Melatonina per la fibromialgia: l’ormone che sortisce effetti antidolorifici sulla patologia
Alcuni dati suggeriscono che l’ormone possa avere un effetto antidolorifico utile nella «misteriosa» patologia
La fibromialgia è una delle forme più comuni di dolore cronico. Eppure delle sue cause si sa davvero poco e ancor meno si sa come curarla, ma oggi alcuni dati sembrano indicare che un po’ di sollievo potrebbe arrivare da un antidolorifico un po’ speciale, la melatonina: l’ormone che aiuta a dormire meglio e viene usato contro il jet-lag, infatti, sembra in grado di ridurre il dolore connesso alla malattia.
DOLORE – Le sperimentazioni cliniche condotte sull’argomento non sono molte perciò ancora non ci sono certezze ma solo ipotesi promettenti, come spiega Rita Rezzani del Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università di Brescia, che da tempo studia le proprietà meno note della melatonina: «L’ormone è stato studiato in modelli animali e sull’uomo, ottenendo risultati incoraggianti: riduce il dolore dopo choc elettrico, calore, lesioni chimiche e meccaniche negli animali, nell’uomo si è osservato un beneficio in casi di emicrania a grappolo, cefalea, sindrome dell’intestino irritabile. Sulla fibromialgia le sperimentazioni cliniche condotte sono poche e riguardano un numero ridotto di pazienti, ma i dati raccolti anche se preliminari sono interessanti: la melatonina sembra ridurre i dolori debilitanti provocati dalla fibromialgia, soprattutto se viene assunta per più di sette mesi». In genere la melatonina viene presa alla sera, prima di andare a letto, anche per i pazienti con fibromialgia: oltre a ridurre il dolore, l’ormone aiuta a migliorare il ciclo sonno/veglia.
FARMACI – I vantaggi, se l’effetto antidolorifico fosse confermato da ricerche su scala più ampia, sarebbero numerosi: «La melatonina, prodotta anche dal nostro organismo, non provoca significativi effetti collaterali – spiega Rezzani -. Inoltre, sembra in grado di ridurre quelli dovuti alla somministrazione dei farmaci analgesici». Gli antidolorifici che i pazienti sono costretti a usare per trovare un po’ di sollievo, soprattutto alla lunga, possono provocare infatti conseguenze negative, per esempio sull’apparato gastrointestinale. Così, avere a disposizione una molecola che sia efficace nell’alleviare il dolore ma sia soprattutto sicura è un obiettivo primario. La melatonina potrebbe forse riuscirci e sarebbe un candidato ideale: prodotta naturalmente dall’uomo, in quantità che diminuiscono all’aumentare dell’età, possiede innumerevoli effetti benefici nel nostro organismo. «Essenziale per la regolazione dei ritmi biologici stagionali e circadiani, la melatonina migliora il sonno, ha proprietà sedative, ansiolitiche, antiossidanti e antiaging: ritarda infatti lo sviluppo e la progressione di alterazioni che compaiono durante l’invecchiamento fisiologico – osserva Rezzani -.
La melatonina peraltro è contenuta in alcuni alimenti come il vino e l’olio extravergine d’oliva, tanto che si ipotizza che parte degli effetti positivi della dieta mediterranea siano da ascrivere anche a questo ormone». Una molecola dalle mille qualità, ma per conoscere meglio i suoi effetti biologici e capire come e per chi potrebbe essere davvero utile occorre proseguire e approfondire gli studiAlcuni dati suggeriscono che l’ormone possa avere un effetto antidolorifico utile nella «misteriosa» patologia
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