La paura non è tutta “smistata” dall’amigdala
Per provare paura, l’amigdala non è indispensabile: anche i soggetti con una lesione a questo importante centro nervoso possono sperimentarla, semplicemente inalando anidride carbonica. La scoperta introduce un’importante distinzione tra la paura appresa come risposta a stimoli minacciosi e la paura scatenata dall’esposizione al gas: il ruolo dell’amigdala è cruciale solo nel primo caso.
L’amigdala è coinvolta nelle reazioni di paura, ma solo per ciò che riguarda la reazione a stimoli ambientali potenzialmente dannosi: è quanto hanno concluso Justin S Feinstein del Dipartimento di Neurologia dell’Università dell’Iowa ad Iowa City e colleghi, autori di un articoloapparso online su “Nature Neuroscience”, sulla base di un test in cui hanno dimostrato che l’inalazione di anidride carbonica può scatenare la paura in soggetti che non hanno mai provato questa emozione a causa di un danno focale a questo importante centro nervoso.
La paura è una delle emozioni fondamentali che consentono alle specie animali di sopravvivere in un ambiente ostile. Sempre più prove sperimentali indicano che l’amigdala è coinvolta nell’apprendimento e nell’espressione della paura. Per esempio, in animali di laboratorio in cui questo nucleo cerebrale viene manipolato, r alterata l’acquisizione e l’espressione della paura appresa.
Nel caso degli esseri umani, lo studio del ruolo dell’amigdala si è concentrato, come spesso accade, su soggetti che hanno subito una lesione focalizzata in questa regione cerebrale. In particolare è stato descritto in letteratura il paziente SM che ha subito un danno all’amigdala in conseguenza di una rara malattia genetica.
Alcuni studi hanno dimostrato che il paziente SM non subisce il condizionamento degli stimoli aversivi, quelli che permettono di ricordare le esperienze negative in modo da evitarle successivamente. Inoltre, non riconosce le espressioni di paura nel volto degli altri e non prova paura neppure dopo essere stato esposto a un’ampia gamma degli stimoli che evocano l’emozione nei soggetti normali.
Nel primo studio di questo tipo mai realizzato, Feinstein e colleghi hanno verificato gli effetti dell’inalazione di anidride carbonica da parte di tre soggetti, tra cui SM, con una lesione dell’amigdala. L’idea è scaturita dal fatto che questo gas provoca diverse reazioni nei soggetti normali, sia di tipo fisiologico – da una stimolazione della respirazione al fenomeno della “fame d’aria” – sia di tipo psichico, con lo scatenamento di paura e addirittura di attacchi di panico in soggetti predisposti.
Inoltre, alcuni studi recenti hanno riscontrato chei topi hanno una reazione di paura se esposti all’anidride carbonica. L’ipotesi di lavoro era quindi che in soggetti con lesioni bilaterali a questo nucleo cerebrale la paura evocata dal gas fosse ridotta. Contrariamente alle previsioni, il paziente SM, una volta inalata una miscela gassosa al 35 per cento di anidride carbonica, ha sperimentato la paura per la prima volta dall’infanzia. L’effetto è stato confermato in altri due soggetti, AM e BG, con lo stesso danno neurologico.
I risultati del gruppo di controllo hanno confermato la specificità della reazione: l’anidride carbonica ha scatenato in modo ripetibile la paura – e solo quella – in tutti e tre i pazienti con lesione all’amigdala. Ciò porta a concludere che l’amigdala non è un centro neurologico indispensabile per le reazioni di paura e di panico in generale. Occorre quindi distinguere tra la paura innescata da stimoli ambientali e quella che ha origine in seguito all’esposizione all’anidride carbonica.