Asma e BPCO: il “puf” è necessario

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Ha appena ricevuto la promozione nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, in attesa di regolamentazione. Sono, infatti, preoccupanti i numeri di casi Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) in Italia, che insieme all’asma in Italia colpisce 7 milioni di persone. Ogni anno 300mila in più senza fiato.  asma_bpco

Ma cosa sappiamo di Bpco e asma? Molto poco, persino quando un familiare ne soffre. Secondo un sondaggio Doxa, solo un italiano su due sa cos’è l’asma e appena uno su dieci sa cosa si cela dietro la sigla Bpco. Anche i diretti interessati, quelli che soffrono di queste malattie respiratorie croniche, non sembrano aver compreso bene la loro patologia, né come si cura: uno su tre ritiene infatti che gli spray utilizzati per erogare i farmaci anti-Bpco e anti-asmatici siano terapie non adeguate, blande o addirittura non efficaci. Uno su tre non fanno ricorso al “puf”, 2,7 milioni se ne ricordano solo in casi di emergenza.

Eppure la scarsa ‘fedeltà’ alla terapia inalatoria fa aumentare del 20% il rischio di essere ricoverati in ospedale e raddoppia la spesa sanitaria come ha rivelato il panel di esperti in occasione del convegno “Progetto aderenza del paziente alla terapia” a Milano. Ogni anno, per le malattie croniche del respiro si spendono nel nostro Paese 14 miliardi di euro, 5 miliardi per l’asma e 9 miliardi per la Bpco. Si consuma così un punto del Pil.  

“Pillole e iniezioni – commenta Giorgio Walter Canonica, Direttore Clinica di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università di Genova e Presidente eletto di Interasma – Global Asthma Association – sono erroneamente percepite dai pazienti come terapie più robuste ed efficaci, mentre invece è l’erogatore di farmaci inalatori lo strumento fondamentale di somministrazione delle cure per questo tipo di malattie. La scarsa utilità dell’erogatore è un preconcetto che deve essere superato perché si tratta invece di un efficace metodo di somministrazione dei farmaci che, se ben utilizzato, rappresenta il miglior sistema per controllare sintomi e malattia”.

La stragrande maggioranza dei pazienti vede negli spray un mezzo semplice da usare, ma solo 1,7 milioni di pazienti  usa i device inalatori ogni giorno. “L’educazione è uno step fondamentale – afferma Francesco Blasi, Ordinario di Malattie Respiratorie dell’Università Statale di Milano e Presidente della European Respiratory Society (ERS) – nel rapporto medico-paziente: se manca, la corretta assunzione della terapia può essere gravemente pregiudicata. Grande attenzione poi all’eventuale cambio di erogatore, in particolare nei pazienti anziani; il suo corretto uso deve essere spiegato con attenzione dal medico curante e un ruolo fondamentale in questo spetta al medico di famiglia. Molto delicata è anche la questione dell’educazione all’uso di questi farmaci nei pazienti asmatici in età adolescenziale; per loro l’imbarazzo di utilizzare lo spray, magari davanti agli amici o subito prima di affrontare un’attività sportiva, può giocare brutti scherzi. E’ importante dunque dedicare tempo a questi giovani pazienti, per evitare che rimangano vittime della negazione della malattia e del rifiuto delle terapie”.
Salute – Il Sole 24 Ore

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