Sanità: Pensare al futuro oltre l’emergenza

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Milano, 13 maggio 2013 – Provare a superare il “contingente” e cercare di ragionare sui possibili scenari futuri della Sanità europea ed italiana in una prospettiva di medio-lungo periodo. Questa in estrema sintesi la finalità del progetto “Sanità: scenari e prospettive”, nato per volontà di tre partner d’eccezione, il CEIS – Centre for Economic and International Studies dell’Università Tor Vergata di Roma, il Sole 24 Ore Sanità e Janssen Italia, la cui seconda pubblicazioneIl Futuro del Servizio Sanitario Nazionale: protagonisti a confronto” è stata presentata oggi a Milano da Aviva Freudmann, Research Director di Europa, Medio Oriente e Africa presso The Economist Intelligence Unit, e Direttore dello studio EIU “The future of healthcare in Europe”, Stefan Gijssels, Vice President Communication & Public Affairs di Janssen EMEA, Federico Spandonaro, Economista Sanitario all’Università Tor Vergata di Roma e coordinatore scientifico del CEIS e Massimo Scaccabarozzi, Presidente e Amministratore Delegato di Janssen Italia.

“Per un responsabile governo del Sistema Sanitario, proiettarsi in avanti è un dovere, che sposa anche l’interesse dell’industria. – ha dichiarato Federico Spandonaro – Infatti, se è lecito che quest’ultima sia chiamata consapevolmente a partecipare e contribuire alla sostenibilità economica del Sistema, dall’altra è difficile accettare l’idea che ogni qual volta la situazione economica si aggravi, vengano modificate le regole del gioco: è evidente come l’industria, per poter investire e svilupparsi, abbia necessità di un quadro normativo e regolatorio chiaro e stabile”.

Ragionare, dunque, sui possibili scenari futuri della Sanità è un obiettivo che va perseguito per essere in grado di governare in futuro l’inevitabile processo di cambiamento.

 

“Il principio che ha animato la realizzazione del volume “Il futuro del Servizio Sanitario Nazionale: protagonisti a confronto” – continua Spandonaro – è stato quello di ‘dimenticare’ provvisoriamente la spending review e, dall’egregio lavoro fatto dall’Economist – ripreso nel primo volume della collana Sanità: scenari e prospettive – immaginare una prospettiva di medio lungo periodo”.

La riflessione dalla quale si è partiti è stata quella di capire nel contesto delineato dall’Economist, dove si collocasse il nostro Paese: sia sulla base dei fattori culturali che lo caratterizzano rispetto al resto dell’Europa, sia di alcune evidenze che riguardano il Sistema Sanitario Nazionale e un certo numero di variabili di carattere strettamente economico.

 

Per questo, sono stati coinvolti nel dibattito diversi interlocutori, promuovendo un confronto tra decisori politici, industria del settore farmaceutico, ricercatori, operatori sanitari e pazienti, ai quali è stato chiesto quali scenari potessero essere percorribili e quali assolutamente da escludere, immaginando che cosa sia possibile già fare oggi per realizzarli, contribuendo così a costruire il nostro futuro.

 

“Possiamo definirci soddisfatti della risposta che tutti gli stakeholder coinvolti hanno voluto assicurare al Progetto. – ha affermato Massimo Scaccabarozzi – Conferma, questa, che esiste nel nostro Paese un profondo bisogno di pensare a medio e lungo termine. Il nostro obiettivo è e rimane quello di stimolare un dibattito a livello politico-istituzionale su quello che sarà la Sanità nel e del futuro per contribuire al cambiamento in corso e, per quanto possibile, orientarlo e guidarlo. Ma non vogliamo fermarci qui – aggiunge Scaccabarozzi – la nostra prospettiva è quella di continuare a proporre ulteriori momenti di riflessione e di incontro per dare vita a un “think tank permanente che fra breve estenderemo alla realtà del web dove poter continuare, con il contributo di coloro che vorranno prendervi parte, a elaborare scenari, stimolare il dibattito e con esso il confronto”.

