Con asma e broncopneumopatia cronico ostruttiva la sanità italiana rischia un collasso
Nel precario panroma della sanità italiana è il settore delle malattie respiratorie a soffrire più degli altri del pesante taglio delle strutture e dei loro mezzi. La denuncia arriva dal 16° Congresso Nazionale “Asma Bronchiale e BPCO – Strategie per la Governanc”e di Verona, organizzato per promuovere il dialogo e il confronto attivo fra gli esponenti delle Istituzioni Sanitarie e quelli della Medicina, specialistica e non, sulle future politiche strategiche intema di Medicina Respiratoria.
L’argomento è di forte interesse sia per il Servizio Sanitario Nazionale, sia per la popolazione. In Italia, infatti, asma e broncopneuopatia cronico ostruttiva (Bpco) costano allo Stato circa 14 miliardi di euro all’anno. Ogni anno la prima è causa di 495 decessi e condiziona pesantemente l’attività lavorativa, il rendimento scolastico e lo stile di vita di chi ne è affetto. La Bpco colpisce, invece, tra l’8 e il 12% della popolazione adulta, soprattutto I fumatori, che nel 20-40% dei casi raggiungono la malattia conclamata e devono avere a che fare con una maggiore incidenza di complicanze cardiovascolari.
“E’ paradossale – sottolinea Roberto Dal Negro, direttore scientifico del Centro Nazionale Studi di Farmacoeconomia e Farmacoepidemiologia Respiratoria e organizzatore del congresso – che, nonostante il continuo aumento di casi e gravità, queste strutture specialistiche subiscano sempre più tagli, a favore di un contenitore aspecifico di una medicina tuttologica”. In un appello lanciato alle istituzioni gli specialisti prevedono “un peggioramento delle condizioni per strutture e cittadino”. Lo scenario ipotizzato si compone di Unità Operative Pneumologiche smantellate, ridimensionamento e avvilimento della specialità medica, diagnosi precoce a rischio e ingolfamento dei Pronto Soccorso.
Per evitare questa situazione, conclude dal Negro, “abbiamo deciso di invitare le autorità ed i responsabili del Settore Sanitario Nazionale per creare nuove strategie e nuove forme di collaborazioni per risollevare il settore delle malattie respiratorie. E se non dovessimo riuscirci, prepariamoci ad un ulteriore aggravamento, che comporterà costi sempre più alti che non potranno più essere supportati dall’economia italiana”.