Osteoartrosi: in provincia di Verona ne soffre il 60% di chi si rivolge a un centro di terapia del dolore

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dolore-cronicoIl 5 ottobre a Dossobuono medici a scuola per imparare a gestire al meglio questa patologia. Gli argomenti del corso: dagli ultimi aggiornamenti in merito agli interventi di protesi, all’efficace controllo del dolore. Veneto, Regione virtuosa nell’applicazione della Legge 38/2010, la normativa che ha sancito il diritto dei cittadini a non soffrire.

Dossobuono (VR), 3 ottobre 2013 – In provincia di Verona 6 pazienti su 10 che si rivolgono a un centro di terapia del dolore soffrono di patologie osteoarticolari. In particolare tra i pazienti affetti da artrosi, circa il 10% dovrà sottoporsi nel corso della vita a un intervento chirurgico di artroprotesi. Proprio con l’obiettivo di discutere le novità più attuali nel campo della protesica e approfondire il tema della gestione del dolore ortopedico, sabato 5 ottobre a Dossobuono, si danno appuntamento Specialisti Ortopedici e di Medicina Fisica Riabilitativa per il corso La chirurgia protesica: applicazioni, revisioni e gestione di sintomi e complicanze, che si svolgerà presso l’Hotel Veronesi La Torre. Attesi oltre 50 medici provenienti dal Nord-Est e dall’Emilia.

“Particolare risalto verrà dato al tema delle protesizzazioni ‘difficili’ e alla gestione delle tanto temute infezioni periprotesiche, spiega il professor Araldo Causero, Direttore della Clinica Ortopedica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Udine, tra i relatori del corso. “L’intento è quello di evidenziare le corrette indicazioni nella scelta dell’impianto protesico e nel trattamento delle possibili complicanze. Altro importante argomento, di grande attualità e che ha suscitato clamore da parte dei media, sarà la tossicità da metallosi degli impianti protesici. La liberazione di ioni di metallo da parte di alcuni impianti è possibile, ma va ridimensionato l’eccessivo allarmismo che si è creato attorno a questo problema. Il corso ci consentirà di fare chiarezza sulla corretta gestione dei paziente con protesi potenzialmente a rischio. Ad oggi il problema può essere giudicato assolutamente sotto controllo”.

Tra i focus del corso anche la gestione del dolore. “I farmaci più utilizzati nel trattamento sintomatico del dolore da osteoartrosi sono gli antinfiammatori non steroidei (FANS), gli analgesici  e i farmaci intra-articolari”, illustra il dottor Vittorio Schweiger, Ricercatore presso l’Università di Verona, Specialista in Anestesia e Rianimazione, Responsabile Ospedale senza Dolore e relatore del corso. “Per i rilevanti effetti collaterali e le implicazioni sul rischio cardio-vascolare, tuttavia i FANS devono essere limitati a un utilizzo di breve durata. Gli analgesici oppiacei rappresentano una valida alternativa. Accanto a quelli deboli, possono essere utilizzati gli oppioidi forti, tra i quali i più interessanti sono il fentanil e l’ossicodone. Quest’ultimo, in particolare, presenta una notevole efficacia analgesica. Inoltre, la disponibilità dell’associazione ossicodone-naloxone protegge il paziente dal rischio di stipsi, effetto indesiderato spesso presente e particolarmente fastidioso”.

 

Un buon controllo del dolore è funzionale anche nei pazienti che arrivano all’intervento di protesi: “Garantisce la ripresa funzionale, con una maggiore aderenza del paziente al trattamento riabilitativo”, evidenzia Causero.  “Dal punto di vista ortopedico, ci permette di ottenere un miglior grado di soddisfazione del paziente ma anche dimissioni più rapide, riducendo, almeno dal punto di vista teorico, i tempi di degenza. Vi sono inoltre alcuni lavori in letteratura che dimostrano come un miglior controllo delle algie nei pazienti in attesa di intervento chirurgico di protesizzazione garantisca una soglia di dolore maggiore nella fase peri e post-operatoria, con dei valori di dolore più bassi, rilevati dalle scale numeriche”.

 

Il trattamento appropriato del dolore è ormai per il medico un vero e proprio obbligo, sancito dalla Legge 38/2010, che ha riconosciuto il diritto di ogni cittadino a non soffrire. “Per quanto riguarda l’applicazione di questa normativa a livello regionale, dopo alcune incertezze, la situazione del Veneto sembra essere in rapido sviluppo, potendo contare su realtà operative di eccellenza e con un’esperienza più che trentennale, che necessitano solo di una sistemazione organizzativa territoriale. Sono state, infatti, identificate le strutture di riferimento regionale (Centri HUB) nel Centro di Terapia del Dolore del Policlinico di Verona, diretto dal Prof. Enrico Polati, e nel Centro di Terapia del Dolore dell’Ospedale di Treviso, diretto dal dott. Marzio Bevilacqua. Sono stati identificati inoltre i centri satellite (Centri Spoke), con i requisiti minimi ai quali debbono rispondere. Per quanto attiene il monitoraggio della rete di cure palliative e di terapia del dolore rivolta al paziente in età pediatrica, solamente quattro regioni dichiarano che la rete è attiva e tra queste è presente il Veneto, insieme a Lombardia, Emilia Romagna e Basilicata”, conclude Schweiger.

 

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