Angioplastica: ricercatori si battono per una maggiore accessibilità alla pratica
Una nuova ricerca condotta nel Regno Unito ha scoperto che l’angioplastica primaria aumenta il tasso di sopravvivenza per i pazienti colpiti da infarto. I ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno detto che i recenti studi che esaminano il ruolo dei centri specializzati negli infarti generano risultati fuorvianti, perché i medici tendono ad assegnare le cure migliori ai pazienti ad alto rischio. Hanno scoperto che la mancanza di benefici indicata nelle cartelle cliniche è il risultato del fatto che i pazienti più malati sono mandati ai centri specialistici, il che distorce i risultati. Questi risultati sono stati recentemente presentati sulla rivista Circulation: Cardiovascular Quality and Outcomes.
I medici nel Regno Unito di solito mandano la maggior parte dei pazienti che ha avuto un infarto a centri specialistici per un’angioplastica primaria, un’operazione che riapre le arterie bloccate. Esperimenti randomizzati hanno mostrato che l’angioplastica dà ai pazienti maggiori probabilità di sopravvivenza rispetto alle sole cure con farmaci. Studi precedenti però basati su dati reali indicano che i pazienti cui viene praticata un angioplastica non se la passano meglio. Ai fini dello studio, il team dell’Imperial College di Londra ha tenuto conto dell’influenza dei dati fuorvianti, osservando che l’angioplastica primaria fa scendere il tasso di mortalità in seguito a infarto del 22 %.
Secondo i ricercatori, i dati confermano che i centri per gli infarti sono efficienti e dovrebbero essere maggiormente disponibili. I dati mostrano che l’82 % dei pazienti infartuati in Inghilterra e il 30 % nel Galles hanno accesso all’angioplastica primaria. Hanno anche trovato ampie discrepanze nell’accessibilità tra varie regioni.
“Si è dibattuto nella comunità della cardiologia se valga la pena avere centri specialistici per gli infarti, nonostante le prove provenienti da esperimenti clinici che sostengono che essi salvano vite,” ha detto il co-autore, dott. Iqbal Malik del National Heart and Lung Institute dell’Imperial College di Londra. “Lo studio risolve un’importante questione. Dobbiamo impegnarci per assicurare che tutti nel Regno Unito abbiano accesso alle migliori cure di emergenza nel caso di infarto.”
Il team avverte che oggi, i medici che curano pazienti molto malati tendono a dar loro le cure più efficaci possibile. Questo fenomeno, chiamato “distorsione di distribuzione”, è una buona pratica medica ma può rendere la ricerca sull'”efficacia comparata” inaffidabile. Compensare questa distorsione è difficile perché i medici possono basare le loro decisioni su molti fattori difficili da documentare. I ricercatori hanno quindi sviluppato un metodo per aiutare i propri colleghi a rilevare quando una malattia è vulnerabile a questa forma di distorsione nella valutazione della sua cura.
“Il confronto delle cure sulla base delle cartelle cliniche è sempre ostacolato dal buon senso dei medici in prima linea, che scelgono la cura più efficace per i pazienti più malati,” ha spiegato il dott. Sayan Sen dell’Imperial College di Londra, l’autore principale dello studio. “Dimostriamo che le decisioni riguardanti la cura dei pazienti colpiti da infarto dovrebbero essere testate nel modo più affidabile, cioè con un esperimento randomizzato, e non dovrebbero basarsi sui registri.”
Per maggiori informazioni, visitare:
Imperial College London:
http://www3.imperial.ac.uk/
Circulation: Cardiovascular Quality and Outcomes:
http://circoutcomes.ahajournals.org/
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