Ecografo a domicilio: saranno sufficienti uno smartphone, o un tablet
Medicina interna e diagnostica, le novità al 113° congresso della Simi. Fra le tante, un palmare delle dimensioni di un quaderno, spesso due centimetri, che permetterà di eseguire l’esame a casa o comunque senza obbligare il malato o la futura mamma a spostamenti-
Ecografi smart-phone e tablet, doppler a ultrasuoni che misurano le onde sonore ad alta frequenza riflesse dai tessuti: la parola d’ordine per la medicina interna di domani è tecnologia, anzi alta tecnologia. Le novità del settore sono state presentate al 113° Congresso della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI) a Roma, evento che ha radunato per una settimana i migliori internisti di tutta Italia.[one_fourth last=”no”]
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Pezzo forte, un palmare delle dimensioni di un quaderno, spesso due centimetri, che permetterà di eseguire le ecografie senza comportare spostamenti per il malato. Appoggiando una sonda al corpo del paziente, sarà infatti possibile esaminare in tempo reale e con gran precisione le malattie di collo, torace, cuore e addome ed eseguire l’ecografia. Se ad esempio un paziente ha difficoltà respiratorie e un versamento pleurico, ovvero acqua nei polmoni, appoggiando la sonda sul torace sarà immediatamente possibile individuarla, invece che andare in radiologia e fare la lastra del torace, meno precisa e fonte di radiazioni. In caso di dolore o colica addominale, sarà invece subito possibile verificare se si tratta di un calcolo renale o della colecisti e si potrà diagnosticare una colica biliare o renale. Se il malato ha una gamba gonfia, sarà possibile sapere immediatamente se si tratta di una trombosi venosa.
“Saremo fra i primi in Europa e, insieme ai giapponesi, nel mondo a usare un tablet per l’ecografia”, annuncia Vincenzo Arienti, direttore di Medicina interna dell’ospedale Maggiore di Bologna, dove stanno sperimentando il nuovo sistema. Piccoli ecografi sono già presenti in pronto soccorso e in Emilia Romagna l’accreditamento regionale prevede la dotazione nelle unità operative di Medicina Interna, consentendo al medico di visitare il malato a domicilio e decidere in modo più appropriato se ricoverarlo. “Il futuro – continua l’esperto – vedrà protagonisti anche gli infermieri, che potranno utilizzare un palmare per cercare gli accessi venosi dei pazienti nelle sale operatorie e nei reparti di dialisi, rianimazione e ostetricia: il bambino nella pancia si potrà insomma vedere con il palmare”.
L’invenzione rappresenta insomma un altro passo per evitare il sovraffollamento degli ospedali e secondo il presidente della Società italiana di Medicina interna, Francesco Violi – direttore della Iª Clinica Medica al Policlinico Umberto I e ordinario di Medicina interna alla Sapienza di Roma – , l’uso dei palmari permetterà un grande risparmio di risorse e tempi di degenza, senza contare che il malato non verrà esposto a radiazioni e inizierà subito la terapia, evitando esami inutili. “Il nostro augurio – ha detto Violi al congresso – è che possiamo averlo al più presto anche noi a Roma”.
Tra le altre novità presentate, il doppler a ultrasuoni che misura le onde sonore ad alta frequenza riflesse dai tessuti e consente di misurare la pressione del sangue negli arti inferiori e quella negli arti superiori in appena due o tre minuti. Attraverso un’indagine banale, misurando la pressione di una gamba, sarà insomma possibile capire se si è a rischio di infarto o ictus: quando il valore, considerato normale fra l’1 e l’1.3, si abbassa, per esempio anche solo a 0,9, la persona è a rischio di infarto o ictus, se l’indice è al di sotto dello 0.5, il rischio è ancora più alto ed è possibile che la gamba possa in futuro essere operata. Questi i dati che emergono dalla ricerca “Ara Pacis”, condotta su duemila persone in 150 centri di tutta Italia, e sono anch’essi stati presentati al congresso. “L’esame è davvero molto semplice e consente di verificare in tempo reale se il paziente è a rischio di infarto o ictus – continua Violi – questo metodo potrebbe davvero essere usato in tutti i centri, perché non richiede che un doppler e nessun’altra attrezzatura aggiuntiva”.
In Italia a soffrire di fibrillazione atriale sono lo 0,8 degli uomini e lo 0,7 delle donne. E’ un disturbo che si associa a un aumento di circa due volte della mortalità ed è ritenuto responsabile di un aumento di circa cinque volte del rischio di infarto, quindi del 15% degli infarti. I pazienti hanno spesso sofferto anche di altri problemi cardiovascolari, dall’infarto del miocardio alla morte vascolare, e l’impatto della malattia sull’incidenza della patologia cardiaca coronarica è da sempre, spiegano gli esperti, sottovalutato a livello clinico. La speranza è che, grazie a queste innovative apparecchiature, il margine di rischio si riduca al minimo, lasciando spazio alla prevenzione.
L’italia si riconferma esperta nel campo della ricerca.