Cuore infartuato si ripara con i microRNA, studio pubblicato su Nature

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RNA

Piccole molecole di RNA (microRNA) sono in grado di stimolare la riparazione cardiaca rimettendo in moto le cellule del cuore: la modalità è la stessa usata dalle salamandre e dai pesci, persa dai mammiferi durante l’evoluzione. Lo studio, pubblicato su Nature, è stato coordinato da Mauro Giacca, direttore dell’International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB)  di Trieste, e ha visto il contributo di Ana Eulalio, Miguel Mano, Lorena Zentilin e Serena Zacchigna, ricercatori dell’ICGEB e Matteo Dal Ferro e Gianfranco Sinagra, del Centro Cardiovascolare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Trieste. La ricerca, spiegano gli autori, offre importanti risvolti applicativi in ambito farmacologico nel campo delle patologie cardiovascolari, in assoluto la principale causa di mortalità al mondo.

Lo studio – Tramite uno screening robotizzato il team dell’ICGEB ha analizzato la funzione di tutti i microRNA (piccole molecole di RNA con funzione regolatoria) codificati dal genoma umano, scoprendo che 40 di questi sono in grado di stimolare la proliferazione delle cellule adulte del cuore. «Alcuni di questi microRNA – scrivono i ricercatori – sono proprio quelli che sono normalmente attivi durante lo sviluppo embrionale, ovvero quando il cuore si forma, ma la loro funzionalità si ‘spegne’ immediatamente dopo la nascita». Gli studiosi hanno dimostrato che quando questi microRNA vengono somministrati a un cuore che ha subito un infarto sono in grado di rimettere in moto la replicazione dei cardiomiociti e quindi stimolare la riparazione del danno non attraverso la formazione di una cicatrice – come avviene normalmente – ma promuovendo la formazione di nuove cellule cardiache, senza necessitare di cellule staminali. La modalità è la stessa con cui si ripara il cuore delle salamandre e dei pesci, modalità persa dai mammiferi durante l’evoluzione.

Prospettive future – Questi microRNA potrebbero essere sviluppati per produrre veri e propri farmaci che, inoculati dal cardiologo nel cuore subito dopo l’infarto o nei pazienti con scompenso cardiaco, stimolano la rigenerazione di porzioni del cuore riparando quindi le parti danneggiate.

 

Un po’ di dati – Il problema chiave delle patologie cardiache è dovuto all’incapacità delle cellule del cuore, nel corso della vita adulta, di proliferare e quindi di rigenerare il tessuto contrattile quando questo viene danneggiato. L’infarto del miocardio e lo scompenso cardiaco stanno assumendo dimensioni epidemiche a livello planetario: una persona su tre muore a causa di una patologia cardiovascolare; 15 milioni di nuovi casi di scompenso cardiaco vengono diagnosticati ogni anno, di cui l’80% causati dall’ischemia dopo infarto; la terapia e l’ospedalizzazione dei pazienti costa il 2% del prodotto interno lordo dei Paesi industrializzati, ma i farmaci disponibili sono essenzialmente quelli sviluppati fino agli anni ’90.

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