Un farmaco contro il tumore al seno utile per curare altre forme di tumori

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Una nuova ricerca proveniente dal Regno Unito mostra che un comune farmaco usato per combattere il cancro al seno potrebbe essere impiegato anche per curare altri tumori. Il farmaco in questione è la geldanamicina ed è conosciuto perché è in grado di attaccare una proteina associata alla diffusione del cancro al seno. Recentemente però uno studio di laboratorio ha scoperto che può anche degradare un’altra proteina che provoca la crescita dei vasi sanguigni. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista PLoS ONE.

Secondo il dott. Sreenivasan Ponnambalam, lettore di biologia delle malattie umane presso la Facoltà di scienze biologiche dell’Università di Leeds, una delle principali difficoltà per i medici nella battaglia contro il cancro è fermare la crescita indesiderata dei vasi sanguigni. Ha continuato spiegando l’importanza di questi risultati: “È un risultato potenzialmente molto importante perché i tumori secernono sostanze che stimolano lo sviluppo di vasi sanguigni intorno a essi, formando reti che apportano sostanze nutrienti e costituiscono vie per la diffusione nel corpo”.

Il dott. Ponnambalam ha osservato inoltre: “È questo uno dei grandi problemi del cancro: come possiamo fermare la crescita del tumore e la diffusione attraverso queste reti di vasi sanguigni?”.

La geldanamicina non è l’unico farmaco attualmente disponibile che cerca di fermare questo tipo di crescita, ci sono altri farmaci, ma comportano un certo numero di rischi. Un tipo cerca di attaccare direttamente la proteina della membrana VEGFR2, che è essenziale per la crescita di nuovi vasi sanguigni. Questo approccio però comporta il rischio di gravi effetti collaterali perché le proteine delle pareti della membrana dei vasi sanguigni svolgono funzioni importanti come controllare la pressione sanguigna.

L’importanza della scoperta è che la geldanamicina costituisce una soluzione nuova e forse più sicura perché sopprime la proteina indirettamente. Il nuovo studio, che è stato basato su esperimenti con cellule umane e diversi modelli animali, ha scoperto che la geldanamicina provocava indirettamente l’eliminazione della proteina VEGFR2 attivando un sistema di controllo della qualità cellulare che scompone molte proteine. Il sistema di controllo della qualità degrada già la VEGFR2 con relativa lentezza ma il farmaco accelera il processo, prevenendo l’attivazione della proteina e l’inopportuna formazione di nuovi vasi sanguigni.

“Con le cure tradizionali, cercavamo di affrontare la situazione dopo che l’interruttore era stato premuto. Questo farmaco invece distrugge la parte fondamentale dell’interruttore prima che venga schiacciato”, ha detto il dott. Ponnambalam. “La geldanamicina e i derivati chimici sono stati studiati approfonditamente in laboratorio e in esperimenti clinici per 20 anni. Il costo per il servizio sanitario o i pazienti potrebbe essere relativamente basso rispetto ai costosi farmaci anti-cancro attualmente disponibili, che sono ancora protetti da brevetto”, ha aggiunto il dott. Ponnambalam.

Con questi vantaggi, il team desidera continuare la ricerca che è stata sostenuta dal Wellcome Trust, la British Heart Foundation, un premio per studenti di dottorato BBSRC-CASE e una borsa di studio per dottorati di ricerca dell’ORSAS Tetley & Lupton dell’Università di Leeds.

Per maggiori informazioni, visitare:

Facoltà di scienze biologiche dell’Università di Leeds:
http://www.fbs.leeds.ac.uk/

PLoS ONE:
http://www.plosone.org

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