Dolore cronico: a Siviglia, clinici italiani e spagnoli a confronto per migliorare l’approccio terapeutico al paziente che soffre
Al 2° simposio Italia-Spagna, presentate le esperienze cliniche più significative raccolte dai due Paesi nell’impiego di ossicodone-naloxone, painkiller di nuova generazione che unisce l’efficacia dell’oppioide a una tollerabilità a lungo termine; buon controllo della sintomatologia dolorosa nell’85-90% dei casi, con minori effetti collaterali. Nel 2012, consumi di oppiacei in Italia
a quota 85 milioni di euro, contro i 143 milioni del mercato iberico.
Milano, 28 Febbraio 2013 – Si è concluso in questi giorni a Siviglia il simposio “Italy in Spain” sulla gestione del dolore, promosso dal Centro Studi Mundipharma e dall’Instituto Mundipharma spagnolo, con il patrocinio di AISD, FederDolore, Fondazione Paolo Procacci e della Sociedad Española del Dolor.
Oltre 500 gli specialisti partecipanti di entrambi i Paesi, tra algologi, oncologi, palliativisti, ortopedici e fisiatri: un’importante occasione di aggiornamento professionale, condivisione di esperienze e confronto costruttivo tra esperti, nel comune obiettivo di migliorare la gestione dei malati di dolore. Al centro del dibattito, la scelta dell’analgesico più appropriato nella pratica clinica quotidiana, sulla base delle Linee Guida, delle recenti evidenze scientifiche e delle più avanzate opzioni farmacologiche oggi disponibili. Tra queste, l’innovativa combinazione ossicodone-naloxone, in grado di lenire la sofferenza, contrastando la comparsa della disfunzione intestinale legata all’uso protratto di medicinali oppiacei.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce negli oppioidi forti il gold standard per la cura del dolore cronico moderato-severo; nonostante ciò, il nostro Paese è ancora all’ultimo posto in Europa nell’impiego di questi farmaci. Nel 2012, il mercato a valori in Italia ha registrato una spesa pari a 85 milioni di euro; ben diversa la situazione in Spagna, dove il mercato ha raggiunto i 143 milioni[1]. C’è, però, una nota positiva: benché meno sviluppato, il mercato italiano sta crescendo a un ritmo più sostenuto (+27% contro +18% di quello spagnolo), grazie anche alle semplificazioni nella prescrizione degli oppiacei introdotte dalla Legge 38/2010. Spesso, all’origine delle reticenze nell’uso di questi medicinali, vi è il timore di effetti collaterali quali nausea e stipsi, che tuttavia oggi si possono facilmente prevenire. In occasione dell’evento scientifico, sono stati illustrati i risultati ottenuti negli ultimi due anni su un’ampia casistica di pazienti italiani e spagnoli, colpiti da diverse tipologie di dolore cronico, di natura sia benigna sia oncologica. Migliaia di casi clinici reali, nei quali l’associazione ossicodone-naloxone ha dimostrato di poter rispondere a importanti bisogni terapeutici finora insoddisfatti, coniugando l’efficacia antalgica a un elevato profilo di sicurezza, a vantaggio della compliance e della qualità di vita dei malati.
“La costipazione da somministrazione di oppioidi – ha spiegato Leonardo Gottin, Professore Associato di Anestesia e Rianimazione, Specialista in Fisiopatologia e Terapia del Dolore, Università degli Studi di Verona – si presenta di frequente nei pazienti che assumono queste terapie per lunghi periodi, pregiudicando il benessere generale, aumentando i costi legati a degenze ospedaliere e a trattamenti farmacologici specifici. Lo studio da noi condotto per due anni su soggetti con dolore non neoplastico, legato soprattutto a osteoartrosi del rachide, intendeva valutare i benefici della combinazione ossicodone-naloxone rispetto al solo ossicodone, in termini di sviluppo di tolleranza, una forma di adattamento neurologico alla somministrazione cronica di oppiacei che può esigere un incremento del dosaggio per produrre i medesimi effetti. I dati raccolti hanno evidenziato nel gruppo trattato con la nuova associazione la necessità di dosi significativamente inferiori, soprattutto a 18 e a 24 mesi, per cui è pensabile che il farmaco possa proteggere dallo sviluppo di tolleranza. In più, si è avuta un’importante riduzione della stipsi e una minore intensità della sintomatologia dolorosa. Risultati così significativi aprono interessanti prospettive nella gestione futura del paziente con dolore cronico”.
