Le capacità dei virus di rubare informazioni genetiche dell’ospite, per riutilizzarle contro
L’analisi genetica di un batteriofago che parassita il vibrione del colera ha dimostrato che il virus si è impossessato delle sequenze genetiche che codificano per il rudimentale sistema immunitario del batterio per sfruttarlo contro di esso e invadere anche i ceppi di vibrione che sarebbero naturalmente resistenti ai fagi. La scoperta rilancia la possibilità di utilizzare questi parassiti dei batteri per combattere i microrganismi resistenti agli antibiotici.
I batteriofagi, o fagi, sono virus estremamente diffusi, che parassitano i batteri: si stima che il loro numero arrivi a 1031, superando di gran lunga, almeno dieci volte, quello dei loro ospiti batterici. Per resistere a questa tremenda pressione, circa il 40 per cento delle specie batteriche e ben il 90 per cento di quelle appartenenti agli archea hanno sviluppato una serie di difese, il cui funzionamento è affine per certi versi a quello del sistema immunitario adattativo degli organismi superiori.
Analizzando le sequenze di DNA di fagi rinvenuti in batteri di Vibrio cholerae prelevati da pazienti affetti da colera in Bangladesh, dove la malattia è endemica, i ricercatori hanno trovato in essi le sequenze del sistema CRISPR/Cas. Il fatto di essersi impossessato di questo sistema di difesa permette al fago di disattivare le difese del batterio – forse “abbagliandolo”, ma le modalità esatte d’azione sono ancora allo studio – fino a riuscire a infettare anche ceppi del vibrione del colera naturalmente resistenti al fago.
Inoltre, il fatto che fra batteri e fagi possa verificarsi un flusso genetico significativo in entrambe le direzioni, quale quello testimoniato dall’evoluzione del sistema CRISPR/Cas e dal suo successivo “furto”, segna un punto a favore di quanti sostengono che i virus debbano essere considerati organismi viventi a pieno titolo, e non mere particelle primitive di DNA o RNA.