L’appetito regolato dalle cellule del sangue
Producendo una particolare proteina – detta BDNF – che agisce a livello cerebrale, le cellule ematopoietiche hanno un ruolo centrale nella regolazione dell’appetito e nel controllo del bilancio energetico. La scoperta può aprire le porte a nuove terapie per i disturbi dell’alimentazione.
Il fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF) è una proteina altamente espressa a livello cerebrale, in particolare nei nuclei ipotalamici, dove concorre in maniera significativa al mantenimento dell’equilibrio energetico dell’organismo. Maggiori livelli di questa proteina appaiono in particolare legati a un minore introito di alimenti e a un calo di peso, mentre una sua insufficiente produzione si manifesta come iperfagia con conseguente obesità. La BDNF è prodotta anche in diversi tessuti periferici – da quelli muscolari, a quelli epatici, e adiposi – ma in particolar modo da quelli ematopoietici.
Questa circostanza ha indotto Hideto Kojima e colleghi a chiedersi se le cellule del sangue possano avere un ruolo nella regolazione dell’appetito. Nel corso di una serie di esperimenti su con topi transgenici trattati in modo che le cellule ematopoietiche del midollo osseo fossero dotate di una proteina fosforescente, i ricercatori hanno constatato che un periodo di digiuno di 16-24 ore innesca la migrazione di alcune delle cellule ematopoietiche verso il nucleo paraventricolare dell’ipotalamo, dove acquistano molte delle caratteristiche tipiche delle cellule della microglia, entrano in contatto diretto con i neuroni, e iniziano a sintetizzare la BDNF.
La presenza di queste cellule a livello ipotalamico è però transitoria, dato che dopo l’assunzione di cibo, il loro numero cala decisamente e torna ai livelli normali nel giro di quattro ore.[one_fourth last=”no”]
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La scoperta del coinvolgimento nel controllo dell’appetito delle cellule ematopoietiche, che – osservano gli autori – sono più facilmente accessibili allo studio e a trattamenti farmacologici, può accelerare lo sviluppo di nuove terapie per l’obesità e altre patologie del comportamento alimentare, come l’anoressia nervosa e la bulimia.
“Ora che ci rendiamo conto che le cellule emopoietiche possono accedere ad aree specifiche del sistema nervoso centrale in risposta a vari stimoli” concludono Kojima e colleghi, “confidiamo che i risultati ottenuti stimolino la scoperta di altre funzioni del sistema nervoso centrale potenzialmente regolate da prodotti genici dovuti alle cellule ematopoietiche”.