Dopo il successo della prima edizione organizzata nel 2012 a Roma, quest’anno il simposio si è caratterizzato per la volontà di esplorare anche nuove potenzialità del farmaco. Grazie alla sua maneggevolezza e buona tollerabilità, ci si è potuti spingere oltre, sperimentandone i vantaggi per il controllo del dolore sia in specifiche categorie di pazienti, sia in particolari momenti terapeutici, come la delicata fase post-operatoria. Tra le esperienze cliniche più significative presentate, quella condotta al Policlinico San Matteo di Pavia sul trattamento antalgico in soggetti fragili, quali gli anziani, e quella della Clinica Humanitas di Rozzano, relativa al controllo della sintomatologia dolorosa in 300 pazienti reduci da intervento di protesi d’anca.
“Nel paziente geriatrico, una delle principali cause di dolore cronico severo e disabilità è l’osteoartrite, con un impatto negativo sulla funzione motoria e cognitiva, sul sonno e sull’umore”, ha esordito Massimo Allegri, Dirigente Medico Struttura Semplice Terapia del Dolore Dipartimento Anestesia e Rianimazione I – Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia. “Trattare il dolore in questa popolazione significa poter migliorare non solo la qualità di vita ma anche il livello di attenzione e di coscienza; una prescrizione analgesica efficace, tuttavia, va valutata molto attentamente poiché negli over-65 si riscontrano spesso polifarmacoterapia, comorbidità e scarsa aderenza alle cure. Il vantaggio degli oppioidi è che, se usati bene, possono essere impiegati per lunghi periodi e con minori effetti collaterali rispetto ai FANS, soprattutto in età avanzata. I dati preliminari che abbiamo raccolto negli ultimi mesi, trattando con l’associazione ossicodone-naloxone una cinquantina di pazienti geriatrici, hanno evidenziato un buon controllo del dolore nell’85% dei casi, preservando al tempo stesso la funzione intestinale. Intendiamo ora avviare a breve uno studio clinico, per dimostrare che gestire adeguatamente il dolore con basse dosi di oppioidi e un approccio multidisciplinare permette di avere nell’anziano un miglioramento anche sul piano cognitivo”.
In ambito ospedaliero, il trattamento del dolore post-operatorio presenta notevoli vantaggi dal punto di vista qualitativo e quantitativo, con una maggiore serenità dell’assistito, un abbattimento del rischio clinico, dei tempi di degenza e dei costi sanitari, come ha puntualizzato Marco Scardino, Responsabile Anestesista del Servizio di Chirurgia Protesica del prof. Guido Grappiolo, IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI).
“Un efficace controllo della sintomatologia dolorosa conseguente a un intervento di chirurgia protesica d’anca è fondamentale, per ottenere una rapida mobilizzazione e una buona risposta funzionale in questi pazienti, che vanno scrupolosamente seguiti affinché possano essere sottoposti a riabilitazione precoce. Nella nostra struttura abbiamo preso in esame circa 300 soggetti appena operati, con un’età media di 60 anni. Il protocollo terapeutico, che prevedeva la somministrazione di ossicodone-naloxone ogni 12 ore e per un minimo di 4 giorni, si è confermato efficace, tanto più se avviato già in fase pre-operatoria: ha garantito un miglior controllo degli effetti avversi, mantenendo un’ottima azione analgesica. Il 90% dei pazienti ha affermato di non aver mai avvertito sofferenza, mentre il 100% ha conservato la motilità intestinale. La combinazione di ossicodone-naloxone – ha concluso Scardino – può essere dunque la chiave vincente per alleviare il dolore post-operatorio, eliminando l’insorgenza delle complicanze legate alla terapia con oppioidi”.
[1] Fonte: dati IMS gennaio-dicembre 2012, mercato oppioidi forti.