Vaccino multistrato a DNA: iniziano i primi successi di test effettuati su topi
Una ricerca ha dimostrato l’efficacia di un nuovo metodo di vaccinazione a DNA sui topi di laboratorio. Si tratta di un’iniezione mediante micro aghi di film polimerici in cui è depositato il materiale genetico. Inserito in modo molto persistente nell’epidermide, questo attiva una risposta immunitaria, inducendo la generazione di linfociti T memoria, che rimangono nel circolo sanguigno molto a lungo.
Sulle pagine della rivista “Nature Materials” Peter C. DeMuth del dipartimento di Ingegneria biochimica del Massachusetts Institute of Technology (MIT) a Cambridge illustra un approccio innovativo per trasferire vaccini a DNA nell’epidermide. Il nuovo sistema permette di superare molte delle difficoltà incontrate finora in questo campo di studi.
I vaccini a DNA rappresentano un nuovo metodo per indurre una memoria immunitaria nell’organismo stimolando la produzione di specifici anticorpi. L’idea di base è che, inoculando in un tessuto una frazione di DNA, questa viene incorporata in una piccola popolazione di cellule, che in seguito producono una certa quantità delle proteine codificate dal DNA inserito. In questo modo non si inietta direttamente l’antigene, ma solo l’informazione genetica che consente alle cellule di produrlo da sé.
I vaccini a DNA hanno enormi potenzialità. Essi consentono infatti di evitare il fenomeno dell’immunità diretta contro il vettore, che può ridurre l’efficacia della vaccinazione effettuata col metodo convenzionale. Permettono inoltre di attivare una risposta immunitaria sia di tipo umorale, cioè mediata dalla produzione di anticorpi, sia di tipo cellulare, in cui sono coinvolti i linfociti T. Infine, i vaccini a DNA possono essere prodotti in modo più economico e semplice rispetto a quelli tradizionali.
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Finora, tuttavia, i test effettuati sui primati e sugli esseri umani hanno deluso le aspettative, non riuscendo a generare una risposta immunitaria soddisfacente. I metodi individuati per potenziarli, per esempio l’elettroporazione – una tecnica per aprire la membrana delle cellule per introdurvi il DNA – sono complicati e inadatti a un’estesa vaccinazione profilattica. Un cauto ottimismo è ora motivato da recenti studi in vivo che hanno evidenziato un certo miglioramento dei risultati, ma ancora non è stata elaborata un strategia ottimale per una vaccinazione a DNA sicura, riproducibile e non dolorosa.
DeMuth e colleghi hanno sperimentato con successo una tecnica per introdurre nell’epidermide i vaccini a DNA contenuti in film polimerici multistrato depositati sulla punta di micro-aghi. Si è dimostrato che con semplici iniezioni è possibile inoculare nella pelle il DNA e gli adiuvanti per un periodo variabile da alcuni giorni ad alcune settimane, in funzione della specifica composizione del film.
Nei test condotti su topi di laboratorio, questo “tatuaggio multistrato” di vaccini a DNA ha dimostrato di indurre una risposta immunitaria nei confronti dell’antigene di un HIV simile a quella che si ottiene con l’elettroporazione. In particolare, è risultata aumentata la generazione di linfociti T memoria, che rimangono nel circolo sanguigno per un tempo molto lungo. I risultati, sottolineano gli autori, portano a concludere si tratti di una via promettente per lo sviluppo di una vaccinazione a DNA finalmente efficace.