Perdita di udito: come affrontarla
Circa il 16 per cento degli adulti europei soffrono di una perdita di udito sufficientemente grave da influire negativamente sulla loro vita quotidiana. Le perdita di udito colpisce la capacità di un individuo di comunicare – ovvero sentire, elaborare il suono e rispondere – e questo può rendere la vita molto frustrante. La perdita di udito non curata può scoraggiare l’interazione sociale, portando a depressione, ansia e isolamento dal resto del mondo. Chi ne soffre tende anche a manifestare maggiore insoddisfazione per le amicizie, la vita famigliare, la salute e la situazione finanziaria. La depressione è comune tra gli adulti anziani che hanno problemi di udito.
Nella maggior parte dei casi, la perdita di udito è una conseguenza dell’invecchiamento o dell’esposizione a forti rumori, e può essere classificata in base alla parte del sistema uditivo che è danneggiata. Ci sono tre tipi principali di perdita dell’udito: ipoacusia trasmissiva, ipoacusia neurosensoriale e ipoacusia mista. L’ipoacusia neurosensoriale è associata con la progressiva degenerazione delle cellule ciliate nell’orecchio interno. Questa riduzione dell’udito legata all’età è un processo naturale, ma può essere rapido in alcuni individui. Esso solitamente ha inizio tra i 35 e i 40 anni di età. Con il raggiungere degli 80 anni di età, oltre la metà delle persone ha subito una significativa perdita di udito. Infine, la perdita di udito può anche essere ereditaria (a seconda del background genetico) o essere la conseguenza di una malattia, un trattamento o dell’esposizione a sostanze chimiche.
Tuttavia, ora gli scienziati ritengono che la perdita di udito possa essere sconfitta nei prossimi decenni. I rapidi progressi nella bioscienza e nella tecnologia dell’udito fanno sì che sia ora realistico immaginare una cura nel futuro immediato. Il progetto NeuEarn è uno di questi nuovi progressi tecnologici che hanno visto la luce negli ultimi mesi.
Questo progetto triennale finanziato dal 7° PQ è stato lanciato nel settembre 2012 ed è guidato da una PMI danese chiamata NsGene A/S, che è specializzata nello sviluppo di dispositivi terapeutici clinicamente conformi e rispettosi delle normative UE. Il progetto NeuEar ha riunito partner industriali e accademici provenienti da Danimarca, Svezia, Germania, Austria, Regno Unito e Stati Uniti. Il progetto mira a riuscire a commercializzare questa nuova protesi acustica nei prossimi anni, poiché essa presenta un chiaro potenziale per l’applicazione clinica. Oggi, la perdita di udito non curata costa all’Europa 213 miliardi di euro all’anno. Questa patologia ha creato un grande mercato mondiale per gli impianti cocleari, che nel 2008 valeva 725 milioni di dollari e si prevede che raggiunga 1,59 miliardi di dollari nel 2013.
Come indicato, una grande parte della popolazione è colpita da ipoacusia neurosensoriale (SNHL). L’ipoacusia neurosensoriale solitamente si presenta in seguito a danneggiamento e perdita delle cellule ciliate, le cellule sensoriali nella coclea dell’orecchio interno, che, in risposta al suono, convertono le vibrazioni meccaniche in impulsi nervosi nei neuroni uditivi primari. Il solo intervento terapeutico attualmente disponibile per i pazienti che soffrono di ipoacusia neurosensoriale è l’uso di un impianto cocleare, una protesi neurale progettata per stimolare elettricamente in modo diretto i neuroni uditivi. Mediante un impianto cocleare, le cellule ciliate danneggiate vengono scavalcate, e il nervo uditivo viene stimolato direttamente. L’impianto cocleare non porta al “ripristino” o alla “cura” dell’udito. Esso tuttavia permette di percepire la sensazione del suono.
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Nonostante i miglioramenti nella tecnologia degli impianti cocleari, l’esperienza uditiva con questi dispositivi rimane lontana dalla normalità, in parte a causa della limitata interfaccia con i neuroni uditivi e della loro progressiva degenerazione.
Il progetto NeuEar sta sviluppando un impianto prototipo capace di ripristinare la funzione uditiva e supportare la rigenerazione dei neuroni uditivi. L’impianto salverà i neuroni uditivi primari dalla degenerazione e promuoverà l’interfaccia neurone-elettrodo creando una secrezione cronica di fattori neurotrofici che sarà combinata con una serie di elettrodi cocleari. Inoltre, il progetto aprirà la strada a un impianto neurotrofico indipendente come possibile terapia rigenerativa per l’orecchio interno senza l’uso di un elettrodo.
L’impianto non solo migliorerà l’udito, esso migliorerà significativamente anche la qualità di vita della gente. Per quelli che sono sordi dalla nascita, esso non fornisce una capacità uditiva del tutto “normale”, ma per quanto riguarda la parola e la comprensione, esso fornisce un efficace trampolino di lancio verso una migliore qualità di vita.
Per maggiori informazioni, visitare:
NeuEar
http://www.neuear.eu/index.html
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