Tossicodipendenze: medici di famiglia e farmacie potrebbero affiancare i SerT per accelerare il reinserimento sociale dei pazienti con dipendenza da eroina
La proposta, lanciata da FederSerD, Simg, Sitd e Federfarma, renderebbe il sistema dei SerT ancor più efficiente e al passo con le specificità dei pazienti, consentendo di potenziare l’assistenza alle persone con altre tipologie di dipendenze
Roma, 20 novembre 2012 – Un percorso di cura misto tra SerT, Medici di Famiglia e Farmacie al Pubblico per le persone con disturbo da uso di sostanze: dopo essersi rivolti ai Servizi per le Tossicodipendenze (SerT), una buona fetta di pazienti, quelli in grado di essere stabilizzati e in fase di mantenimento, potrebbero essere affidati alle cure dei Medici di Medicina Generale e potrebbero ritirare i farmaci di cui hanno bisogno direttamente presso le Farmacie aperte al pubblico, esattamente come tutti i pazienti affetti da altre patologie. Tutto ciò per favorire un più rapido reinserimento sociale di queste persone e per rendere più efficiente il sistema dei SerT, attualmente oberati da una moltitudine indistinta di pazienti. Questo consentirebbe, tra l’altro, una notevole crescita degli standard di terapia a favore dei pazienti affetti da addiction severe, che naturalmente continuerebbero a seguire presso i SerT il proprio percorso di cura. La proposta è stata lanciata da FederSerD (Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze), SITD (Società Italiana Tossicodipendenze), SIMG (Società Italiana di Medicina Generale), e Federfarma (Federazione nazionale unitaria titolari di Farmacia) in occasione del Convegno dal titolo “Possibili percorsi e scenari di cura nell’ambito delle dipendenze”, che si è svolto questa mattina a Palazzo Giustiniani, presso il Senato della Repubblica. Il panel dell’evento, promosso da Fondazione Charta e dall’Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione, con la media partnership di AboutPharma, ha visto riuniti tutti i principali attori coinvolti nella proposta: anzitutto Federfarma e i Medici di Medicina Generale, poi i decisori politici e gli esponenti delle realtà sociali e sanitarie che operano a contatto con le dipendenze: il mondo carcerario, i clinici che si occupano di queste patologie, i referenti politici regionali, la realtà dei SerT (i Servizi per le Tossicodipendenze sul territorio) e gli operatori delle Farmacie Ospedaliere.
“Auspico che le organizzazioni riunite oggi in questa sala – ha detto rivolgendo il suo saluto ai presenti il Senatore Antonio Tomassini, Presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato – intendano puntare sull’esperienza ultratrentennale dei Servizi per le Dipendenze, affiancando alla loro indubbia efficacia preventiva e terapeutica l’organizzazione capillare e radicata sul territorio dei Medici di Medicina Generale e delle Farmacie aperte al pubblico. La politica dovrebbe sempre sostenere i progetti in grado di rafforzare le tutele, sociali e sanitarie, a favore dei pazienti; ciò a maggior ragione quando queste proposte mirano a rilanciare le funzioni istituzionali di organismi che da decenni lavorano per promuovere il diritto alla salute”. È questo, infatti, il caso dei SerT: “L’attività dei professionisti che lavorano nei Servizi per le Dipendenze delle Asl – ha testimoniato Alfio Lucchini, Presidente nazionale FederSerD – tutela la salute di centinaia di migliaia di cittadini ogni anno. Oltre ad assicurare trattamenti scientificamente validati, questo impegno è essenziale per affrontare l’evoluzione dei fenomeni di consumo e dipendenza, e proporre percorsi territoriali integrati di continuità terapeutica e assistenziale a garanzia di una migliore qualità di vita per le persone”.
L’esigenza di integrare i percorsi di cura offerti dai SerT con un modello capillare, più diffuso sul territorio, nasce dal radicale mutamento, avvenuto negli ultimi vent’anni, della situazione sociosanitaria che nel 1990 suggerì di istituire questi Centri. Si sono moltiplicate le forme di addiction, è mutato l’identikit dei pazienti affetti da dipendenza da eroina – con il 51% di essi che ha un lavoro a tempo pieno, un lavoro part-time o è studente, il 44% che è laureato o diplomato e il 26% che ha almeno un figlio – e la richiesta di cura e recupero delle persone dipendenti da sostanze non è stata accompagnata, negli anni, da un adeguato incremento delle risorse a disposizione delle strutture sociosanitarie dedicate, tanto che dal 1997 si è registrato un aumento dell’1,1% del personale operante nei SerT, a cui si è contrapposto un aumento del 26,1% dell’utenza. Per tutte queste ragioni, come recita la ‘Relazione Annuale al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia’ del primo semestre 2012, “è necessario provvedere a una riorganizzazione del sistema di risposta in ambito preventivo, terapeutico e riabilitativo all’interno dei Dipartimenti delle Dipendenze”.