 

 

LO STUDIO DELL’ECONOMIST

 

“Le soluzioni diventano sicuramente più chiare nel momento in cui si instaura un dibattito aperto e costruttivo con tutte le parti interessate, sulla base di analisi fondate sui fatti” – dichiara Stefan Gijssels, Vice President Communication & Public Affairs di Janssen EMEA, che ha lanciato il progetto a livello europeo – “Abbiamo iniziato chiedendo all’Economist di armonizzare i dati statistici con le tendenze e gli scenari possibili, per creare una base dalla quale potessero avere origine ulteriori discussioni e confronti che potrebbero a loro volta dare vita alle future scelte politiche”.

 

Il Rapporto realizzato recentemente dall’Economist Intelligence Unit ha avviato la propria riflessione, individuando:

  • 4 principali driver di costo: l’invecchiamento della popolazione e la conseguente cronicizzazione di molte patologie; il costo del progresso tecnologico; la crescente domanda di servizi da parte di pazienti sempre più informati ma che conducono stili di vita sempre meno salutari; l’inadeguatezza delle strutture di finanziamento e delle priorità esistenti rispetto alle necessità e richieste attuali.
  • 7 trend interconnessi: la progressiva crescita della spesa sanitaria, la razionalizzazione dell’assistenza sanitaria, la maggiore importanza dei Medici di Medicina Generale e delle politiche di prevenzione attraverso una più efficace promozione degli stili di vita salutari, maggiori e più trasparenti informazioni sanitarie, pazienti sempre più consapevoli e protagonisti, meno burocrazia e maggiore liberalizzazione delle professioni sanitarie.
  • 5 scenari identificabili: trionfo della tecnologia nella cura delle malattie croniche grazie anche all’ e-health; la necessità di un’Europa Unita e di un unico Servizio Sanitario paneuropeo; la medicina preventiva avrà la meglio sul concetto di “cura della malattia”; sempre maggiore attenzione ai soggetti più vulnerabili; privatizzazione dell’intero sistema sanitario.

 

Una serie di elementi, spiega Aviva Freudmann, che induce già, in prima battuta, a una considerazione di fondo: “Poiché l’esigua disponibilità di risorse pubbliche è lontana dall’incontrare la crescente domanda di salute in Europa, la presa in carico del modello di salute universale richiederà una razionalizzazione dei servizi di assistenza sanitaria e il consolidamento delle strutture sanitarie stesse”.

 

Sulla base del rapporto dell’Economist, l’indagine coordinata da Federico Spandonaro ha riportato, in base ai 5 scenari identificati, le opinioni di alcuni stakeholder.

 

LA VALUTAZIONE ITALIANA DEGLI SCENARI DELL’ECONOMIST

 

Il Futuro del Servizio Sanitario Nazionale: Protagonisti a confronto

 

1° Scenario: “Trionfo della tecnologia”

 

Secondo Silvestro Scotti – Vicesegretario Nazionale Federazione italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) questo scenario non solo è auspicabile ma necessario per il progetto di investimento e valorizzazione del territorio anche se, per il momento, appare abbastanza improbabile sia per problemi di tipo tecnico ed infrastrutturale (livello di copertura e velocità della rete propri del nostro paese rispetto ad altri in Europa), sia per la contraddizione che caratterizza la declinazione dell’Agenda Digitale in ambito sanitario. Se da un lato, infatti, l’implementazione tecnologica dovrebbe attingere a finanziamenti esterni al Fondo Sanitario, di fatto per quanto di competenza all’area convenzionata del territorio, tutta la sua realizzazione  ricade direttamente sul professionista e di conseguenza proprio sul Fondo Sanitario stesso.

 

Nonostante sia irrealistico pensare che l’Information Technology possa da sola sanare tutte le criticità della sanità italiana- sostiene Paolo Valcher – Direttore Sviluppo Mercato Sanità di Microsoft Italia, Membro di Confindustria Digitale – è, tuttavia, ragionevole supporre che sia in grado di supportarci nell’analisi e nel superamento dei problemi e nell’individuazione delle priorità per la loro risoluzione. Può, inoltre, essere un acceleratore per il cambiamento, in grado di aiutarci a rendere più snello il processo di cura, ridurre gli errori nonché i tempi di attesa e quelli di ospedalizzazione, gestendo allo stesso tempo anche la prevenzione. L’Information Technology è una condizione necessaria ma non sufficiente, che deve essere integrata nella cultura sanitaria ed essere parte integrante dei processi, potendo contare su una specifica competenza e cultura “digitale”. Ridurre oggi gli investimenti nella sanità elettronica non è la giusta soluzione, sarebbe preferibile, al contrario, individuare alcuni elementi fondamentali in grado davvero di migliorare i risultati e la sostenibilità dei progetti.

