Disturbo da deficit di attenzione e iperattività nei bambini: il ruolo delle componenti emozionali e affettivo-relazionali nell’integrazione scolastica e nel contesto familiare
Al III Convegno AIDAI proposti strumenti operativi e informativi per la gestione del disturbo.
Coinvolte famiglie, istituzioni, operatori sanitari e scolastici.
Arezzo, 3 dicembre 2012 – Comprendere il ruolo delle emozioni e delle componenti affettivo-relazionali nelle problematiche legate al Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) e individuare gli strumenti di intervento più efficaci in tutti i contesti di vita del bambino con ADHD, in famiglia e a scuola. Questi i temi al centro del III Convegno Regionale AIDAI Toscana, dal titolo “Attenzione ed emozioni: la componente affettivo-relazionale nel Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività”, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana e svoltosi lo scorso 1° dicembre ad Arezzo.
Si tratta di un importante appuntamento annuale rivolto alle famiglie e a tutti i professionisti del settore educativo e sociosanitario con finalità formative, di informazione e sensibilizzazione su un disturbo ancora poco conosciuto, l’ADHD, e di cui si sottovaluta soprattutto l’impatto sulla qualità di vita di chi ne è affetto e di chi se ne prende cura.
“L’incontro di quest’anno ha superato le nostre aspettative dato l’alto numero di partecipanti, che ci ha obbligato a spostare la sede prevista per raddoppiare i posti disponibili. Ciò dimostra che le criticità legate alla gestione dei bambini con ADHD sono di particolare interesse per coloro che ogni giorno si confrontano con questo disturbo, siano essi genitori o nonni, pediatri o insegnanti e compagni di scuola” commenta la Dottoressa Sara Pezzica, Psicologa-Psicoterapeuta e Presidente AIDAI Toscana a conclusione del convegno.
[one_fourth last=”no”]
[/one_fourth]
L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo neurobiologico dell’età evolutiva caratterizzato da disattenzione, impulsività e iperattività motoria. I soggetti con ADHD, che in Italia sono circa l’1% nella fascia d’età che va dai 6 ai 18 anni, presentano difficoltà di concentrazione, si distraggono facilmente, hanno difficoltà a stare fermi e non sono in grado di controllare il loro comportamento impulsivo.
“Non ci si può, infatti, limitare a trattare gli aspetti neuro-psicologici del disturbo ADHD; anche le emozioni sono importanti perché strettamente collegate sia all’attenzione che al comportamento. Per questo motivo abbiamo deciso di dedicare il convegno di quest’anno alla componente emotiva. – prosegue la Dottoressa Pezzica – Si può, infatti, parlare di emozione quale “balsamo” per migliorare l’attenzione nei bambini con ADHD a scuola, a casa e in tutti i contesti di vita”.
E sulle emozioni, come hanno mostrato gli esperti, è possibile intervenire con pratiche psicologico-educazionali mirate, distinte a seconda del contesto di vita.
“L’emozione è un fattore importante che condiziona, in primis, le dinamiche familiari. La gestione di bambini con ADHD può rappresentare un fattore di forte stress per i genitori. – afferma la Presidente AIDAI Toscana – In questo caso i gruppi di parent training, che la stessa Associazione AIDAI organizza ogni anno, sono utili per aiutare i genitori ad acquisire strategie comunicative efficaci e a migliorare la conoscenza del bambino per impostare modalità relazionali più morbide e calibrate”.
Per quanto riguarda l’ambito scolastico bisogna, invece, considerare l’importanza dell’inserimento del bambino in classe: egli non vive in un contesto isolato ma in un gruppo che, spesso, comprende bambini con disturbi dell’apprendimento o handicap specifici. Grazie a interventi di educazione assistita e ai laboratori di classe è però possibile fare in modo che i compagni cooperino tra loro piuttosto che vengano isolati i soggetti “difficili”. Queste attività – accompagnate a corsi di teacher training dedicati agli insegnanti – permettono agli stessi educatori di acquisire “in vivo” alcune tecniche educative che permettono di facilitare i processi attentivi e ottenere l’autoregolazione del comportamento, non limitatamente ai soggetti con ADHD, ma anche all’intera classe.
Quanto sta facendo la USL 8 di Arezzo è un esempio originale e significativo di attività educativa assistita che ha coinvolto, per il secondo anno consecutivo, un gruppo di trattamento per bambini delle elementari, affiancato da un intervento assistito con il cane, condotto da un medico istruttore e da tre psicologhe. “Trattandosi di un’esperienza di gruppo, si lavora non solo su fattori cognitivi, ma anche emotivi e relazionali. Questa attività, in particolare, ha lo scopo di aiutare i bambini ad autoregolare il proprio comportamento in risposta ad alcune regole definite. – spiega il Dottor Luccherino, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile della USL 8 di Arezzo – Ai bambini viene richiesto, ad esempio, di far eseguire al cane – un Golden Retriever, razza caratterizzata da un carattere impulsivo e inattentivo – compiti precisi e di portare a termine percorsi definiti. Il bambino, gestendo in prima persona il cane, impara così ad affrontare situazioni quotidiane difficoltose controllando i propri impulsi e comportamenti”.
