Cellule staminali dal liquido amniotico, per disturbi nei bebe’ prematuri

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Il liquido amniotico potrebbe curare una malattia molto comune tra i bebe’ prematuri e spesso fatale: l’enterocolite necrotizzante che crea un danno grave alle pareti del tubo digerente. E’ la prospettiva offerta dai risultati di uno studio sulla rivista Gut che vede tra gli autori l’italiano Paolo De Coppi, insieme con Simon Eaton presso la University College di Londra.stam_liquido_amniotico Gli esperti hanno usato le cellule staminali del liquido amniotico per riparare l’apparato digerente colpito dalla malattia che ”affligge il 10-15% dei prematuri sotto i 1500 grammi e il 40% di questi muore” – spiega De Coppi intervistato dall’ANSA. Gli scienziati hanno lavorato su topolini prelevando le staminali del liquido amniotico degli animali. Hanno visto che le cellule vanno a indurre processi di autoriparazione: ”usiamo queste cellule – spiega De Coppi – per provare se sono capaci a riparare un danno all’intestino. L’aspetto molto positivo che e’ emerso – continua lo scienziato – e’ che le cellule secernono fattori in grado di attivare le staminali dell’intestino che poi riparano il danno”. Quindi le staminali del liquido amniotico non riparano direttamente il danno, ma inducono processi di autoriparazione dell’intestino. ”Questo significa – sottolinea De Coppi – che le staminali del liquido non devono essere prese dalla stessa mamma, quindi se avessimo una banca di queste cellule le potremmo usare” sui bebe’ che ne avessero bisogno.[one_fourth last=”no”]

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[/one_fourth] Per di piu’ le staminali del liquido, una volta terminata la loro funzione, vengono eliminate e non si integrano nel tessuto intestinale – sottolinea De Coppi: insomma si comportano come un farmaco che viene poi smaltito dall’organismo”. Ma non siamo ancora vicinissimi a possibili applicazioni cliniche: ”stiamo gia’ studiando come conservare queste cellule in biobanche – conclude De Coppi – e superato questo ostacolo in pochi anni si potrebbero avviare le prime sperimentazioni cliniche”.

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