Scompenso cardiaco: un innovativo sistema per il trattamento ha un algoritmo che si adatta automaticamente alle esigenze del cuore

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Aumenta la risposta del paziente alla terapia con dispositivo impiantabile e abbatte i costi del trattamento

 

Roma, 04 dicembre 2012 – Nel mondo ne soffrono più di 22 milioni di persone, con un’incidenza pari a 2 milioni di casi l’anno. Solo in Italia, i pazienti sono 747.000. Si tratta dello scompenso cardiaco, la condizione in cui il cuore non riesce a svolgere adeguatamente la propria funzione di pompa, determinando l’accumulo di liquidi a livello degli arti inferiori, dei polmoni e in altri tessuti. Una patologia che rappresenta 1-2% della spesa totale per l’assistenza sanitaria in Europa e negli Stati Uniti. Una spesa che potrebbe essere ridotta, grazie al nuovo sistema per la resincronizzazione cardiaca, da poco disponibile, che permette di aumentare la risposta alla terapia e ridurre i costi diretti e indiretti della gestione del paziente. Un sistema innovativo che consente, grazie ad un algoritmo particolare, di adeguare la stimolazione del cuore alle necessità del momento, migliorando la contrazione del muscolo cardiaco.

 

Il trattamento dello scompenso cardiaco, infatti, prevede varie opzioni terapeutiche, da quella farmacologica fino all’impianto di un dispositivo cardiaco. L’evoluzione della tecnologica dei dispositivi biomedicali e i benefici economici e clinici che essi apportano sono stati i temi della conferenza stampa dal titolo “L’innovazione tecnologica in aritmologia: i nuovi sistemi di resincronizzazione e navigazione cardiaca per ridurre i tempi d’intervento e aumentare la risposta dei pazienti alla terapia”, che si è svolta oggi, 4 dicembre, a Roma, presso l’Hotel Rome Cavalieri, in occasione del congresso medico scientifico internazionale dedicato all’aritmologia “Progress in Clinical Pacing”, in programma fino al 7 dicembre.

 

All’incontro, organizzato in collaborazione con Medtronic Italia, ha partecipato il professor Massimo Santini, Chairman of the Scientific and Organizing Committee del congresso e Direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma, il professor Antonio Curnis, Direttore del reparto di Elettrofisiologia del Presidio Ospedaliero Spedali Civili di Brescia e Luciano Frattini, Presidente e Amministratore Delegato di Medtronic Italia.

 

“Lo scompenso cardiaco è in crescita – dichiara Santini – I pazienti che ne soffrono devono spesso ricorrere all’ospedalizzazione, con una media di 6-9 giorni di ricovero ogni volta che si presenta una riacutizzazione della situazione cardiaca, un evento molto frequente, anche a seguito di un costante trattamento farmacologico.“ Fra le terapie interventistiche, spesso adottate in associazione ai farmaci, sono gli impianti di defibrillatori e di sistemi di resincronizzazione cardiaca (CRT) ad aver conosciuto il maggior sviluppo negli ultimi anni. Il defibrillatore è un dispositivo capace di rilevare e interrompere, mediante una scarica elettrica, eventuali aritmie maligne che, altrimenti, possono procurare un arresto cardiaco e morte improvvisa. Questa scarica “resetta” il muscolo cardiaco e ne ristabilisce il ritmo. La terapia di resincronizzazione cardiaca prevede l’impianto di un dispositivo che, attraverso due elettrocateteri collegati a entrambe le camere cardiache inferiori, invia piccoli impulsi elettrici per migliorare la sincronia di contrazione dei due ventricoli e, di conseguenza, la capacità del cuore di pompare sangue e ossigeno all’interno del sistema cardio-vascolare. I resincronizzatori di nuova generazione sono combinati a una terapia di defibrillazione (CRT-D).

 

“Nonostante i dispositivi impiantabili siano sempre meno invasivi e di facile applicazione, esiste ancora una percentuale di pazienti “non responders”, che non beneficiano della terapia – prosegue Santini – In questo caso il medico ottimizza i parametri del sistema impiantato sulla base delle caratteristiche del paziente, manualmente e tramite ecocardiografia, con un dispendio non irrisorio di tempo. Tuttavia, sono oggi disponibili nuovi resincronizzatori cardiaci, che hanno il vantaggio, attraverso un esclusivo algoritmo, di modificare in modo automatico e dinamico questi parametri, adeguandosi costantemente alla conduzione intrinseca del paziente. “

 

“Si tratta di dispositivi appena entrati nella pratica clinica, per cui sarà necessario attendere almeno un anno e aumentare il numero dei pazienti trattati, prima di valutarne l’impatto clinico: tuttavia, a oggi i risultati – al San Filippo Neri abbiamo iniziato da pochi mesi a effettuare i primi impianti – sono incoraggianti“ – conclude Santini.

