Epatite C: occhio a pedicure e piercing, “pratiche” che vanno fatte in sicurezza, perché a rischio di veicolare virus

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fegato

Dietro una seduta di manicure o di pedicure potrebbe nascondersi il rischio di contrarre l’epatite C: il prezzo da pagare per avere mani e piedi più curati potrebbe essere davvero molto alto. Pericolo che riguarda anche i piercing e i tatuaggi, se a farli è una struttura che non rispetta tutte le basilari norme igieniche come l’utilizzo di aghi usa e getta per ciascun cliente. Il rispetto per le norme igieniche basilari, spiegano gli esperti, è alla base della prevenzione dell’epatite C (Hcv). Ma quali sono i principali fattori di rischio?

I fattori di rischio – Secondo la World Hepatitis Alliance (WHA), il maggior fattore di rischio di contrarre la malattia a tutt’oggi è la condivisione di aghi o siringhe. Ma non è il solo: altri fattori includono il tatuaggio e il body piercing eseguiti in ambienti non igienicamente protetti o con strumenti non sterilizzati; la trasmissione dell’infezione per via perinatale al proprio figlio; la trasfusione di sangue non sottoposto a screening; tagli o punture con aghi o strumenti infetti in contesti ospedalieri; ma anche la condivisione dei dispositivi per l’assunzione di droghe inalabili e di spazzolini dentali o spazzole da bagno contaminati, se utilizzati in presenza di minime lesioni della cute o delle mucose. Anche se l’Epatite C non è facilmente trasmissibile attraverso i rapporti sessuali, i rapporti non protetti, anche con più partner, sono associati a un rischio maggiore di contrarre l’Hcv.

Come si manifesta la patologia –
La fase acuta dell’infezione del virus dell’epatite C decorre quasi sempre in modo asintomatico, tanto che la patologia è definita “silent killer”; appena contratta l’infezione, il paziente può soffrire febbre, senso di stanchezza, inappetenza, dolore di stomaco, urine scure, ittero, nausea e vomito, dolori ai muscoli e alle giunture, mancanza di concentrazione, ansia e depressione. Generalmente questi sintomi passano e per molti anni la malattia non da segni. La cronicizzazione dell’Epatite, che accade in più del 70% dei pazienti, si manifesta con transaminasi elevate o fluttuanti e con l’insorgenza della fibrosi.

La cronicizzazione – L’epatite C è la causa principale delle cirrosi, dei tumori al fegato, dei trapianti di fegato e dei decessi di malati di Aids (il 20% delle persone positive all’Hcv è coinfetta dall’Hiv). La cronicizzazione dell’epatite C può comportare la formazione di varici nell’esofago e nello stomaco, che rompendosi causano emorragie; l’ingrossamento della milza, con conseguente anemia, calo dei globuli bianchi e delle piastrine; l’ittero, per l’accumulo nel sangue del pigmento bilirubina; l’accumulo di liquido nell’addome (ascite) con eventuale infezione; la riduzione nella funzione urinaria, con concomitante aumento della creatinina e dell’azotemia. Le sostanze tossiche che il fegato non riesce più a smaltire possono riversarsi nel sangue e arrivare al cervello, determinandone un cattivo funzionamento, che può iniziare con uno stato confusionale e arrivare fino al coma (encefalopatia epatica).

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