Da scarti di pomodori e spremiture olive una riserva inesauribile di farmaci
Nei rifiuti non sono contenuti solo materiali di scarto, ma anche molecole che possono essere utili all’industria farmaceutica, a quella cosmetica e a quella alimentare. La loro concentrazione è elevata a tal punto da far quotare fino a 1.000 euro ogni kg della spazzatura contenente bucce di pomodoro, scarti di agrumi spremuti di olive macerate, vinacce e diversi altri residui delle lavorazioni industriali. A stimarlo è Fabrizio Adani, responsabile scientifico del Gruppo Ricicla, spin-off dell’Università degli Studi di Milano impegnato in attività di ricerca, sviluppo e consulenza negli ambiti dell’agricoltura, delle biomasse e delle energie rinnovabili.
Secondo l’esperto questi scarti non dovrebbero più essere considerati solo dei rifiuti o fonti di biomassa da utilizzare per produrre energia da fonti alternative, ma anche dei sottoprodotti dotati di un valore aggiunto. Tra questi sono inclusi carboidrati, polifenoli, acidi grassi omega 3 e omega 6 e pigmenti.
“In Italia – ha spiegato Adani – ogni anno si producono in media di 12 milioni di tonnellate di scarti agroindustriali, solo la frazione organica arriva a 9 milioni. Allo stato attuale non esiste un mercato consolidato per il riutilizzo di questi scarti. Esistono però aziende che stanno lavorando, con notevole lungimiranza, per perfezionarne il recupero”. Se, però, non mancano né scarti industriali, né idee su come riutilizzarli, gli investimenti da “destinare a portare avanti un processo così interessante invece languono”.
Adani parlerà di com’è possibile riutilizzare gli scarti agroindustriali alla terza edizione di Food Bioenergy, in programma durante la manifestazione Bioenergy Italy che si terrà a Cremona dal 28 febbraio al 2 marzo prossimi.