 

Nel corso dell’edizione 2012 del congresso dell’European Society of Cardiology di Monaco sono stati presentati i dati di uno studio randomizzato, pubblicato sulla rivista Heart Rhythm, in cui si dimostra che i nuovi dispositivi di Medtronic, Viva e Brava, che hanno ottenuto ad agosto il marchio di Conformità Europea (CE), migliorano del 12% il tasso di risposta alla terapia di resincronizzazione nei pazienti con scompenso cardiaco. Inoltre, i nuovi dispositivi presentano un design innovativo che, riducendo la pressione sulla pelle del 30% rispetto agli altri CRT presenti sul mercato, aumenta il confort dei pazienti.

 

L’evoluzione della tecnologia dei dispositivi cardiaci impiantabili e i progressi della telemedicina sono alla base del successo del Carelink Network, il sistema Medtronic di controllo remoto dei pazienti, che, entrato in Italia a metà degli anni 2000, oggi conta circa 20.000 pazienti con dispositivi cardiaci impiantati seguiti a distanza.

 

“Il Remote Patient Management è una tecnologia fondamentale, specialmente per seguire pazienti con stimolazione biventricolare per episodi di scompenso – dichiara Curnis – Il telemonitoraggio, consentendo un utilizzo ottimale delle sofisticate capacità diagnostiche dei dispositivi impiantabili, fornisce benefici clinici ed economici enormi: permette di riconoscere precocemente gli eventi clinici rilevanti – ad esempio, aritmie sopraventricolari – su cui si può intervenire immediatamente con trattamenti farmacologici o ablativi; aumenta l’appropriatezza dell’intervento medico, poiché consente ai pazienti di recarsi alle visite solo in caso di effettiva necessità, a seguito di allarmi da parte del sistema, e ai medici di ridurre il tempo complessivo da dedicare alle visite; permette un miglioramento della qualità di vita dei pazienti, poiché offre loro la possibilità di essere controllati in modo puntuale; infine, riduce il ricorso alle visite urgenti per cause cardiache e la degenza ospedaliera.“

 

Un vantaggio di grande impatto dal punto di vista economico, considerando, come emerso in precedenza, che il costo maggiore legato allo scompenso cardiaco è dato dai frequenti accessi ospedalieri a cui il paziente è soggetto.

 

“I benefici clinici ed economici sono ampiamente documentati dai dati dello studio EVOLVO (EVOLuzione tecnologica e Valutazione Organizzativa di modelli di cura per la prevenzione delle instabilizzazioni dello Scompenso Cardiaco in pazienti portatori di defibrillatori impiantabili), un progetto a cui il nostro ospedale ha partecipato, terminato a fine 2010 e promosso dalla Regione Lombardia – continua Curnis – inoltre, le nuove tecnologie di telemonitoraggio consentono di decentrare la cura del paziente impiantato, e garantirgli maggiore continuità assistenziale, poiché i dati  raccolti da questi sistemi possono essere utilizzati, oltre che dallo specialista che ha eseguito l’impianto, anche dal medico di famiglia, così come è possibile creare diversi punti di accesso alla cura, come ad esempio nei presidi territoriali per l’assistenza primaria . In questo modo si portano fuori dall’ospedale tutte quelle prestazioni che possono essere gestite sul territorio, in linea con le nuove politiche di contenimento della spesa sanitaria.”

 

Una sanità che possa vedere l’innovazione come fonte di risparmio e non come spesa da abbattere: è questo il ruolo dell’industria in questo periodo. – dice Luciano Frattini – L’innovazione tecnologica consente di migliorare la gestione di molte patologie croniche aiutando la classe medica a preservare e migliorare la qualità di vita di migliaia di pazienti. L’attuale congiuntura economica richiede un’industria in grado di fornire soluzioni che possano andare oltre il valore clinico. Oggi non basta più, quindi, sviluppare tecnologia che fa stare bene, bisogna che questa tecnologia possa anche far risparmiare. Molti sono gli esempi d’innovazione tecnologica che possa portare a una gestione economica del paziente: una fra tutte la gestione remota del paziente portatore di defibrillatore. Questo potrà essere fatto in sinergia con le istituzioni che devono, con altrettanta lungimiranza e coraggio, essere pronte a vedere i medical device non come costose terapie, ma come un modello intelligente per ridurre i costi di gestione delle principali patologie, senza rinunciare, anzi valorizzando qualità e innovazione.“

 

“Occorre quindi sviluppare una collaborazione ancora più stretta e trasparente tra industria biomedica, medici e istituzioni, accomunati dall’obiettivo di garantire un Sistema Sanitario meno costoso, senza mai dimenticarsi del paziente e del suo diritto alla terapia più adeguata e più moderna”. – conclude Frattini.

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