Papilloma virus a rischio cancro: servono test e vaccini per prevenire
La campagna avviata nel 2008 prevede tre dosi in cinque anni a cominciare dalle nate nel 1996 I vantaggi anche per i ragazzi Un’infezione che contagia 8 persone su 10 ma solo alcuni “tipi” possono causare il tumore del collo dell’utero La copertura vaccinale delle dodicenni è ancora bassa Aumentare la platea, anche maschile, fino a 25 anni. Il percorso sarà a pieno regime nel 2017. E già si ipotizza l’autoprelievo
E’ un virus diffusissimo l’Hpv o papillomavirus, visto che, secondo le stime, l’80% di uomini e donne che ha una vita sessuale – non necessariamente rapporti completi – prima o poi ci entra in contatto. Diffuso e relativamente innocuo perché, nella maggior parte dei casi, l’infezione non dà sintomi e per lo più regredisce spontaneamente. Gli Hpv a basso rischio (tipo 6 e 11) possono provocare solo i condilomi, mentre quelli ad alto rischio (tipi 16 e 18) sono in grado di causare cancro della cervice uterina (3200 casi annui in Italia) ed altri cancri dell’apparato genitale. Essere positivi a 16 e 18 non si traduce necessariamente con cancro del collo dell’utero.
“Anzi possiamo dire – precisa Luciano Mariani, coordinatore Hpv unit dell’Ifo di Roma – che la progressione verso il cancro della cervice uterina è l’eccezione di un’infezione molto comune. Le 3200 donne malate sono per lo più quelle che non si sottopongono a screening né ad esami, ed è quel bacino che dobbiamo raggiungere per rendere efficace la prevenzione”. Campagne, una per la settimana europea della prevenzione sostenuta da Onda si è appena conclusa, un progetto europeo specifico, Aurora, un messaggio a medici di base, pediatri, ginecologi perché sensibilizzino le pazienti. La prevenzione infatti – attraverso pap test, hpv test e vaccino – è fondamentale. “Il pap test non va in soffitta – precisa Mariani – ma è superato dal test virale, più sensibile del 30%. Ma è fondamentale, per ottimizzare i costi, la lettura centralizzata e l’utilizzo – per lo screening – soltanto di test ampiamente validati, attualmente 4 su 125″.[one_fourth last=”no”]
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Il percorso dello screening di prevenzione ideale (già avviato in Toscana, vedi a lato) è semplice: si fa il test virale, se positivo si passa al pap test “in grado di fare una scrematura – continua Mariani – può non esserci al momento malattia o anche non esserci mai. Se il pap test è negativo si ripete il test virale dopo un anno, se è ancora positivo si passa alla colposcopia. Se invece è positivo si passa subito alla colposcopia. Tutte le donne dai 30-35 anni in poi dovrebbero fare l’Hpv test, dai 25 ai 30 è sufficiente solo il pap test”.
Per la vaccinazione discorso diverso. In Italia, dal 2008, il vaccino viene offerto gratis alle dodicenni (tre dosi in cinque anni) con un obiettivo di copertura del 95%. Il Regno Unito è già al 90, l’Italia a giugno scorso era ancora intorno al 70% di media, con differenze rilevanti, tanto più se si considera che alcune Regioni sono andate anche ben oltre, offrendo il vaccino anche ad una seconda coorte di ragazze (tra 15 e 18 anni), la Basilicata addirittura ad altre due (dunque a 12, 15, 18 e 25 anni).
All’estero (Australia, Nuova Zelanda, Austria e Usa) la vaccinazione è estesa anche ai maschi, nei quali ridurrebbe non solo la condilomatosi, in forte aumento, ma anche il rischio di ammalarsi di tumore all’ano, al pene e all’orofaringe, anche questo in crescita. In Italia non è prevista gratuitamente, anche se alcune Regioni la erogano a prezzo agevolato.
“La vaccinazione anche ai maschi permetterebbe un’eradicazione della malattia – premette Walter Ricciardi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica del policlinico Gemelli – ma è prioritario proteggere le donne, ampliando le coorti di destinatarie. Cosa resa possibile dall’abbassamento dei costi del vaccino dal 2008 a oggi: a parità di costo possiamo arrivare anche ai 18 anni, ricordando che il vaccino ha un rapporto ottimale costo/efficacia fino ai 25, e bene ha fatto la Basilicata ad allargare la coorte. Il primo obiettivo è comunque aumentare la percentuale di vaccinate tra le dodicenni, ci sono regioni, come Veneto e Puglia, che invitano in modo capillare e insistono anche, e altre che non invitano neppure.
Il vaccino per l’Hpv è stato inserito nei Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr) ma bisogna far molto per l’informazione. La squadra di calcio del Barcellona ha lanciato un appello per la vaccinazione e i risultati in Spagna stati straordinari. Anche da noi ci vorrebbe qualcosa di simile…”