Parkinson: malattia che abbassa l’età di incidenza

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L’età dell’esordio della malattia di Parkinson si abbassa sempre più e, oggi, 10 malati su 100 hanno meno di 40 anni. Parte una Campagna di sensibilizzazione sul Parkinson che culminerà con la Giornata Nazionale del 30 novembre e punta a far luce su una malattia che non colpisce le sole fasce di anzianità

Il Parkinson è “sempre più giovane”. La malattia che fino a poco tempo fa si credeva infatti colpire soltanto le persone anziane, mostra una specie di inversione di tendenza, andando a interessare fasce d’età sempre più basse, tanto che oggi 10 malati su 100 hanno meno di 40 anni.

«A differenza di quanto è stato ipotizzato sino a un recente passato – sostiene il Comitato Limpe e Dismov-Sin promotore della Giornata Nazionale del 30 novembre – il Parkinson non è legato all’età avanzata».
Una recente ricerca britannica condotta dal prof. Colin Pritchard, poi, evidenzia come vi sia stato un’allarmante “epidemia nascosta” di aumento dei decessi neurologici tra il 1979 e il 2010 di adulti (sotto i 74 anni) nei paesi occidentali.

La malattia, contraddistinta dal tipico tremore delle mani, non passa inosservata. Soprattutto quando a esserne interessati sono stati personaggi famosi come Papa Giovanni Paolo II, o il Cardinal Carlo Maria Martini.
Figure note e con una certa età che possono far pensare, come detto, a una malattia degli anziani. Ma, proprio per questo, il Comitato promotore della Giornata Nazionale Parkinson del 30 novembre prossimo vuole sfatare il luogo comune che fa del Parkinson una questione d’età. Infatti in Italia la patologia colpisce il 3 per mille della popolazione generale e l’1% di quella sopra i 65 anni. Il maggior numero dei casi si riscontra tra 60 e 65 anni – oggi piena età lavorativa – mentre il 10% dei pazienti manifesta addirittura i primi sintomi già intorno ai 40 anni.

La possibilità di individuare il Parkinson in soggetti più giovani non è solo frutto dell’osservazione clinica, ma anche il risultato dell’utilizzo di strumenti diagnostici moderni mirati, che oggi possono identificare la malattia in fase precoce con un margine d’errore inferiore all’1%.
Tuttavia, nei pazienti più giovani il decorso della malattia è più graduale, con una velocità di progressione solitamente più bassa, poiché non presentano tutte le altre patologie che possono invece manifestarsi nei soggetti anziani.

Benché la maggior parte dei sintomi siano gli stessi a qualunque età, la gestione della malattia può essere particolarmente problematica per una persona più giovane e per la famiglia coinvolta sia sotto il profilo medico che quello psicologico e sociale. La comparsa precoce comporta una convivenza forzata con la malattia decisamente più difficile, con ripercussioni negative sulla vita professionale, preoccupazioni riguardo la gestione delle proprie risorse economiche e un sovraccarico di responsabilità familiari.

Ancora oggetto di studio, sono tuttavia molti i ricercatori oggi a sostenere che la malattia sia il risultato della combinazione di una predisposizione genetica e di fattori ambientali.
Circa il 20% delle forme giovanili sono causate da una mutazione genetica: la proteina alterata è coinvolta nelle attività mitocondriali con un accumulo di radicali liberi a livello di alcuni neuroni dopaminergici (nigro-striatali), che nonostante siano in numero esiguo, sono indispensabili per il movimento. Resta infine un 80% di forme giovanili la cui causa rimane sconosciuta ma si pensa a un’interazione fra geni e fattori ambientali.

«Nei malati di Parkinson subentra spesso un problema di non accettazione – spiega il prof. Giovanni Abbruzzese presidente di LIMPE – Si tratta di un fenomeno molto diffuso che trova riscontro anche in svariate indagini che raccontano come molti pazienti attendano mesi prima di rivolgersi a un medico. Rivolgersi subito al medico è fondamentale ritardare la diagnosi riduce la qualità di vita e limita l’efficacia delle terapie. Un intervento farmacologico precoce può favorire un migliore decorso della malattia così come in parecchi casi il supporto psicologico si è dimostrato di grande efficacia per il sostegno non solo del paziente ma dell’intera famiglia».

Grazie alla Campagna promossa dal Comitato Limpe e Dismov-Sin, la malattia, la sua diffusione, la prevenzione, la diagnosi precoce e le prospettive terapeutiche saranno al centro dell’attenzione. Campagna che culminerà con la quinta Giornata Nazionale di sensibilizzazione sul Parkinson il 30 Novembre 2013.
La Campagna, divenuta quest’ anno permanente, si arricchisce come di consueto dell’organizzazione di un’attività capillare con incontri di informazione e confronto che coinvolgeranno le strutture locali aderenti sul territorio, attraverso il supporto di personale medico qualificato. Nel corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata Nazionale saranno inoltre diffusi i risultati dell’Osservatorio Nazionale sulla malattia e gli aggiornamenti relativi alla ricerca sulle cadute, un progetto di studio che ha fatto emergere dati significativi per lo sviluppo di trattamenti e terapie per la cura della malattia di Parkinson.

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