Una proteina rilasciata dalle piastrine aumenta rischio di eventi cardiovascolari
Un team di ricercatori, che vede al suo interno Carlo Foresta, Dipartimento di Medicina molecolare Università di Padova, Gino Gerosa, Dipartimento di Scienze cardiologiche, toraciche e vascolari Università di Padova, Fabrizio Fabris, Dipartimento di Medicina Università di Padova, e Franco Grego del Dipartimento di Scienze cardiologiche, toraciche e vascolari Università di Padova, ha dimostrato che le piastrine, elementi del sangue che sono coinvolte nello sviluppo dell’aterosclerosi, contengono una proteina, la osteocalcina, che, quando viene rilasciata dalle piastrine in sede di lesione vascolare, partecipa al processo di calcificazione della parete arteriosa alterata.
Lo studio ha dimostrato che la osteocalcina, fino ad oggi considerata specifica per la calcificazione dell’osso e prodotta proprio dagli osteoblasti (le cellule dell’osso stesso), viene rilasciata dalle piastrine quando questi elementi si aggregano nella sede della lesione vascolare. L’ipotesi del lavoro pubblicato sulla rivista Journal of Thrombosis and Haemostasis è che la liberazione dell’osteocalcina, nella sede della lesione vascolare, partecipi alla calcificazione della parete arteriosa alterata. Infatti, studiando le pareti cardiovascolari di soggetti con aterosclerosi, la presenza di osteocalcina in sede di lesione è evidentemente associata alla presenza di piastrine nella lesione stessa.
Dal lavoro emerge, inoltre, che il contenuto piastrinico di osteocalcina è molto più elevato in presenza di fattori di rischio che inducono l’aterosclerosi.”Lo studio – ha detto Foresta del Dipartimento di Medicina molecolare Università di Padova – ci porta a dire che siamo di fronte alla prima dimostrazione dell’espressione, nelle piastrine, di una proteina ossea con un ruolo noto nel processo di calcificazione. Ciò che abbiamo osservato è che l’osteocalcina contenuta nelle piastrine viene rilasciata dopo attivazione e nei pazienti affetti da placche aterosclerotiche troviamo piastrine più ricche di osteocalcina. Per questa ragione la misurazione del contenuto intrapiastrinico di osteocalcina può, quindi, rappresentare un importante parametro per la valutazione del rischio aterosclerotico”.