Cellule staminali umane embrionali col metodo del trasferimento del nucleo

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embrione


La tecnica di produzione delle staminali in cui il nucleo di una cellula somatica è trasferito in una cellula uovo privata del nucleo finora non si era dimostrata efficace nell’uomo perché lo sviluppo embrionale si bloccava a sole otto cellule, ben prima dello stadio di blastocisti che deve essere raggiunto per poter sfruttare a fini terapeutici le staminali.   Le cellule ottenute in questo modo sono più sicure di quelle ottenute da cellule somatiche trattate per farle regredire allo stadio di staminali pluripotenti 

Per la prima volta, un gruppo di scienziati è riuscito a produrre cellule staminali embrionali umane (hESC) sfruttando la tecnica del trasferimento nucleare. Il trasferimento nucleare da cellule somatiche (SCNT) è una tecnica in cui il nucleo di una cellula donatrice viene trasferito in una cellula uovo il cui nucleo è stato precedentemente rimosso, generando cellule embrionali geneticamente identiche a quelle del donatore se non per il DNA mitocondriale.

“Queste cellule staminali possono rigenerare e sostituire le cellule e i tessuti danneggiati e alleviare malattie che colpiscono milioni di persone”, ha detto Shoukhrat Mitalipov della Oregon Health & Science University, che ha diretto la ricerca, i cui risultati sono ora pubblicati sulla rivista “Cell”.

Il trasferimento nucleare si propone come tecnica di produzione di cellule staminali specifiche per un paziente alternativa a quella delle cellule staminali pluripotenti indotte (iPS), che sono generate direttamente dalle cellule somatiche del paziente con l’aggiunta di un cocktail di fattori cellulari capaci di stimolarne la regressione a uno stato di cellula staminale.

L’uso di cellule iPS non è però considerato del tutto soddisfacente perché in alcune di esse si possono presentare mutazioni inattese e indesiderate, un inconveniente che secondo recenti ricerche appare decisamente più ridotto nelle cellule staminali ottenute per trasferimento nucleare, che pare in grado di “resettare” in maniera più efficiente l’identità epigenetica delle cellule somatiche utilizzate.

Finora il trasferimento nucleare da cellule somatiche era stato utilizzato con un discreto successo per generare cellule staminali embrionali solo in topi e scimmie, mentre la maggior parte dei tentativi realizzati su cellule umane aveva portato allo sviluppo solo di embrioni di non più otto cellule, ossia a uno stadio precedente a quello di blastocisti di 150 cellule in grado di fornire hESCs utili a scopi clinici.

La nuova ricerca, pur non avendo chiarito definitivamente il meccanismo che può bloccare lo sviluppo a otto cellule, ha indirettamente confermato l’ipotesi da cui sono partiti Mitalipov e colleghi, è cioè che il processo di enucleazione dell’ovocita può asportare alcuni fattori di sviluppo essenziali per superare quello stadio. Dopo aver raffinato il protocollo di asportazioone del nucleo dell’ovocito e di trasferimento del nuovo nucleo i ricercatori sono infatti riusciti a ottenere con questa tecnica numerose linee di cellule embrionali.

I ricercatori hanno anche scoperto che il successo dell’operazione dipendeva molto dalla qualità dell’ovocita ricevente, e che i risultati migliori si avevano con donatrici che che producevano un basso numero di cellule uovo alta qualità. Di fatto, ha spiegato Mitalipov, alla fine “siamo stati in grado di produrre una linea di cellule staminali embrionali utilizzando solo due ovuli umani: ciò può rendere questo approccio sfruttabile per un uso terapeutico diffuso”.

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