 

2° Scenario: Europa Unita

 

Cesare Cislaghi – Coordinatore scientifico delle attività e delle ricerche economico-sanitarie di Agenas si dichiara “scettico” riguardo allo scenario “Europa Unita”, almeno nel breve periodo, data la molteplicità ed estrema diversità dei singoli sistemi nazionali che compongono l’Unione Europea. Per quanto riguarda il servizio sanitario del futuro, da un punto di vista politico Cislaghi crede sia necessario definire i valori imprescindibili sui quali costruirlo e solo successivamente confrontarsi per la definizione delle singole scelte, sia di carattere politico che tecnico, più o meno efficaci per la sua realizzazione e declinazione concreta.

 

Per Francesco Moccia – Vice Segretario Generale di Cittadinanzattiva Onlus, invece, questo scenario non solo può essere auspicabile, ma anche plausibile. In un momento storico in cui si parla di Europa in termini prevalentemente negativi e buona parte della popolazione la ritiene una presenza “ingombrante”, più  finalizzata a “togliere” che a “dare”, Cittadinanzattiva lavora per favorirne il rafforzamento affinchè tutti i cittadini possano godere appieno i potenziali benefici ed i vantaggi. La questione cruciale è il rapporto tra universalità dei diritti e sostenibilità del sistema. Ma per Cittadinanzattiva deve essere mantenuto il dovuto ordine di priorità: l’universalità prima della sostenibilità. Continuare ad avere un servizio sanitario universale dovrebbe voler dire dare tre priorità alle politiche sanitarie: cronicità e non autosufficienza, ridefinizione dell’assistenza ospedaliera e dei servizi di emergenza del territorio, aggiornamento costante e periodico dei LEA. Per quanto riguarda la sostenibilità, è necessaria una chiamata alla responsabilità da parte di tutti, al fine di individuare le priorità, allocando qui, di conseguenza le risorse.

 

Per Annalisa Silvestro – Presidente della Federazione Nazionale Collegi Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari, Vigilatrici d’infanzia (IPASVI) lo scenario Europa Unita, sarà ineludibile, anche in considerazione del fatto che la libera circolazione dei professionisti sanitari necessita di una base di sistema di cui l’Europa deve prima o dopo dotarsi per garantirne la certificazione di professionalità e la valutazione delle competenze. Ciò indipendentemente dallo stato membro in cui il singolo professionista si è formato e dal quale proviene e a beneficio e garanzia  sia degli stessi professionisti, che dei cittadini-pazienti.

 

3° Scenario: “Prima di tutto il benessere”

 

Per Ignazio Marino – Senatore della Repubblica per il PD, la driving force del nostro secolo è in realtà l’aumento della speranza di vita che ha radicalmente cambiato la nostra società. L’unico modo per governare questi nuovi processi è intervenire sugli stili di vita. Tre sono le cose che andrebbero realizzate: prevedere l’introduzione nelle scuole elementari di un modulo didattico dedicato agli “stili di vita”; premiare chi tra la popolazione adulta persegue stili di vita salutari e  allo stesso tempo sanzionare gli stili di vita non sani. Marino sostiene che sia necessario avviare una seria politica di responsabilizzazione dei cittadini, che se vogliono continuare a godere di un Servizio Sanitario Universale, devono impegnarsi a cambiare le proprie abitudini scorrette, prevedendo qualora ciò non avvenga che paghino di tasca propria i danni che provocheranno a se stessi ed eventualmente agli altri, a causa di uno stile di vita non responsabile.

 

Anche Stefano Vella – Dirigente di Ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, ritiene che occorra fare comprendere ai cittadini che il costo per la collettività legato alla cura di patologie correlate con stili di vita sbagliati ricadono sulla disponibilità di altri servizi. Ma secondo Vella molto dipenderà da quanto impegno sarà posto nella prevenzione primaria e nell’efficacia degli strumenti di prevenzione secondaria. Bisogna cercare di mantenere le caratteristiche di universalità del nostro Sistema Sanitario. I costi per la salute sono in realtà degli investimenti. Occorrerà mettere in atto valutazioni corrette sul costo-beneficio dei diversi interventi e stabilire delle priorità. Il nostro Sistema Sanitario è tuttora un esempio per moltissimi altri Paesi. Il punto di criticità riguarda soprattutto l’esistenza di grandi diseguaglianze regionali, un fenomeno che non può più essere tollerato e che va combattuto, dando reale potere di coordinamento e indirizzo a livello centrale, ovviamente condividendo i percorsi con le regioni.

