Contro il linfoma, e senza chemioterapia si può, con le nanoparticelle d’oro
Le nanoparticelle d’oro potrebbero sostituire le cellule naturali di colesterolo HDL, il cibo preferito dal linfoma, in modo che questo non possa più alimentarsi e così morire, e tutto senza più il ricorso alla chemioterapia. Lo studio che apre nuove possibilità di cura delle neoplasie, o tumori
L’obiettivo è quello di far letteralmente morire di fame le cellule cancerose del linfoma – un tipo di neoplasia che origina dai linfociti, le cellule del sistema immunitario, e che colpisce in genere gli organi periferici del sistema linfatico, chiamati linfonodi.
I trattamenti più diffusi di questa patologia, a oggi, sono la radioterapia e la chemioterapia. Tuttavia, come risaputo, queste terapie non sono esenti da pesanti effetti collaterali.
Ecco dunque perché molti ricercatori sono, da sempre, impegnati nel tentativo di scoprire delle valide alternative: una di queste potrebbe trovarsi nelle nanoparticelle d’oro, che sono state oggetto di studio da parte degli scienziati della Facoltà di Medicina della Northwestern University.
In questo studio, il dottor Colby Shad Thaxton, e il dottor Leo I. Gordon, hanno scoperto che se il cibo preferito dal linfoma – ossia il colesterolo HDL – viene a mancare, questo tende letteralmente a morire di fame.
Nei test condotti in laboratorio su cellule umane tumorali del Linfoma non-Hodgkin a grandi cellule B – il più diffuso tipo di linfoma – e su modello animale, si è scoperto che l’uso di nanoparticelle d’oro in una formulazione sintetica di colesterolo HDL ha, in un caso, ucciso le cellule tumorali e inibito la crescita del cancro nell’altro.
I promettenti risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences (PNAS) e si presentano come una reale, quanto efficace alternativa a chemioterapia e radioterapia.
«Questo ha il potenziale per diventare alla fine un trattamento non tossico per il linfoma a cellule B, che non implica la chemioterapia – sottolinea il dottor Gordon nel comunicato Northwestern – Ed è una scoperta preliminare eccitante».[one_fourth last=”no”]
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I ricercatori sono partiti dall’evidenza dimostrata in precedenti studi circa la dipendenza del linfoma a cellule B dall’assorbimento naturale di colesterolo HDL, o lipoproteine ad alta densità.
Lo stesso dottor Thaxton aveva, in precedenza, creato delle nanoparticelle da impiegare come possibile terapia per le malattie cardiache. Così, procedendo da queste basi, sono nate le nuove nanoparticelle che si differenziano dalle prime per il contenuto di cinque particelle nanometriche d’oro all’interno.
Come una specie di Cavallo di Troia, le nuove nanoparticelle celano il proprio segreto all’interno: il linfoma non riesce a distinguere la differenza tra queste particelle e il colesterolo HDL di cui si alimenta per crescere, tuttavia la presenza dell’oro impedisce al linfoma di assorbire il nutrimento. Avviene così che il linfoma, ingannato, crede di nutrirsi ma, alla fine, muore di fame.
«All’inizio ero molto concentrato sullo sviluppo di nanoparticelle in grado di rimuovere il colesterolo dalle cellule, in particolare quello coinvolto nelle malattie di cuore – spiega ancora Thaxton – La ricerca sul linfoma ha ampliato questa attenzione al modo in cui le nanoparticelle HDL hanno un impatto sia sulla rimozione e l’assorbimento del colesterolo da parte delle cellule. Abbiamo così scoperto che le particelle sono multi-tasker».
La differenza sostanziale tra il colesterolo HDL naturale, che di norma diviene il cibo per il linfoma, e il colesterolo HDL a nanoparticelle d’oro, utilizzato per lo studio, è che il primo resta sempre una fonte di alimentazione per le cellule tumorali, mentre il secondo diviene un killer silenzioso di queste. Sebbene i ricercatori ricordino che sono necessari altri studi, la conclusione è stata che le nanoparticelle d’oro sono la soluzione per poter far morire di fame il linfoma a cellule B. E, sempre queste, potrebbero divenire presto un’alternativa alle terapie odierne.