Acidi grassi prevengono eventi gravi cardiovascolari: uno studio ne conferma l’efficacia
Gli acidi grassi essenziali omega 3, contenuti in alcuni tipi di pesce e vegetali, svolgono un ruolo primario nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Lo conferma un nuovo grande studio che tuttavia non ritiene l’olio di pesce così indispensabile, al contrario del DHA e gli EPA
Si è fatto un gran parlare degli acidi grassi essenziali omega 3 e del loro ruolo nella salute di cuore e arterie. E sono numerosi gli studi che hanno cercato di stabilire se e come l’assumere integratori di olio di pesce, o il mangiare pesce azzurro o ancora alimenti vegetali ricchi di queste sostanze, potesse essere un modo per prevenire le malattie cardiache.
I risultati di queste ricerche non sempre sono stati coerenti, tuttavia, una verità di fondo sull’utilità degli acidi grassi è sempre emersa.
Oggi, i ricercatori del Linus Pauling Institute hanno pubblicato un nuovo largo studio revisionale sulle pagine del Journal of Lipid Research, in cui si suggerisce che gli acidi grassi essenziali omega 3 sono sì utili nella prevenzione dei problemi all’apparato cardiovascolare.
«Dopo decenni di studi sugli acidi grassi omega-3, è chiaro che possiedono un valore nella prevenzione primaria delle malattie cardiache», commenta infatti nella nota LPI il principale autore dello studio dottor Donald Jump, professore all’OSU College of Public Health and Human Sciences.
Forse non tutti lo sanno, ma sono molti gli alimenti ricchi di queste utili sostanze, e non solo il pesce come comunemente si crede: oltre dunque a salmone e pesce azzurro, gli omega 3 si trovano anche nei semi di lino (e il relativo olio), le noci (un po’ meno in nocciole e mandorle), nei cereali come l’avena o il germe di grano. Un po’ ne troviamo anche nelle verdure a foglia verde e, infine, buone quantità le ritroviamo nella soia e i suoi derivati, e anche nelle alghe.
La fonte invece più controversa di omega 3 è da sempre l’olio di pesce, utilizzato come integratore, che è stato oggetto di numerosi studi con conclusioni spesso contrastanti.
«E’ meno chiaro quanto impatto abbiano gli oli di pesce nella prevenzione di ulteriori eventi cardiovascolari in persone che già presentino malattie cardiache – spiega Jump – Gli studi condotti da alcuni decenni hanno mostrato un valore anche per questa popolazione di pazienti, ma gli studi più recenti sono meno conclusivi . Crediamo che una spiegazione sia da ricondursi all’efficacia degli attuali validissimi trattamenti offerti».
I primi studi sull’efficacia degli acidi grassi essenziali omega 3 furono condotti nei primi anni Settanta dopo che si era scoperto che tra la popolazione Inuit della Groenlandia vi erano i più bassi tassi di malattie cardiovascolari. Gli Inuit seguivano una dieta prevalentemente a base di pesce.
Da qui in poi, sono state molte le ricerche a essersi concentrate su questi elementi. I risultati hanno spesso mostrato che, in effetti, la dieta gioca un ruolo di primo piano nella prevenzione delle malattie cardiache. Tuttavia, secondo Jump e colleghi, lo stesso ruolo oggi lo giocano i farmaci utilizzati per ridurre il colesterolo e fluidificare il sangue, oppure quelli antinfiammatori – senza nulla togliere agli effetti positivi sulla quasi totalità dei rischi cardiovascolari offerti dagli omega 3.
«Ad alcuni dei primi studi condotti sull’olio di pesce è stata data la priorità sui numerosi farmaci efficaci, che sono ampiamente disponibili e ampiamente utilizzati – sottolinea Jump – E la gente spesso dimentica che le sostanze nutrienti, come gli oli di pesce, sono meno potenti dei farmaci da prescrizione, e spesso hanno il loro miglior valore quando siano utilizzati per lunghi periodi. Quando così tante persone in questi studi stanno assumendo un regime di farmaci per affrontare gli stessi problemi su cui anche l’olio di pesce può incidere, è facile capire perché ogni vantaggio dagli oli di pesce sia più difficile da rilevare».
Chiusa la diatriba sull’olio di pesce, i ricercatori del Linus restituiscono tutto il loro valore agli acidi grassi omega 3 che non sarebbero utili solo nella prevenzione delle malattie cardiache, ma anche nel migliorare l’acuità visiva, la funzione cognitiva, e nel contrastare la demenza. Allo stesso modo riducono l’infiammazione generale dell’organismo (causa di numerose malattie) e, forse, anche alcuni tipi di cancro, come quello del colon.
Uno degli acidi grassi più attivo e utile pare sia il DHA, che è ritenuto uno dei più indicati per la salute umana.
«Crediamo ancora in concreto all’evidenza che il contenuto di EPA e DHA nei tessuti del cuore e nel sangue sia importante per la salute e per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Per soddisfare le attuali raccomandazioni per la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari, si consiglia alle persone di consumare 200-300 milligrammi di combinato EPA e DHA al giorno», conclude Jump.