 

Per Cesare Cislaghi, Coordinatore scientifico delle attività e delle ricerche economico-sanitarie di Agenas, invece, non è possibile caricare di responsabilità i malati in funzione dei loro comportamenti, mentre è necessario fare in modo che la medicina diventi proattiva ed educativa: promuovere l’empowerment, ovvero il fatto che le persone prendano coscienza dei propri problemi deve essere uno degli obiettivi della medicina territoriale di base.

 

4° Scenario: “Attenzione alle vulnerabilità”

 

La tutela delle vulnerabilità rappresenta, secondo Paola Binetti – Deputata di Scelta Civica, il principio costitutivo del “Sistema Sanità”, dal momento che è ciò che dà la struttura e sostanza al lavoro in questo ambito: il Sistema Sanitario Nazionale nasce per prendersi cura dei più deboli, degli indigenti, degli ammalati. Quando si parla di vulnerabilità, per Binetti, ci si riferisce sostanzialmente a politiche selettive, di priorità e decisioni che, se da una parte includono, dall’altra necessariamente escludono. Per questo motivo, c’è necessità più che mai di scelte nitide e della chiarezza necessaria per definire quanto e dove investire: nella prevenzione, nell’intervento clinico, nell’assistenza e nella riabilitazione. Questo è lo schema che va perseguito, non si può pensare a un modello che punti solo alla prevenzione a scapito dell’assistenza per i pazienti acuti o per quelli che richiedono interventi di alta tecnologia.

 

Roberto Manzato – Direttore Vita e Danni non auto di ANIA, si dichiara “pessimista” riguardo a questo scenario, poichè la Politica, soprattutto nelle Regioni economicamente più depresse, sarebbe posta di fronte all’angoscioso dilemma di scegliere i destinatari delle risorse – sempre più scarse – da allocare.

 

5° Scenario: “Laissez – Faire”

 

Per Aldo Ancona – Dirigente Responsabile della Delegazione di Roma della Regione Toscana, questo scenario, che prevede una completa privatizzazione del Servizio Sanitario, è uno tra i più probabili, nonostante lo ritenga il meno auspicabile. E’ indubbio che la Sanità pubblica italiana sia stata in grado nel corso della propria storia di superare molteplici sfide, ma secondo Ancona il sistema è destinato ad andare in crisi per la continua riduzione e contrazione delle risorse oggi disponibili.

 

E’ evidente, sostiene Vincenzo Panarella – Presidente della Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private, che l’Italia abbia un patrimonio umano, professionale, strutturale e tecnologico che rappresenta, con molta probabilità la prima industria nazionale – quella della Salute – che andrebbe da tutti tutelata. Se non si sarà in grado di invertire il trend che ci vede retrocedere, sarà necessario fare i conti con la concreta possibilità che l’attuale Sistema non potrà più permettersi, quell’universalismo che tutti naturalmente condividiamo e apprezziamo.

 

Per Gabriele Pellissero – Presidente dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata, lo scenario prospettato dall’Economist prospetta un dualismo (pubblico/privato) non condivisibile, come l’ipotesi di una gestione di sistema totalmente privata. L’alternativa non è tra abbandonare le popolazioni al proprio destino o gestire da parte della Politica ogni minimo particolare, al contrario, il principio della tutela generale e universale è ancora parte del DNA europeo. Esistono, infatti, processi di governo in cui il pluralismo, la competizione regolata, la possibilità di introdurre opzioni diverse, non è assolutamente incompatibile con quello che è invece un livello di copertura garantito a tutti.

Riflettendo sul futuro a medio termine del Sistema sanitario del nostro Paese, Pelissero sostiene che una strada possibile sia quella di aumentarne la competizione in modo virtuoso e positivo, riducendo gli spazi di inefficacia.

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