Depressione e bipolarismo non sono due nomi dello stesso disturbo

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Ricercatori rivelano le differenze cerebrali nei casi di disturbo bipolare e depressione che, a torto, sono spesso confusi l’uno con l’altra. Questa possibilità di diagnosticare in tempi ragionevoli e con accuratezza la qualità del disturbo può permettere trattamenti adeguati, nonché salvare vite umane.

Un nuovo studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry e condotto dai ricercatori dell’Università di Pittsburgh dimostra come in realtà depressione e disturbo bipolare non solo siano due patologie diverse, ma presentano anche differenze a livello cerebrale.
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A differenza della depressione, dove la persona si trova quasi sempre in uno stato di melanconia, il disturbo bipolare è caratterizzato da sbalzi d’umore eclatanti che vanno dall’umore più nero o depresso all’umore eccessivamente alterato, quasi esaltato, con facilità all’irritabilità.
Una delle maggiori difficoltà per chi soffre di questo disturbo è la diagnosi: spesso infatti non è identificato correttamente e confuso con la depressione.

Secondo le stime attuali, soltanto un paziente su cinque ottiene una diagnosi corretta, e prima di vedere riconosciuta questa malattia possono anche passare dieci anni.
Tra i diversi motivi per questa difficoltà di diagnosi gli esperti ritengono vi possa essere un difetto di comunicazione tra paziente e medico: per esempio, il paziente in fase “positiva” può considerare questa come normale e non riferire al medico l’alternarsi degli sbalzi d’umore e l’eccessiva esaltazione, o fase maniacale, vissuta in quel momento.

«Diagnosi precoci e più accurate possono fare un’enorme differenza per i pazienti e le loro famiglie, e possono anche salvare vite umane – spiega Jorge Almeida, professore di psichiatria e autore principale dello studio – Questo è un risultato molto promettente che mette in evidenza l’utilità delle neuroimaging per aiutare a identificare i marcatori biologici associati con le differenti condizioni di salute mentale».

Per il loro studio i ricercatori hanno reclutato 54 donne, di cui 18 con disturbo bipolare, 18 con depressione unipolare (o disturbo depressivo maggiore) e 18 sane che avrebbero fatto da gruppo di controllo.
Tutte le partecipanti sono poi state sottoposte a una serie di esami clinici, tra cui una nuova tecnica di imaging chiamata “Arterial Spin Labelling” che può misurare in modo non invasivo il flusso sanguigno nelle regioni del cervello associate con la depressione. Un altro metodo analitico chiamato “Pattern Recognition Analysis” ha permesso ai ricercatori di individualizzare differenze cerebrali per ogni singola persona.
Al termine dei test, i ricercatori hanno scoperto che la misurazione del flusso sanguigno è in grado di identificare con l’81% di accuratezza la presenza di depressione unipolare o la presenza di depressione bipolare.

«Questi risultati suggeriscono che noi potremo un giorno essere in grado di prevedere il comportamento bipolare futuro nei giovani adulti che non hanno mostrato alcun sintomo, il che garantisce un trattamento precoce e più accurato. I ricercatori dovranno ora testare queste nuove tecnologie in un campione più ampio e in uno studio multi-centrico», conclude il dottor Almeida.

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