Tessuto ovarico trapiantato in addome: donna dopo un cancro, rimane incinta
Rivoluzione nei trattamenti di fecondità. Le ovaie rimosse e il tessuto conservato prima del trattamento anti tumore
Medici australiani hanno ottenuto per la prima volta al mondo un gravidanza da tessuto ovarico trapiantato nell’addome – un successo che promette di rivoluzionare i trattamenti di fecondità. La futura madre di 23 anni, identificata solo con il nome di Vali, è ora incinta di 25 settimane con due gemelli, dopo che le ovaie le erano state rimosse quando era sotto trattamento per cancro. Il tessuto ovarico era stato conservato e congelato prima che iniziasse il trattamento contro il cancro e poi innestato nell’addome.
LA TECNICA – La tecnica è stata illustrata da Kate Stern, direttrice del Servizio di preservazione della fertilità dell’Istituto di fecondazione in vitro (Ivf) di Melbourne, che ha presentato i risultati alla conferenza della Fertility Society of Australia in corso a Sydney. I ricercatori del centro, ha spiegato, avevano prelevato in laparoscopia, conservato e congelato il tessuto ovarico prima che la ragazza iniziasse il trattamento contro il cancro e sette anni dopo gli specialisti dell’ospedale maggiore della città lo hanno innestato nella parete addominale. Due ovuli sono cresciuti con successo e sono stati raccolti, fecondati in vitro e inseriti nell’utero della giovane. «Abbiamo dimostrato – ha detto Kate Stern – che il tessuto ovarico può sopravvivere e funzionare normalmente fuori del suo ambiente naturale. La procedura offre alle pazienti di cancro la speranza di concepire». L’ospedale maggiore di Melbourne intende ora sviluppare un centro di emergenza per prelevare e conservare campioni di tessuto da donne giovani che soffrono di condizioni come il cancro ovarico, prima che il trattamento le renda infeconde.
ANCHE IN ITALIA – «Esistono diverse strategie, proposte anche in Italia, per preservare la fertilità nella donne che si ammalano di tumore, in casi selezionati e a buona prognosi – commenta Mariavita Ciccarone, ginecologa e presidente dell’Associazione Gemme Dormienti , nata per aiutare queste pazienti, per le quali ha organizzato un percorso privilegiato e urgente presso Istituti di eccellenza -.
E’ necessario che le giovani donne vengano informate prima di iniziare le terapie anticancro specifiche in modo da poter accedere, se lo desiderano ed è possibile, alle varie tecniche disponibili per consentire loro di diventare madri dopo la malattia. Ad oggi, sono principalmente quattro i metodi utilizzati anche nel nostro Paese: la protezione ovarica mediante farmaci analoghi del GnRH, che ha lo scopo di proteggere il tessuto ovarico durante la chemioterapia; la trasposizione ovarica, usata in caso di irradiazione pelvica per ridurre il danno ovarico da radiazioni; il congelamento degli ovociti, che verranno successivamente utilizzati con tecniche di fecondazione assistita; e il congelamento del tessuto ovarico, come nel caso australiano. Esistono poi altre strategie, che sono però ancora in corso di studio».