il 99% delle Ivg fino a 49 giorni e complessivamente il 28,6% di tutte le Ivg del primo e secondo trimestre.

In particolare: 2346 casi di aborto medico fino a 49 giorni; 196 casi di aborto spontaneo (aborto interno o ritenuto); 327 casi di aborto medico del secondo trimestre (volontario e morte endouterina); 141 casi casi di aborto chirurgico del secondo trimestre (volontario e morte endouterina); 9 casi in cui il trattamento e’ stato sospeso dopo l’assunzione della Ru486″.
Dei 2542 casi di aborto fino a 49 giorni e di aborto interno la percentuale di ‘raschiamento’ e’ stata del 4,7%, 120 casi, con un risparmio di 2422 interventi chirurgici. “Questa e’ certamente la casistica piu’ ampia di un ospedale italiano sulla Ru486 – avverte Silvio Viale – e dimostra come, nonostante le polemiche e le resistenze, sia possibile introdurre la Ru486 nella pratica clinica. I benefici sono evidenti. Ogni ritardo e’ indice di cattiva pratica clinica e potrebbe configurare un’omissione di pubblico servizio. Non permettere la scelta – conclude – tra metodi medici e chirurgici e’ antistorico e antiscientifico”.
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