Dolore cronico negli anziani: 7 su 10 ne soffrono, ma i medici sottovalutano
Convivono, anche da oltre un anno, con un dolore persistente, spesso di natura osteoarticolare, ma sono poco consapevoli delle strategie terapeutiche piu’ opportune per alleviarlo.Inoltre, anche se la sofferenza e’ di grado moderato-severo e limita la loro autonomia, i medici ai quali si rivolgono tendono a sottovalutare il problema, non lo monitorano e lo trattano in modo inadeguato, ricorrendo anche per lungo tempo agli antinfiammatori non steroidei (FANS). E’ l’identikit del paziente anziano con dolore, emerso da un’indagine commissionata dal Centro Studi Mundipharma a Demoskopea e presentata oggi a Milano, in un convegno organizzato da AboutPharma. La ricerca, condotta in tutta Italia a Ottobre, su un campione di 407 individui di eta’ compresa tra 60-80 anni (al 55% donne) ha voluto sondare il reale impatto della sofferenza fisica nella popolazione geriatrica, verificando come la condizione dolorosa venga affrontata dai clinici e dagli stessi pazienti e quanto questi ultimi siano informati sulla malattia e le sue possibili cure. Analizzando in dettaglio i risultati della survey, si scopre che il 74% degli intervistati e’ afflitto da un dolore cronico che, nell’85% dei casi, perdura da oltre un anno e, per la meta’ del campione, limita in tutto o in parte le attivita’ quotidiane. Tra le patologie che piu’ causano sofferenza, spiccano artrosi (38%), mal di schiena (36%) e cervicalgia (21%). A livello di dichiarato, il 55% dei pazienti giudica la propria sintomatologia algica di intensita’ moderata e 1 su 3 la reputa severa; se, tuttavia, si chiede di riclassificare l’intensita’ secondo la scala NRS da 0 a 10, coloro che soffrono di dolore severo salgono al 53%. Questa significativa discrepanza segnala che gli anziani sono probabilmente i primi a sottostimare la loro condizione. E i medici? Secondo quanto affermano gli intervistati, soltanto 1 su 3 misura l’intensita’ del dolore del proprio assistito e, con regolarita’, lo fa solo il 15%, contravvenendo cosi’ a quanto stabilisce l’art.7 della Legge 38, che invita i clinici a registrare sempre il livello della sintomatologia dolorosa, la sua evoluzione nel tempo e l’effetto delle cure prescritte. Non solo: anche quando la misurazione viene effettuata, l’88% dei medici si basa sul racconto del paziente, mentre un esiguo 20% ricorre a scale di valutazione validate, che rappresentano l’unico strumento oggettivo per poter poi impostare una terapia adeguata. E, pur adottando un atteggiamento di ascolto nei confronti del malato anziano (70%), i clinici sembrano poco orientati a un effettivo intervento: 1 su 5 tende a minimizzare il problema dolore o addirittura consiglia di ”sopportarlo”. E per quanto concerne le cure, qual e’ l’atteggiamento dei medici? Quasi 6 pazienti geriatrici su 10 non seguono una terapia farmacologica. Il motivo? Ricorrono ai medicinali solo al bisogno (36%) o, addirittura, aspettano che il male passi da solo. Agli oppiacei si ricorre soltanto nel 6% dei casi, ma si tratta per la totalita’ di oppioidi deboli, da soli o in associazione a paracetamolo. I farmaci piu’ impiegati sono FANS e Coxib (nel 70% dei casi, con punte del 75% nel Sud Italia); 7 volte su 10 chi prescrive per la prima volta la terapia e’ il medico di medicina generale. Ben tre quarti del campione rivelano di assumere FANS a scopo antalgico da oltre 1 anno: un dato che raggiunge addirittura l’80% di coloro che utilizzano Nimesulide, nonostante le recenti restrizioni AIFA sulle indicazioni terapeutiche di questa molecola l’abbiano resa prescrivibile esclusivamente nel trattamento del dolore acuto, per via dei possibili danni gastrici ed epatici. Il risultato e’ che quasi la meta’ degli anziani e’ costretta ad assumere anche gastroprotettori.
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