Protesi retinica fotovoltaica ridona la vista ai ratti

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Grazie all’impianto di sensori fotovoltaici è possibile ripristinare la sensibilità alla luce in ratti con retina danneggiata e non più funzionale. Lo dimostra una nuova sperimentazione che ha misurato la risposta neuronale della corteccia visiva nei roditori con questa protesi. I buoni risultati dei test e la facilità d’impianto fanno sperare in un ulteriore sviluppo della protesi, per ovviare anche nell’essere umano alla perdita della vista dovuta alla retinite pigmentosaretina_fotovoltaica

Ratti a cui sono state impiantate retine artificiali mostrano una risposta visiva alla luce: è questo il risultato descritto ottenuto da Yossi Mandel della Stanford University e colleghi dell’Università di Strathclyde a Glasgow, nel Regno Unito, descritto sulla rivista “Nature Communications”.

Negli ultimi anni, le protesi fotovoltaiche visive hanno conosciuto un notevole sviluppo. Si tratta di dispositivi progettati per ripristinare la vista nei casi in cui il difetto visivo è proprio nella funzionalità della retina, compromessa per esempio dalla retinite pigmentosa. Questa malattia progressiva e di origine genetica colpisce l’epitelio pigmentato retinico o i fotorecettori, e procede riducendo dapprima la capacità di adattamento al buio, poi la visione periferica e infine quella centrale.

L’attuale assenza di una cura per la retinite pigmentosa ha stimolato la ricerca sullo sviluppo di protesi cosiddette “fotovoltaiche”: il processo di funzionamento di base è infatti lo stesso dei pannelli per l’energia solare, perché si tratta di convertire la radiazione luminosa in un segnale elettrico, stimolando il nervo ottico. I risultati più incoraggianti sono stati raggiunti con la dimostrazione che questi dispositivi sono in grado di stimolare il tessuto retinico. Tuttavia, l’efficacia nel restituire la capacità visiva non era mia stata verificata finora.

Per valutare il grado di recupero della capacità visiva, Mandel e colleghi hanno impiantato sensori fotovoltaici sensibili alla radiazione infrarossa nello spazio sub-retinico in ratti con una degenerazione retinica e hanno poi registrato le risposte neuronali della corteccia visiva, i cosiddetti potenziali evocati visivi (VEP), alla stimolazione con impulsi nell’infrarosso.

Dalle misurazioni con differenti dimensioni dei pixel (280, 140 e 70 micron) è risultato che le risposte della corteccia visiva possono essere evocate nei ratti in risposta alla stimolazione infrarossa. Le caratteristiche del VEP misurato nei test sono del tutto simili a quelle della stimolazione visiva in ratti normali, con una intensità proporzionale all’irradiazione di picco e alla durata degli impulsi infrarossi, ma con un tempo di latenza inferiore.

Il dispositivo inoltre è modulare e consente dei aumentare agevolmente il numero di pixel. I buoni risultati delle misurazioni uniti alla facilità dell’impianto fanno ben sperare per un ulteriore sviluppo di questo tipo di protesi retinica.

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