Al Tatarella di Cerignola innovative tecniche di lifting urogenitale guariscono l’incontinenza urinaria e il prolasso genitale
L’urologia del Tatarella è all’avanguardia e centro di riferimento per la Puglia per la cura di questi disturbi che colpiscono in Italia circa 5 milioni di donne over 40.
Se fino a qualche anno fa, in Puglia e nel Sud, per curare una malattia si pensava subito a viaggi verso grandi centri del nord Italia, oggi è possibile curarsi nella propria città o regione grazie alla realizzazione di reparti di eccellenza in molti ospedali del Mezzogiorno.Tra questi l’unità operativa di urologia dell’ ospedale Giuseppe Tatarella di Cerignola ( BA ) diretta dal dottor Giovanni De Ceglie tra i centri di eccellenza in Puglia per il trattamento risolutivo – con nuove metodiche di lifting urogenitale – dell’incontinenza urinaria e del prolasso genitale.
“Moltissime donne”, dice il dottor Giovanni De Ceglie, “subiscono per anni questi disturbi e si rassegnano ai pannolini perché non sanno che ora esistono avanzati e definitivi interventi di chirurgia mininvasiva a carico del Sistema Sanitario Nazionale, quindi gratis per la paziente. Ricordo anche che il nostro ospedale, grazie alla sensibilità del nuovo direttore generale dottor Attilio Manfrini, negli ultimi anni ha portato a livelli di eccellenza non solo le prestazioni mediche e chirurgiche ma anche l’accoglienza nei confronti delle degenti”. “L’incontinenza urinaria e il prolasso urogenitale”, spiega il dottor De Ceglie, “colpiscono circa 5 milioni di donne italiane dai 35 anni in su e sono tra i problemi femminili più frequenti. Nonostante la diffusione di queste patologie, che con ansia, depressione, tendenza a isolarsi per il timore di improvvise perdite di urina, e nel caso del prolasso perdite vaginali e sanguinamenti, incidono pesantemente sulla qualità di vita, sui rapporti sociali, sull’intesa di coppia e sulla sessualità, solo una minoranza riesce a vincere vergogna e imbarazzo per rivolgersi al medico; le altre donne si rassegnano ai pannoloni.
L’incontinenza e il prolasso oggi possono invece essere risolti definitivamente con innovative tecniche chirurgiche mininvasive made in USA di lifting urogenitale, disponibili ora anche nel nostro Paese. Queste tecniche sono in uso al Tatarella di Cerignola. La metodica per l’incontinenza urinaria da sforzo si chiama Miniarc e prevede l’applicazione per via vaginale di una sling (retina in polipropilene), che posta sotto all’uretra risolve il disturbo effettuando un vero e proprio restyling del pavimento pelvico. Le retine non agiscono solo da supporto ma intervengono anche nei processi di riparazione biologica, favorendo una sintesi del collageno, la proteina necessaria per la cicatrizzazione ottimale dei tessuti. I vantaggi rispetto ai “vecchi” interventi invasivi, come la colposospensione, che richiedeva incisione addominale, anestesia generale, ricovero e convalescenza prolungati, sono l’efficacia dell’90%, la brevità degli interventi – circa 30- 40 minuti -, il ricorso al day hospital con solo anestesia locale o locoregionale e il recupero con ritorno alle normali attività entro una settimana. L’incontinenza urinaria da sforzo nella donna, che si manifesta a seguito di un piccolo sforzo come un colpo di tosse, uno starnuto, il sollevamento di una borsa o un esercizio fisico, è causata principalmente dalle gravidanze e dal parto. Altre cause sono: menopausa, prolasso genitale, età, tosse cronica, fumo, stipsi, attività pesanti e sportive ed esiti di chirurgia pelvica”.
“Il prolasso genitale”, precisa l’esperto, “consiste nell’abbassamento dalla sede naturale e talvolta fuori dall’introito vaginale di una o più strutture pelviche – utero , vescica e retto – e riguarda 3 donne su 10 dopo i 50 anni. Spesso si associa all’incontinenza urinaria. Le cause sono le stesse dell’incontinenza. La nuova metodica di lifting genitale per il prolasso si chiama Elevate e si basa sull’uso di una retina in polipropilene (mesh), che inserita attraverso la vagina sostituisce il supporto originario danneggiato del pavimento pelvico (l’insieme di muscoli e legamenti che sostiene gli organi genitali) con un’efficacia del 90%. Rispetto agli interventi invasivi tradizionali associati all’isterectomia (asportazione dell’utero), che prevedono la ricostruzione del pavimento pelvico con le sue strutture fasciali preesistenti spesso indebolite e causa di recidive nel 20–30% dei casi (1 donna su 5 ripresenta il problema e deve sottoporsi ad un altro intervento), la nuova tecnica consente di non asportare sempre l’utero quando questo è sano , ha un basso rischio di recidive – 4% – e si può effettuare in anestesia spinale, il che consente una rapida ripresa. L’incontinenza urinaria e il prolasso genitale”, sottolinea il dottor De Ceglie ,”continuano a rimanere patologie “nascoste” a causa di una scarsa informazione alle pazienti, che possono invece risolvere definitivamente questi disturbi come dimostrano i risultati della nuova chirurgia mininvasiva. La donna può ritrovare la sua integrità fisica e soprattutto la sua femminilità”.
Conclude il dottor De Ceglie: “La nostra Unità operativa complessa conta su 15 posti letto per i degenti, effettuiamo 2mila visite ogni anno e 600 interventi chirurgici, avvalendoci delle più aggiornate e sicure opzioni terapeutiche, le stesse che si eseguono nei grandi ospedali nazionali. Trattiamo a livello di eccellenza oltre alle patologie del pavimento pelvico femminile anche l’incontinenza urinaria maschile, con impianto di sfintere artificiale, e l’impotenza post prostatectomia con l’impianto di innovative protesi peniene di nuova generazione ( AMS 700 ) che consentono all’uomo il ritorno a una normale sessualità”.