Protesi PIP e Codacons: per il TAR del Lazio, interventi a carico del Sistema Sanitario Nazionale
“Il Tar del Lazio, con una nuova sentenza, ha accolto la richiesta del Codacons in merito all’espianto e reimpianto delle protesi Pip a totale carico del Servizio sanitario nazionale”. E’ quanto riporta una nota del Codacons.
“L’associazione, infatti – si ricorda – aveva impugnato al Tribunale amministrativo l’ordinanza di del ministero della Salute del 29 dicembre 2011, recante l’adozione di provvedimenti in materia di protesi mammarie Pip, nella parte in cui non prevede alcunché in merito sia alle modalità di addebito circa gli interventi medicochirurgici, che alla rimozione e/o sostituzione delle protesi e alle cure, comprese quelle di natura neuro-psicologica, alle quali dovranno sottoporsi le pazienti, da porsi a carico del Ssn”.
“La sezione terza quater del Tar, pur rigettando il ricorso del Codacons – precisa la nota – ha accolto le richieste dell’associazione nella parte in cui essa chiedeva che le spese di espianto e reimpianto delle protesi fossero a carico del Ssn. Scrive infatti il Tar: Rientrano certamente nelle prestazioni coperte dal Ssn gli espianti di protesi che hanno provocato alla donna reazioni infiammatorie o che stanno per rompersi, e ciò indipendentemente dalla struttura (pubblica, privata accreditata o solo autorizzata) che aveva eseguito l’impianto. Rientrano altresì nelle prestazioni a carico del Ssn i reimpianti di protesi espiantate dopo operazioni di mastectomia, anche in questo caso indipendentemente dalla struttura (pubblica, privata accreditata o solo autorizzata) che aveva eseguito l’impianto. Sono dunque esclusi i soli reimpianti afferenti a protesi Pip impiantate per ragioni di carattere estetico, salvo che gli stessi non si rendano necessari per scongiurare un pericolo non necessariamente sicuro, ma neppure solo ipotetico per la salute della donna, risultando irrilevante in questo caso che tale situazione sia da addebitare a un’operazione eseguita per ragioni di carattere esclusivamente estetico. Rientrano nelle prestazioni coperte dal Ssn anche le cure psicologiche (o psichiatriche)”.
Per il Tar quindi, evidenzia il Codacons, “le impugnate ordinanze ministeriali contingibili e urgenti non potevano affrontare l’aspetto economico delle prestazioni sanitarie connesse all’espianto e all’impianto delle protesi mammarie e alle eventuali cure psicologiche cui le donne avessero necessità di sottoporsi e ricondotta la problematica sollevata dal Codacons nei principi generali che regolano l’assistenza sanitaria nel nostro ordinamento”.
Il Codacons “non condivide tuttavia l’impostazione del Tar laddove stabilisce che gli interventi debbano essere eseguiti previa apposita attestazione medica. Su tale punto – spiega l’associazione – presenteremo appello al Consiglio di Stato, poiché riteniamo debba essere concessa alle donne la libertà di decidere se espiantare o meno le protesi Pip presenti nel proprio corpo, indipendentemente da un documento medico che attesti rischi per la salute o danni fisici. Già più di 180 donne – conclude l’associazione – si sono rivolte al Codacons per chiedere al ministero e ai soggetti responsabili i danni legati alle protesi pericolose, ed è ancora possibile per chi lo desiderasse partecipare alle azioni risarcitorie avviate”.
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