Sclerosi Multipla: in crescita il numero di casi(o forse una maggiore sensibilità), allarmanti i numeri della malattia

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Nel mondo 2,3 milioni di pazienti

Quasi diagnosi ogni 4 ore, più di 5 ogni giorno. In Italia le persone colpite da Sclerosi Multipla sono 68mila, con 2.000 nuove diagnosi in un anno. L’incremento si registra anche a livello mondiale: i pazienti con Sm sono 2,3 milioni, il 9,5% in più rispetto al 2008. Sono i numeri contenuti in Atlas, il più vasto rapporto mondiale sulla patologia cronica pubblicato dalla Federazione Internazionale Sclerosi Multipla, presentati a Ectrims, il Congresso mondiale sulla Sm in corso a Copenaghen.

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Giovane e donna – Circa la metà dei pazienti italiani ha meno di 40 anni e il 75% dei nuovi casi diagnosticati è formato da donne. L’incidenza della malattia è di 4 persone ogni 100.000 abitanti. I casi pediatrici in Italia, ovvero in ragazzi sotto i 18 anni, sono circa 500-1000. La Sm è una patologia che colpisce la mielina, la guaina che protegge i nervi, interferendo con la trasmissione dei segnali elettrici che rendono possibile il movimento dei muscoli. È una malattia infiammatoria, ma le cause sono ancora misteriose: una patologia autoimmune, secondo alcuni studi, con un auto-attacco dell’organismo, la possibile interferenza di virus “dormienti”. È ancora forte l’eco dello scontro sull’ipotesi del chirurgo italiano Paolo Zamboni della correlazione con malformazioni delle vene del collo. Di certo, i sintomi neurologici della malattia possono avanzare fino alla disabilità fisica e cognitiva e i farmaci possono solo arrestare nelle forme remittenti, mentre non esiste una cura per i 25mila casi di Sclerosi multipla cosiddetta progressiva – sono 1 milione nel mondo – che ha un andamento graduale, ma continuo, fino all’invalidità. La forma più diffusa è la recidivante-remittente, in cui i segni della patologia avanzano e si arrestano, scomparendo all’apparenza.

L’aumento dei casi – spiega Marco Salvetti, responsabile del Centro Neurologico Terapie Sperimentali dell’Università La Sapienza di Roma – è dovuto, da un lato, alla migliorata diagnosi ma, dall’altro, anche a particolari fattori ambientali, come la ridotta esposizione a microbi in una società sempre più ‘igienizzata’”.

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