La proposta lanciata quest’oggi nasce da una ricognizione della realtà attuale: poiché la maggior parte delle persone con dipendenza da eroina sono trattate nei SerT, e visto che quest’ampia categoria di pazienti si suddivide in due distinte fasce di severità della patologia, una riorganizzazione delle cure a loro dedicate potrebbe tendere ad affidare i pazienti stabilizzati e in fase di mantenimento ai Medici di Medicina Generale e alle Farmacie aperte al pubblico. Vi sono pazienti diversi ed esigenze diverse e il sistema oggi deve saper leggere queste diversità. I pazienti in fase acuta e complessi hanno necessità di maggiore supervisione ed è per loro che la terapia con Metadone liquido è una ragionevole scelta terapeutica – una terapia però che genera carichi di lavoro e costi elevati per i SerT attuali – vi sono poi pazienti che hanno una storia di patologia diversa ai quali viene somministrato un farmaco composto da buprenorfina e naloxone in compresse sublinguali, terapia che consente una migliore gestione del paziente e un abbattimento sostanziale dei rischi di spaccio o misuso del farmaco, perché la somministrazione orale non dà luogo alla sensazione di piacere che le persone affette da dipendenza ricercano attraverso l’uso non terapeutico di questi medicinali. Tutto ciò si traduce in una più sicura e agevole gestione del paziente, con costi minori per il personale specializzato. Nel Convegno di questa mattina è stato quindi proposto un doppio percorso di cura per le persone con dipendenza da eroina: i pazienti in terapia con Metadone potrebbero continuare, vista la complessità della loro situazione clinica, ad essere accolti e curati presso i SerT, giovandosi di tutto il supporto specialistico offerto da questi Centri; i pazienti in terapia con buprenorfina/naloxone, invece, potrebbero usufruire di un setting misto, in base al quale coloro che controllano meglio la propria dipendenza potrebbero continuare ad essere accolti dai SerT per essere poi gestiti dal Medico di Famiglia, usufruendo, come tutti gli altri pazienti, della possibilità di ritirare i farmaci di cui hanno bisogno presso le Farmacie aperte al pubblico.
Il modello misto di gestione del paziente affetto da dipendenza da oppiacei è suffragato, sul piano teorico, da diversi lavori pubblicati in letteratura, ma è anche concretamente applicato da molti anni in diverse nazioni, tra le quali gli Stati Uniti, l’Australia, la Francia e la Germania. Icro Maremmani, docente di Medicina delle Tossicodipendenze presso l’Università di Pisa e presidente Sitd, ha indicato un’esperienza particolarmente positiva, che potrebbe costituire un esempio per il sistema italiano in via di costruzione: “Il modello australiano, con progressione dell’intervento terapeutico dal primo livello del Medico di famiglia al
secondo livello dei Centri Specialistici, sino al terzo livello, degli Ospedali Universitari, rappresenta un buon punto di partenza per cercare di eliminare tutte le dicotomie legate all’integrazione degli interventi terapeutici finalizzati alla gestione delle tossicodipendenze”. Il modello italiano di intervento della Medicina di famiglia nella cura delle dipendenze “va costruito – ha affermato Alessandro Rossi, Responsabile nazionale area Dipendenze della Simg – tenendo in considerazione la cambiata epidemiologia di queste problematiche, i diversi modelli di consumo, le nuove fasce sociali coinvolte, l’emergere di nuove dipendenze senza sostanze come il gambling (ludopatia) e internet. Tenendo conto anche dei nuovi scenari organizzativi previsti dal Decreto Balduzzi, si dovranno sviluppare modelli pluridisciplinari, condivisi e integrati, di disease management dell’addiction e delle patologie e dei disturbi a essa correlati. La Medicina di famiglia può entrare a far parte della presa in carico integrata di questi soggetti”. Anche il mondo delle farmacie si è mostrato disponibile a partecipare allo sforzo di costruzione di una nuova rete di gestione dei pazienti con dipendenza da sostanze: “Siamo pronti a fare la nostra parte – ha detto Annarosa Racca, presidente di Federfarma – mettendo a disposizione della collettività la capillarità delle farmacie e il loro collegamento in rete. Le farmacie sono un presidio del Sistema Sanitario Nazionale pronto a impegnarsi in progetti concreti di assistenza al tossicodipendente, definiti a livello locale, in sinergia con gli altri operatori, in linea con quanto sperimentato con successo in altri Paesi europei”.
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