Al batter di ciglia il cervello si resetta, come un computer
Al pari di un computer, il cervello ogni tanto ha bisogno di essere riavviato. Un modo empirico per farlo è quello di battere gli occhi: un sistema per offrire un pausa di riposo in più al nostro centro di controllo, e ripartire al meglio
Battere gli occhi – o le palpebre, se preferite – si ritiene sia il modo in cui il cervello si concede un momento di riposo, se pur fuggevole, ma efficace.
Tutti quanti, da 15 a 20 volte al minuto, battiamo le palpebre: avviene in modo naturale e inconscio. Questo processo, oltre a essere utile a livello fisiologico dove l’occhio si deterge, e rimuove le particelle di polvere, secondo gli scienziati serve come una sorta di riavvio per il cervello, il nostro computer interno.
Non solo dunque il sistema nervoso necessita di buio per ricaricarsi – cosa che avviene durante le ore di sonno, quando chiudiamo gli occhi – ma anche di quel rapido lampeggiare che alterna luce e buio conseguente al battere delle palpebre.
L’importanza di un gesto che passa per lo più inosservato, è stata evidenziata da uno studio pubblicato su Proceedings of National Academies of Science (PNAS) e condotto dai ricercatori giapponesi della Osaka University.[one_fourth last=”no”]
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I ricercatori hanno scoperto che il cervello umano sfrutta queste frazioni di secondo, in cui gli occhi si aprono e chiudono, per rilassarsi e ricaricarsi. Durante questo processo si ridurrebbe il flusso di sangue alle regioni cerebrali associate all’attenzione prestata per esempio all’ambiente circostante, quando gli occhi sono aperti e il cervello è attivo.
Per comprendere cosa accadesse nel cervello e quali fossero i cambiamenti, prima e dopo il battere le palpebre, i ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per immagini (fMRI) su un gruppo di 20 volontari sani. I partecipanti sono stati monitorati durante la visione di sketch televisivi del noto comico Mr. Bean.
Il controllo dell’attività cerebrale ha permesso di rilevare come vi fosse un momentaneo “spegnimento” delle aree del cervello coinvolte nell’elaborazione degli stimoli visivi e che coordinano l’attenzione.
Durante questa breve fase, secondo gli autori, il cervello ha una momentanea perdita d’attenzione e i pensieri possono vagare liberamente. Durante alcune fasi, poi, si tende a battere di più le palpebre che in altri momenti: per esempio quando si conclude una frase a voce o durante la lettura; oppure quando si sta guardando un film e in quel momento non sta accadendo niente di particolare.
Secondo i ricercatori, lo studio suggerisce che il battere le palpebre è un modo con cui tendiamo inconsciamente a liberare l’attenzione durante un determinato compito o attività, in modo che il cervello, resettandosi, possa poi riprendere l’attività in modo più efficiente. Tuttavia, come sempre, saranno necessari ulteriori e approfonditi studi per convalidare, o meno, la teoria esposta dagli autori.