Tumore del pancreas: fumo e cibi grassi concause che aumentano incidenza
Alimentazione grassa, fumo, alcol: gli stili di vita sballati sono i principali alleati del cancro al pancreas, che sta conoscendo negli ultimi anni un allarmante incremento in Italia e in generale nei paesi sviluppati, con il 5 per cento in piu’ di incidenza (e di mortalita’) ogni anno.
E’ l’allarme lanciato da Stefano Cascinu, Direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’Universita’ di Ancona e presidente dell’associazione italiana di oncologia Aiom, nel corso del congresso mondiale Asco di Chicago. “Purtroppo – spiega l’oncologo – il tumore del pancreas e’ difficilissimo da diagnosticare precocemente, e quando lo si fa, anche se e’ ancora minuscolo, in genere ha gia’ prodotto metastasi, soprattutto al fegato e al peritoneo. Per questo sostanzialmente incidenza e mortalita’ coincidono”. Gli stili di vita sbagliati causano il 70 per cento di casi di questo tumore particolarmente letale: per questo, avverte Cascinu, “sarebbe fondamentale promuovere campagne di sensibilizzazione della popolazione. Anche perche’ il tumore pancreatico e’ uno dei pochi di cui registriamo un aumento costante dell’incidenza anno dopo anno”. Intanto, pero’, buone notizie arrivano dal fronte della ricerca: proprio all’Asco di Chicago e’ stato presentato uno studio su un farmaco, Nab-paclitaxel, che insieme al chemioterapico gemcitabina ha dato per la prima volta dopo molti anni significativi vantaggi nella cura del cancro al pancreas. “Sono 20 anni – conferma Cascinu – che siamo fermi con le terapie, senza progressi evidenti. Ora per la prima volta vediamo uno studio positivo, che dimostra un aumento della sopravvivenza”. Il farmaco viene avvolto da una sorta di “guscio” di albumina, sostanza di cui le cellule tumorali sono ghiotte: in questo modo puo’ piu’ facilmente entrare nel tessuto tumorale per poi agire contro il tumore stesso, un classico meccanismo “Cavallo di Troia”. I dati dello studio parlano chiaro: aumento del 59 per cento della sopravvivenza a un anno (35 contro 22 per cento) e raddoppio della sopravvivenza a due anni (9% contro 4%) rispetto alla sola gemcitabina, con una riduzione del tumore nel 23 per cento dei pazienti contro 7 per cento.