Quando le cellule helper diventano killer di virus e tumori

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linfociti

Un tipo di cellule, che di norma sono considerate aiutanti, possono invece essere trasformate in cellule killer, più aggressive delle cellule T, nello sferrare un attacco contro virus, cancro e altre malattie causate dalle cellule danneggiate o infette.linfociti

L’esercito a difesa del nostro organismo si può arricchire di nuovi valenti soldati: le cellule T helper, o linfociti Th (T4 o CD4), che si sono dimostrate più agguerrite che non le note cellule T Killer – che sarebbero proprio loro a dove svolgere il compito di uccidere le cellule infette o dannose, come quelle di virus o tumori.

La scoperta, fatta dai ricercatori del La Jolla Institute for Allergy & Immunology, in collaborazione con i ricercatori dell’Istituto RIKEN in Giappone, potrebbe portare allo sviluppo di più potenti ed efficaci farmaci contro, per esempio, l’HIV (o AIDS) ma anche alcuni tipi di cancro o altre malattie che siano conseguenza di cellule danneggiate, malate o infette.

Le cellule T helper CD4, sono parte integrante e importante del sistema immunitario. In genere lavorano in team con le cellule CD8 T Killer, che sono poi quelle preposte ad attaccare direttamente le cellule malate o infette quando vi è in corso un’infezione o malattia.
Già precedenti studi avevano suggerito che le T helper potrebbero anche trasformarsi in cellule killer, sebbene non si sapesse ancora quale fosse il meccanismo di azione specifico che permettesse questa trasformazione. Una lacuna che hanno pensato di colmare i ricercatori La Jolla.

«Abbiamo identificato l’interruttore molecolare che permette alle cellule T CD4 di ignorare la loro programmazione come cellule helper [aiutanti] e trasformarsi in citolitiche [assassine, killer] – ha spiegato nella nota La Jolla la coautrice dello studio, dottoressa Hilde Cheroutre – Il nostro team ha anche mostrato che queste cellule T helper trasformate rappresentano una popolazione separata e distinta delle cellule. Non sono un sottoinsieme di cellule helper TH-1 come si pensava».

Lo studio, condotto su modello animale e pubblicato su Nature Immunology, apre nuove vie di comprensione sui meccanismi di base delle cellule e potrebbe avere anche grandi implicazioni nella lotta al cancro, sostengono gli esperti.
Il team di ricerca ha dimostrato che la disattivazione del fattore di trascrizione (ThPOK) ha permesso alle cellule helper, situate in determinate zone periferiche del corpo, di ignorare la loro programmazione originale e diventare cellule T killer.

«Mentre il nostro lavoro si è focalizzato sugli intestini – sottolinea Cheroutre – abbiamo scoperto che le cellule T helper in tutti i tessuti del corpo hanno il potenziale per diventare cellule killer in risposta al riconoscimento di antigeni virali, tumorali o altro nel contesto di citochine come IL-15».
Questo significa che sfruttando questo meccanismo appena scoperto si può favorire, anziché bloccare, l’attacco alle cellule cancerose da parte del sistema immunitario. Un bel passo avanti.

La Stampa.it

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