Dolore: al via IMPACT 2013. Legge 38, un modello per l’ONU, ma in Italia restano gap da colmare
Nodi problematici ancora da risolvere per garantire in tutta Italia un’appropriata gestione del paziente con dolore. Ne parlano in questi giorni esperti e Istituzioni riuniti ad IMPACT proactive 2013. Tra gli argomenti trattati: il rischio d’abuso legato ai farmaci oppioidi, che in Italia risulta inesistente. E all’estero la Legge 38 è considerata “un esempio di strategia ben bilanciata”. L’80% della popolazione mondiale non ha accesso a un adeguato trattamento del dolore; l’Ufficio ONU contro Droga e Crimine, nella revisione della Model Law per garantire in tutti i Paesi aderenti l’accesso alle terapie analgesiche e la prevenzione dell’illegalità, si ispira proprio alla normativa made in Italy.
Firenze, 28 giugno 2013– La Legge 38/2010 ha posto il nostro Paese all’avanguardia a livello internazionale. In patria, tuttavia, la normativa è ancora distante dai cittadini che dovrebbe tutelare e gli sforzi profusi per darle vita rischiano di essere vanificati, se non si pone rimedio al gap di conoscenze che interessa la maggior parte della classe medica e alle lacune organizzative nell’assistenza al paziente che soffre. Questo il messaggio d’apertura della V edizione di IMPACT proactive, gli Stati Generali della lotta alla dolore che oggi e domani, a Firenze, riuniscono Ministero della Salute, Regioni, oltre 65 Società Scientifiche, Associazioni e Fondazioni, per valutare lo stato di attuazione della Legge 38 ma soprattutto per definire le azioni da mettere in campo al fine di garantire ai citta dini cure adeguate ed efficaci su tutto il territorio nazionale.
“Il titolo scelto per l’edizione 2013 di IMPACT, ‘Closing the gap’, rispecchia l’intenzione di affrontare i nodi problematici irrisolti nella gestione del paziente con dolore, oncologico e non”, evidenzia Gian Franco Gensini, Presidente del Comitato Scientifico Impact proactive e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze. “Occorre colmare il gap esistente fra le Regioni che hanno recepito quanto previsto dalla Legge 38 – individuando i centri HUB e SPOKE integrati con l’attività dei medici di famiglia – e quelle che invece non lo hanno ancora fatto. È necessario ridurre il divario fra gli esperti della nostra Assembleadi IMPACT, profondi conoscitori della recente normativa, impegnati per una sua corretta applicazione, etutti queglioperatori sanitari “non responder”. Molti clinici, pur gestendo patologie con dolore, non eseguono una sua diagnosi appropriata o non si aggiornano sull’argomento con la stessa sollecitudine che dimostrano per altre tematiche. All’interno di diversi reparti ospedalieri si procede alla diagnosi e alla misurazione del dolore, ma solo come vincolo burocratico cui attenersi. Bisogna quindi colmare un ampio gap di conoscenza, sensibilità e coinvolgimento umano-professionale da parte della maggioranza degli operatori sanitari”.
Passaggio fondamentale prima di poter discutere che cosa resti ancora da fare, è l’analisi degli ultimi risultati positivi messi a segno. “Un apposito Decreto del Ministro della Salute ha recentemente istituito la disciplina delle cure palliative con le relative materie equipollenti”, spiega Guido Fanelli, Presidente della Commissione ministeriale Terapia del Dolore e Cure Palliative, “padre” della Legge 38 e per questo recentemente insignito dalla Presidenza della Repubblica della Medaglia d’argento al merito della sanità pubblica.“Ciò significa che si potrà finalmente avere un primariato di cure palliative in ambito ospedaliero. Il 13 giugno scorso, inoltre, si è svolto il primo tavolo tecnico sulle tariffe per la terapia del dolore e le cure palliative, con la partecipazione di esperti del Minis tero della Salute, del Ministero dell’Economia e di rappresentanti delle Regioni appositamente nominati. Altro importante fronte su cui stiamo lavorando è quello delle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), affinché venga indicato al loro interno se il paziente è stato sottoposto o meno a terapia del dolore e se il trattamento è stato efficace”.
“Quasi tutte le Regioni – continua Fanelli – hanno istituito le Commissioni per le reti di terapia del dolore e cure palliative; alcune hanno già recepito l’intesa Stato-Regioni del 25 luglio 2012 sui requisiti minimi per l’accreditamento di Hub e Spoke. Molto significativo che la Lombardia, con delibera regionale dello scorso 31 maggio, abbia stabilito che lo sviluppo della rete di cure palliative all’interno degli ospedali sia uno dei criteri con cui valutare l’operato dei Direttori Generali. Infine, un importante riconoscimento a livello internazionale che ci rende molto orgogliosi: l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine ha preso spunto proprio dalla nostra Legge 38/2010 per la revisione di una Model Law che garantisca l’accesso dei pazienti ai farmaci oppioidi e, a l tempo stesso, prevenga i fenomeni di illegalità legati a queste sostanze”.
Uno degli argomenti di cui si è discusso nel corso della prima giornata di IMPACT 2013 è stato proprio il rischio d’abuso legato ai farmaci oppioidi. A questo proposito, dagli Stati Uniti giungono notizie allarmanti, ma in Italia questo rischio è pressoché inesistente. Anche a livello globale il vero problema è che l’80% della popolazione mondiale, inclusi oltre 5 milioni di pazienti oncologici terminali, non ha accesso a un adeguato trattamento del dolore. Inoltre, in circa 150 Paesi la morfina non è disponibile e il 93% dei consumi di questo farmaco si registra nei Paesi benestanti, ma è nei Paesi in via di sviluppo che avviene il 70% delle morti da cancro.
Il quadro aggiornato del problema lo ha delineato Gilberto Gerra, dell’Ufficio ONU contro la Droga e il Crimine (UNODC), tra i relatori del workshop: “Le Convenzioni Internazionali sui Narcotici e le Sostanze Psicotrope definiscono ‘indispensabili’ ifarmaci sotto controllo, quando siano usati in modo appropriato per scopi medici e scientifici. Non si tratta, dunque, di sostanze proibite, ma di medicine sotto controllo medico,essenziali per alleviare la sofferenza. Un gran numero di barriere legali e culturali ha reso questi farmaci indisponibili in molti Paesi e, in contrasto, la mancanza di regole e di stretto monitoraggio ha favorito l’abuso in altre aree del mondo”.
Gerra ha illustrato a Impact quanto promosso recentemente dal’ONU su questo fronte:“United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC) ha lanciato un nuovo programma atto a promuovere la disponibilità e l’accesso alle sostanze controllate per scopi medici, in particolare i farmaci per la terapia del dolore. L’approccio italiano, realizzato a seguito della Legge 38, è considerato un esempio di strategia ben bilanciata, realmente orientata alla tutela della salute e a evitare ogni forma di abuso. Come riportato dalla letteratura scientifica, a facilitare e indurre aree di abuso e ‘misuso’ per un farmaco controllato è proprio la ridotta o inesistente disponibilità per coloro che ne hanno oggettiva necessità e la mancata assunzione di responsabilità da parte dei medici e del sistema sanitario nel ge stire con serietà tale farmaco.La revisione della Model Law per la parte che concerne l’accesso ai farmaci sotto controllo per uso medico è già stata presentata in marzo alla Commission on Narcotic Drugs (CND 2013). Il programma UNODC– ha concluso Gerra –prevede anche un progetto pilota di formazione sui farmaci per il dolore in Ghana, in cooperazione con Union for International Cancer Control (UICC) e la creazione di un comitato a Vienna”.