Anziani e fratture di femore: in Toscana 7000 ricoveri all’anno. Ad Arezzo il progetto “OrtoGeriatria” per gestire la problematica al meglio

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Ricovero presso l’UO di Medicina Interna e Geriatria e intervento chirurgico presso l’Ortopedia. All’Ospedale San Donato di Arezzo, grazie al progetto “Orto-Geriatria” la presa in carico dei pazienti anziani con frattura ossea è “multidimensionale”. Una risposta virtuosa a una vera emergenza sanitaria: fino al 30% dei pazienti con frattura di femore muoiono entro un anno dal trauma. Fondamentale un’adeguata gestione del dolore: nei pazienti geriatrici particolarmente indicate le nuove associazioni di oppioidi. 

Arezzo, 6 settembre 2013 – L’incidenza di frattura del femore negli anziani della USL 8 di Arezzo è di circa 650 episodi all’anno, con percentuali di ricovero e successivo intervento chirurgico intorno al 95%. Con l’obiettivo di fornire una risposta specifica alle esigenze di questi pazienti e gestire nel modo più appropriato il problema, presso l’Ospedale San Donato è stato attivato il progetto Orto-Geriatria. Si tratta di un percorso in cui il paziente geriatrico con frattura ossea viene ricoverato nei letti funzionali della U.O.S. di Ortogeriatria e gestito in comanagement dall’Unità Operativa di Medicina Interna e Geriatria e da quella di Ortopedia; la dimissione viene poi fatta sempre dalla Ortogeriatria, che ha anche il compito di seguire il paziente nella fase di follow-up. Il progetto si inserisce nell’ambito di quanto stabilito dal Piano Sanitario Regionale, che pone l’obiettivo di operare i pazienti con frattura di femore entro le 48 ore dal ricovero per almeno il 67,7% dei casi, al fine di ridurre la mortalità e la morbilità legate a tale problematica.

La frattura di femore è ormai considerata una vera e propria epidemia. In Toscana ogni anno i ricoveri nella popolazione over 64 sono circa 7.000, pari a un tasso di 7,8 ricoveri per 1.000 ultra 64enni, di cui il 22% tra gli uomini e il 78% tra le donne. In tutta Italia le fratture di femore sono state calcolate in circa 78.000 nel 2002 e in oltre 91.000 nel 2008, con un incremento superiore a qualsiasi altra malattia. I fattori alla base del problema sono molteplici, come illustra Mario Felici, Direttore U.O. Medicina Interna e Geriatria dell’Ospedale San Donato, tra i responsabili del progetto: “La prima causa è la fragilità ossea dovuta all’osteoporosi che colpisce gli anziani, con maggiore incidenza nelle donne. Un’altra causa è la presenza di comorbidità che pregiudicano la normale autonomia e il coordinamento motorio di questi pazienti: il decadimento cognitivo, la debolezza muscolare, i deficit visivi e l’artrosi determinano, infatti, notevoli difficoltà deambulatorie. Per identificare tutte queste problematiche è stato coniato il termine di sindrome da fragilità”.

Il progetto Ortogeriatria è nato ad Arezzo circa 1 anno fa, per rispondere in modo specifico alle esigenze di una popolazione con caratteristiche ben definite, in cui l’evento critico comune fosse rappresentato dalla frattura del femore”, spiega Pietro De Biase responsabile della U.O.S. di Ortogeriatria presso l’U.O.C. Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale San Donato, referente ortopedico del progetto. Questa evenienza crea un rischio aumentato di mortalità nella popolazione anziana (fino al 30% dei pazienti con frattura di femore muoiono entro un anno dal trauma) e, anche nei pazienti che superano tale evento, lascia una residua inabilità molto importante, con costi individuali e sociali in costante aumento. Basti pensare che le fratture di femore in Italia hanno lo stesso impatto economico dell’infarto del miocardio, ma lasciano un onere sociale conseguente alla disabilità residua molto più alto.

Il progetto si caratterizza quindi per una presa in carico “multidimensionale” del paziente. Tale approccio rappresenta in effetti l’unica strada per migliorare il decorso dell’anziano con patologia ortopedico-traumatologica, sia nell’attesa dell’intervento, che deve essere breve, sia nel decorso postoperatorio, che presenta spesso rischi legati alle particolari risposte del paziente fragile di fronte alle richieste funzionali necessarie per superare l’operazione chirurgica e recuperare la propria autonomia.

Il paziente anziano si caratterizza rispetto al soggetto più giovane per la presenza di polipatologia e polifarmacologia evidenzia Felici –. Si stima che oltre il 50% degli over 75 assuma più di 7 farmaci, con alto rischio di effetti collaterali molto spesso non riconosciuti e non segnalati come reazioni avverse. In quest’ottica, la scelta dell’analgesico più appropriato è fondamentale tenuto conto che il trattamento molto spesso sarà di lungo periodo, a fronte di un dolore osteoarticolare cronico e non acuto.  I nuovi oppioidi, specie in associazione per limitare gli effetti collaterali dose-correlati, rappresentano molto spesso la scelta più appropriata.

Sull’importanza di un’adeguata gestione del dolore in questi pazienti pone l’accento anche De Biase: “La frattura di femore è un evento molto doloroso, che compromette in modo marcato la funzione e la qualità di vita del soggetto. Per ottenere un rapido sollievo vengono utilizzate sia terapie mediche, sia blocchi antalgici periferici praticati dall’anestesista. Nel paziente anziano, in particolare, è importante il ricorso a terapie antalgiche non legate ai FANS, che presentano diverse controindicazioni come stabilito dai criteri di Beers aggiornati nel 2012 dall’American Geriatric Society. La scelta è quindi sugli oppioidi deboli. In questi casi la maggior complicanza è legata alla costipazione, già frequente per il solo allettamento forzato dovuto alla frattura. Tali effetti collaterali sono comunque superati dalle nuove associazioni, sempre da prediligere nel paziente anziano”.

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