Potenziare con i farmaci la capacità di autoriparazione del cervello
36° Congresso Nazionale Società Italiana di Farmacologia
Torino, Lingotto Centro Congressi – 23-26 Ottobre 2013
Nuovi scenari nella ricerca di trattamenti delle malattie neuropsichiatriche
Le ricerche condotte da un Gruppo di Ricercatori dell’Università del Piemonte Orientale
Torino, 23 ottobre 2013 – La relazione tra neurogenesi e malattie neuropsichiatriche costituisce un nuovo ed affascinante campo di indagine neurobiologica, in cui la cellula staminale neurale adulta costituisce un potenziale bersaglio, sia per interventi terapeutici di nuova concezione, sia per l’interpretazione dell’attività di farmaci da tempo utilizzati in ambito clinico.
Nel corso dei lavori della 36° Edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia, in programma a Torino dal 23 al 26 ottobre 2013 presso il Centro Congressi del Lingotto, presieduto dal Professor Pier Luigi Canonico, Presidente SIF e Professore ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, una intera sessione di interventi sarà dedicata alla discussione di dati recenti ottenuti in questo ambito. Ce ne parla la Professoressa Mariagrazia Grilli, che coordina il Laboratorio di Neuroplasticità, con sede a Novara, presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale. In questo laboratorio da alcuni anni un gruppo di ricercatori concentra la propria attenzione proprio su queste cellule.
“Innanzi tutto – afferma la Professoressa Grilli – vorrei mettere in evidenza le motivazioni per cui i farmacologi sono così interessati allo studio delle cellule staminali neurali adulte. C’è voluto oltre un secolo per confutare il ‘dogma’ della neurobiologia che vedeva il cervello adulto impossibilitato a rigenerare i neuroni, ma solo destinato a perderne con l’invecchiamento. Una decina d’anni fa si è confermato che anche nel cervello, come in qualunque altro organo, ci sono cellule staminali adulte, e che noi tutti abbiamo la possibilità, in alcune zone specifiche del nostro cervello, di formare, a partire da queste cellule, nuovi neuroni per tutta la durata della nostra esistenza. E’ anche in parte grazie a questi neuroni nati in età adulta, che il nostro cervello può adattarsi alle nuove e continue esperienze e stimoli cui siamo esposti, ed essere ‘plastico’, continuare ad imparare ed immagazzinare nuove informazioni. Inoltre, le staminali neurali adulte sembrano attivarsi in risposta a danno, nel tentativo di ripararlo. Come farmacologi – continua la Professoressa Grilli – pensiamo alle numerose malattie neuropsichiatriche ancora in attesa di risposte terapeutiche adeguate e vediamo nelle cellule staminali neurali adulte un target per lo sviluppo di nuovi farmaci, che possano potenziare la capacità di autoriparazione e di plasticità del nostro cervello.”
“E’ stato ipotizzato che la maggior parte delle malattie neuropsichiatriche si associa ad alterazioni del processo con cui si formano questi nuovi neuroni. Uno degli obiettivi di noi ricercatori – aggiunge la Professoressa Grilli – è quello di capire cosa si altera in questo processo e comprendere se queste alterazioni contribuiscono, e in che misura, a malattie quali, ad esempio, ictus, disturbi di tipo cognitivo associati alla malattia di Alzheimer e all’invecchiamento, ma anche la depressione maggiore, disturbo bipolare, ecc.”.
Nell’ictus ed in altre malattie neurodegenerative, ad esempio, è noto che le cellule staminali si attivano, a seguito del danno, nel tentativo di generare nuovi neuroni. Purtroppo il microambiente in cui si vengono a trovare non permette che queste cellule o i neuroni cui esse danno origine sopravvivano o completino la loro maturazione, con la conseguenza che questo tentativo di autoriparazione fallisce o si esaurisce. Per questo, la farmacologia si prefigge lo scopo di studiare i meccanismi che regolano la neurogenesi adulta con l’ambizione, in futuro, di individuare farmaci che potenzino la produzione delle cellule staminali oppure facilitino la sopravvivenza dei nuovi neuroni, anche in un contesto che altrimenti non renderebbe possibile la loro integrazione nei circuiti.
E’ questo, un modo innovativo di guardare alla potenzialità delle cellule staminali neurali adulte endogene, viste non più solo come possibile ‘oggetto’ di trapianto dall’esterno, ma come bersaglio di farmaci, nel loro contesto naturale, il cervello, per patologie neurologiche e psichiatriche che, ad oggi, non hanno ancora terapie disponibili o soddisfacenti.
“Siamo stati tra i primi in Italia, presso il Laboratorio di Neuroplasticità del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università del Piemonte Orientale da me diretto – conclude la Professoressa Grilli – ad interessarci al rapporto tra farmaci bioregolatori e neurogenesi adulta. Si tratta di un campo molto competitivo, che avanza molto rapidamente. Tra gli altri, studiamo il meccanismo con cui alcuni farmaci, già in uso clinico, come gli antidepressivi, stimolano la neurogenesi adulta che è drasticamente ridotta nelle depressioni più gravi. Siamo anche interessati a capire se e come, all’opposto, alcuni farmaci di abuso possono causare effetti negativi sulle cellule staminali del cervello e quindi sulla plasticità del cervello stesso, con conseguenze importanti sulla cognitività e sul tono dell’umore”.
Assai interessante, poi, lo studio nell’invecchiamento della complementarietà tra trattamenti farmacologici mirati a potenziare la neurogenesi e stili di vita. Infatti esistono recenti lavori in grado di dimostrare come anche alcuni stimoli fisiologici (arricchimento ambientale, esercizio fisico, ecc.) siano in grado di potenziare la capacità del cervello di formare nuovi neuroni.