“Il corso di quest’anno, che si è appena concluso, ha mostrato risultati sorprendenti sui bambini coinvolti – prosegue il dottor Luccherino – con miglioramenti sia sul piano delle competenze relazionali che su quello del controllo dell’impulsività e iperattività”.
Ogni intervento terapeutico va, quindi, adattato alle caratteristiche del soggetto: età, gravità dei sintomi, disturbi secondari, situazione famigliare e sociale, e deve essere inquadrato nell’ambito di un approccio “multimodale”, ovvero una terapia cognitivo-comportamentale e/o psico-educativa. Nei casi più gravi, alla terapia multimodale può essere associato anche un trattamento farmacologico, quando strettamente necessario, che deve essere intrapreso solo se indicato dal neuropsichiatra infantile. Per la corretta gestione del paziente è importante impostare da subito il protocollo di cura più idoneo. In questo senso la diagnosi precoce è fondamentale, soprattutto quando ci si trova ad affrontare bambini con ADHD e con disturbi psichiatrici concomitanti come, ad esempio, i disturbi della condotta.
Il Disturbo della Condotta, che si manifesta con comportamenti antisociali (ad esempio aggressività fisica, vandalismo, inganni e raggiri), mostra infatti una certa comorbilità con l’ADHD. C’è una percentuale non trascurabile di bambini con ADHD, tra il 25 e il 40%, che nel tempo sviluppano anche comportamenti aggressivi.
“Non è ancora completamente nota la relazione tra i due disturbi, anche se manifesta. Diversi studi mostrano che questi soggetti avrebbero difficoltà a rappresentare le conseguenze delle proprie azioni per le altre persone non tanto cognitivamente, ma affettivamente (deficit di empatia affettiva).– afferma il dottor Daniele Fedeli, Ricercatore di Pedagogia Speciale all’Università di Udine – Se il bambino è emotivamente “piatto”, cioè ha difficoltà a sperimentare e riconoscere le emozioni dell’altro, c’è un rischio maggiore che esso possa compiere azioni aggressive senza avvertire senso di colpa o imbarazzo. Per far recuperare ai bambini la capacità affettiva è necessario individuare i soggetti a rischio di un’evoluzione problematica per poter attuare interventi terapeutici tempestivi”.
“Al fine di migliorare la qualità della vita di questi bambini e delle persone coinvolte nel loro percorso di crescita, è importante fornire alle famiglie e a tutti i soggetti interessati le competenze necessarie per conoscere e gestire il disturbo. Alla base di tutto vi è la comprensione: una volta compreso che determinati comportamenti non sono intenzionali ma sono caratteristiche del bambino con ADHD, anche la scelta delle strategie educative e relazionali cambia” conclude Sara Pezzica.
L’incontro è stato patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità, USL 8 Arezzo, Provincia di Arezzo, Associazione Italiana Ricerca e Intervento nella Psicopatologia dell’Apprendimento (AIRIPA), Società Italiana Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC), Ordine degli Psicologi della Toscana e Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA).
AIDAI – Associazione Italiana Disturbi dell’Attenzione e Iperattività
L’Associazione Italiana Disturbi di Attenzione e Iperattività e patologie correlate, sezione TOSCANA (AIDAI-TOSCANA) è un’Associazione di Promozione Sociale composta da operatori clinici (Medici, Neuropsichiatri, Psicologi) e addetti al mondo della scuola (Insegnanti e Pedagogisti) interessati al Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI o ADHD).
L’Associazione opera sul territorio toscano dal 1998 per conto dell’AIDAI Nazionale e si è costituita come filiale regionale legalmente riconosciuta nel 18 Febbraio 2005.
Gli obiettivi perseguiti dall’Associazione sono i seguenti:
- fornire informazioni per migliorare la comprensione delle espressioni comportamentali e comunicative dei bambini con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI);
- facilitare la diffusione di procedure psico-pedagogiche tese a migliorare la qualità della vita di questi bambini e delle persone coinvolte nel loro percorso di crescita;
- creare una rete di professionisti preparati per fornire consulenze, diagnosi e terapia alle famiglie e al bambino;
- promuovere studi e ricerche per migliorare la nostra comprensione e conoscenza del DDAI e patologie correlate;
- organizzare convegni e corsi di formazione per clinici e personale scolastico;
- favorire una rete di contatti tra famiglie, scuole, servizi socio-sanitari, Università e istituti privati interessati al settore di operatività dell’Associazione.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
AIDAI TOSCANA
Sito internet: www.aidaiassociazione.com