Come il cervello corregge “il tiro” nell’interpretazione delle emozioni degli altri

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Brain-to-brain-interface.

Quando siamo tristi, il mondo sembra piangere con noi. Quando al contrario siamo felici i visi di chi ci sta intorno sembrano riflettere la nostra gioia.

Questi meccanismi di proiezione delle nostre emozioni sugli altri sono ben noti agli scienziati, che li ritengono alla base dei rapporti sociali. Tuttavia in alcune condizioni possono generare errori grossolani (chiamati ‘bias egocentrico emotivo’, Eeb): per evitarli entrano in gioco meccanismi cerebrali di correzione, oggi ancor poco studiati. Giorgia Silani, neuroscienziata della Sissa di Trieste insieme a un gruppo internazionale di ricercatori ha individuato un’area del cervello implicata in questo processo di aggiustamento. Lo studio è stato pubblicato sul ‘Journal of Neuroscience’.Brain-to-brain-interface.

Negli esperimenti i ricercatori hanno innanzitutto misurato la tendenza dei soggetti a fare questo tipo di errori. Grazie alla risonanza magnetica funzionale hanno poi individuato un’area cerebrale in cui l’attività era chiaramente più intensa proprio quando i soggetti sperimentali commettevano degli errori di interpretazione. L’area incriminata è il giro supra-marginale destro, una zona ancora relativamente sconosciuta all’interno delle neuroscienze sociali.

In una terza serie di esperimenti i ricercatori hanno anche provato a ‘disturbare’ l’azione di quest’area cerebrale, inducendo un temporaneo spegnimento attraverso la tecnica della stimolazione magnetica transcranica, una metodologia innocua in grado di silenziare brevemente l’attività elettrica dei neuroni. Silani e i suoi colleghi hanno osservato che in corrispondenza degli ‘spegnimenti’ i soggetti commettevano significativamente più errori della media, confermando il ruolo cruciale di quest’area cerebrale.

“I risultati di questo studio – spiega Silani – mostrano per la prima volta quali sono i marker fisiologici di meccanismi sociali altamente adattivi, come la capacità di sopprimere i propri stati emotivi per valutare correttamente quelli degli altri. Future ricerche ci permetteranno di comprendere come queste capacità si sviluppano e decadono nel corso del tempo, e come sarà possibile allenarle”.

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