Preeclampsia: mette le donne a più alto rischio di complicanze post-parto
Le neomamme che hanno sofferto di preeclampsia durante la gravidanza, dovrebbero essere monitorate ancora per alcuni giorni dopo il parto perché sono più a rischio complicanze.
Uno studio revisionale, pubblicato sulla rivista The Obstetrician and Gynaecologist (TOG), suggerisce che le donne con preeclampsia dovrebbero essere monitorare per almeno 72 ore, dopo il parto, perché a rischio complicanze.
Sarebbe l’ipertensione post-natale a essere pericolosa per la donna che ha partorito – e che magari soffriva di preeclampsia durante la gravidanza.
Questo disturbo è ancora poco conosciuto, rispetto a quanto si sa invece dell’ipertensione prenatale e durante il parto. Sebbene si sappia che tutte le donne che partoriscono, anche se hanno avuto una gravidanza normale e senza complicanze, sperimentano un aumento della pressione arteriosa nel periodo dopo il parto, un’ipertensione continuata e accentuata può mettere a serio rischio la vita delle neomamme.
A essere più soggette all’ipertensione post-parto sarebbero le donne che già in gravidanza hanno mostrato di avere la pressione alta o la preeclampsia, tuttavia non è escluso che anche una donna che non ha avuto di questi problemi possa sviluppare un’ipertensione dopo aver partorito.
Se, per esempio, la donna sperimenta sintomi come mal di testa, nausea, vomito e disturbi alla vista, questi dovrebbero far scattare il campanello d’allarme e prevedere di sottoporsi subito a una visita medica.
Il rischio che si corre in questi casi, secondo lo studio revisionale, è quello di un’emorragia cerebrale. Per cui bisogna tenere sotto osservazione la paziente e agire tempestivamente con i trattamenti.
Le conclusioni dei ricercatori giungono dopo aver analizzato i dati relativi ai casi di donne nuovamente ricoverate in ospedale durante il periodo postnatale – in genere entro il 24mo giorno dal parto – e che avevano ricevuto una diagnosi di preeclampsia.
Le complicanze conseguenti sono state piuttosto elevate: a un 16% delle pazienti è stata diagnosticata l’eclampsia; al 9% un edema polmonare, con anche qualche caso di decesso.[one_fourth last=”no”]
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A motivo di quanto emerso dalla revisione, gli autori sottolineano la necessità di vigilare in modo prolungato nel periodo post-partum e l’importanza di studiare i sintomi riportati in donne a rischio. In tutti questi casi è necessario intervenire in tempo e con i trattamenti adeguati, spiegano ancora i ricercatori.
«Le donne con pre-eclampsia dovrebbero essere incoraggiate a ritardare la dimissione, e una volta che lascino l’ospedale, l’ostetrica dovrebbe monitorare la pressione arteriosa per le prime due settimane. Questo è poi seguito dalla visita a 6 settimane dopo il parto. Se i sintomi persistono, ci può essere un causa sottostante», conclude Jason Waugh, coautore della recensione e caporedattore di TOG.
(Fonte: La Stampa)
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