Ernia: nuove soluzioni in regime ambulatoriale e tecniche riparatorie

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Dal XXXV Congresso dell’European Hernia Society emerge un’identità di approccio sulle linee guida della riparazione delle ernie addominali che privilegia la minor invasività e il regime ambulatoriale con dimissione immediata

Si è appena concluso il “XXXV Congresso dell’European Hernia Society”, svoltosi in Polonia, in cui è emersa un’identità di approccio sulle linee guida della riparazione delle ernie addominali.

Diverse le soluzioni su cui gli esperti si sono detti d’accordo: una di queste è il regime ambulatoriale, in cui la tecnica ideale per le ernie semplici è risultata essere per tutti “anestesia locale – rete – regime ambulatoriale – get up& go, ossia dimissione immediata del paziente”, privilegiando la minor invasività di questo approccio.
L’altra tendenza emergente è la gestione di casi complessi come, per esempio, la ricostruzione della parete addominale post-partum, con un approccio polispecialistico che vede il chirurgo addominale operare insieme al chirurgo plastico.

«In linea generale – spiega il prof. Giampiero Campanelli, eletto nuovo Presidente per l’Europa dell’EHS, e che ha al suo attivo oltre 5.000 interventi d’ernia addominale – la tecnica mini-invasiva open, essendo meno invasiva e non richiedendo l’anestesia generale, ha maggiori probabilità di successo; difficilmente va incontro a complicanze, e l’anestesia locale, lasciando il paziente vigile, gli permette di interagire col chirurgo».

«Il perfetto isolamento dei nervi della regione – prosegue Campanelli – poi, è senz’altro una condizione per prevenire il dolore post-operatorio, ma rientra nella sfera delle abilità del chirurgo e così pure la capacità di capire quali tipi di scelte fare per ciascun paziente per garantire a tutti la miglior “Tailored Surgery” possibile in base alle tecniche e ai presidi disponibili. Un criterio sul quale non possiamo abbassare la guardia, persino in tempi di Spending Review, è la qualità dei presidi e degli standard di sicurezza d’intervento, ne va della salute di ciascuno. Senza contare che dover re-intervenire su un paziente già operato è sempre più complicato che operare una prima volta e richiede attenzioni, competenza e cura ancora maggiori da parte del chirurgo e della sua equipe per minimizzare i rischi legati all’intervento, primo fra tutti proprio il dolore cronico post-operatorio».

Altra novità sono i trials clinici sulle nuove protesi per la riparazione delle ernie.
Proprio il prof. Giampiero Campanelli parteciperà  a un trial per verificare l’efficacia nel tempo delle nuove protesi “octopussy” e “freedom”, le protesi di ultima generazione, sempre più flessibili e leggere che si muovono con la muscolatura addominale rendendo più naturale la contrazione muscolare dopo un intervento d’ernia.
«Esistono oggi molti tipi di reti e di intervento che, a seconda delle caratteristiche fisiche del paziente e dell’anatomia chirurgica e a seconda del tipo di ernia, può essere condotto in laparoscopia o a cielo aperto, con anestesia locale o generale, con tecnica di sutura standard o “sutureless” – spiega il prof. Campanelli – Diverse dunque le variabili di cui tenere conto. Certo un nuovo obiettivo a cui dobbiamo mirare è  la realizzazione di protesi sempre più DINAMICHE (proprio nel senso che assecondano il movimento naturale della muscolatura) e sempre più LEGGERE (si punterà sempre più sulla diminuzione del peso, inteso come compressione della protesi sui tessuti muscolari). I vantaggi per il paziente? riduzione delle complicanze post operatorie (in media,  dopo un intervento d’ernia, si riopera nuovamente il paziente addirittura nel 30% dei casi a causa delle complicanze) grazie a minor compressione dei nervi coinvolti nella regione addominale e miglior processo di cicatrizzazione».

L’ernia, di qualunque natura si tratti, non deve dunque più spaventare, e la possibilità di poter tornare alla vita di sempre in tempi sempre più rapidi può far decidere anche chi ha sempre rimandato un’operazione che, come si è visto, è oggi più semplice.

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