Biosimilari: le posizioni dell’AIFA sono la base di un confronto corretto

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Con il suo position paper, l’Agenzia del farmaco ha definito in modo inequivocabile il ruolo di questi medicinali nel trattamento del paziente e nella razionalizzazione della spesa sanitaria. “Sull’opportunità offerta dal biosimilare” dice il vicepresidente Francesco Colantuoni “deve ora aprirsi un confronto trasparente”

Roma, 29 maggio 2013 – “Il position paper sui biosimilari pubblicato dall’AIFA disegna al di là di ogni possibile dubbio quale sia il ruolo del biosimilare in terapia: un farmaco di alta tecnologia, capace di offrire un’alternativa efficace e sicura al farmaco originatore, che porta con sé i progressi nelle metodiche produttive realizzati negli ultimi vent’anni e consente evidenti economie al Servizio sanitario” dice Francesco Colantuoni, vicepresidente di AssoGenerici.

“Mi auguro che il documento possa essere l’inizio di un ampliamento del confronto tra industria del biosimilare, medici e aziende sanitarie sui temi centrali per l’impiego di qualsiasi farmaco: in primo luogo i fattori che determinano la scelta del curante ma anche quelli che determinano le politiche di acquisto da parte di ASL e ospedali& rdquo; prosegue Colantuoni. “Giustamente il direttore generale dell’AIFA, professor Luca Pani, ha dichiarato che è strano come l’arrivo di un generico in Italia – ma altrettanto si potrebbe dire per il biosimilare, prosegue Colantuoni –  sia seguito da una prima penetrazione che poi si arresta, a differenza di quanto accade praticamente ovunque. A nostro avviso, ciò è dovuto a questa mancanza di discussione aperta sui temi che indicavo”. Unica zona d’ombra del documento, “il permanere di una certa ambiguità sul meccanismo di determinazione del prezzo che, sulla base della linea adottata dall’allora Ministro della Salute Balduzzi, viene assimilata a quella del generico. Ha un senso chiedere che per l’equivalente si abbassi in misura molto rilevante il prezzo rispetto a quello del branded, perché poi interviene il meccanismo della sostituzione in farmacia, cosa che non vale per i biosimilari, acquis tati invece attraverso gare. In questo modo non viene riconosciuto il know how e gli investimenti di chi sviluppa un nuovo biotecnologico biosimilare, che notoriamente ha costi di sviluppo di gran lunga superiori a quelli di un generico equivalente. Non credo sia questo l’interesse del decisore sanitario e tantomeno della collettività, cioè di frenare lo sviluppo dei biosimilari” conclude Colantuoni.

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