AIDS, secondo l’ICGEB per combattere il virus bisogna svegliarlo dalla latenza e poi annientarlo coi farmaci

0
HIV


Risvegliare il virus HIV-I dormiente grazie all’arsenico e, prima che possa fare danni, ucciderlo. Puo’ sembrare la trama di un giallo applicata alla genetica ma e’ invece la nuova strada che potrebbe aprirsi nella lotta all’AIDS, grazie a uno studio realizzato al Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie nell’AREA Science Park di Trieste, pubblicata questa settimana dalla rivista Cell Host & Microbe.virus_HIV

La ricerca, condotta da Marina Lusic, Bruna Marini e altri ricercatori del Gruppo di Medicina Molecolare dell’ICGEB diretto da Mauro Giacca, insieme a Roberto Luzzati, del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Trieste, dimostra in che modo il virus, una volta integrato nel DNA dei pazienti infettati, entri in uno stato di latenza funzionale, che lo rende insensibile alle terapie. In particolare, i ricercatori triestini hanno scoperto che la replicazione di HIV-1 viene spenta da alcuni corpuscoli presenti nel nucleo, costituiti da una proteina chiamata PML. Lo studio ha appurato che, distruggendo la proteina PML, la replicazione di HIV-1 puo’ riprendere riattivando, cosi’, la sensibilita’ del virus ai farmaci.

La riattivazione avviene in un modo sorprendentemente semplice, trattando le cellule infettate con l’arsenico, un farmaco gia’ in uso nella medicina tradizionale cinese.

Composti a base di arsenico potrebbero quindi essere usati per una strategia di terapia chiamata ”shock and kill”, che prevede, appunto, di stimolare i virus latenti (shock) e quindi riattivarli per poi eliminare (kill) tutte le cellule che albergano il genoma virale, usando i farmaci oggi gia’ a nostra disposizione.

”Siamo davvero entusiasti di questa nostra scoperta, considerate specialmente le possibile implicazioni terapeutiche collegate ad essa – sottolinea Marina Lusic -.

Il meccanismo che abbiamo delucidato spiega le basi molecolari della cosiddetta ‘latenza’ di HIV, fenomeno implicato nell’impossibilita’, ad oggi, di curare farmacologicamente la malattia. La proteina che abbiamo scoperto, responsabile del mascherarsi di HIV all’interno del genoma della cellula infettata, potrebbe diventare in futuro un facile bersaglio terapeutico di farmaci che attualmente sono gia’ in clinica per il trattamento di alcuni tipi di leucemia. Tuttavia, ulteriore e approfondita sperimentazione clinica e pre-clinica e’ ancora necessaria prima di estendere ai pazienti i benefici che la molecola da’ a livello cellulare in vitro”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *