Trapianto autologo cellule staminali: sta bene la bambina che ha ricevuto il trattamento, affetta da paralisi cerebrale
Significativi i miglioramenti della bambina italiana di 4 anni affetta da paralisi cerebrale che e’ stata sottoposta 5 mesi fa a un trapianto di cellule cordonali autologhe. La notizia arriva dal quarto congresso mondiale ESH/NetCord/Eurocord sulle “Cellule staminali del cordone ombelicale”, che si e’ chiuso ieri a Montecarlo, e che ha celebrato i 25 anni dal primo trapianto di cellule staminali cordonali e i 30.000 trapianti effettuati ad oggi in tutto il mondo.
La piccola, che oggi ha 4 anni ed e’ affetta da paralisi cerebrale fin dalla nascita, e’ stata inserita nel trial clinico condotto da Joanne Kurtzberg, pediatra della Duke University di Durham, e sta reagendo bene con risultati definiti “fuori dall’ordinario”. “Oggi, a distanza di cinque mesi dal trapianto – ha riferito Irene Martini, direttore scientifico di SmartBank, biobanca alla quale i genitori della piccola si sono rivolti per la conservazione autologa delle staminali cordonali della figlia – i risultati sono molto positivi sia nel linguaggio perche’ ora la bimba si esprime con intere frasi e impara ogni giorno nuove parole, sia nel tono muscolare, sta imparando a muoversi con il deambulatore. Il fisioterapista e il logopedista che la seguono sono molto soddisfatti e hanno definito i risultati raggiunti ‘fuori dall’ordinario'”. Il successo di questo primo trapianto di staminali cordonali ha spinto i genitori ad effettuare una seconda infusione di cellule staminali autologhe, fissata per il prossimo dicembre.
“Un nuovo trapianto che e’ possibile fare vista la notevole quantita’ di cellule staminali presenti nell’unita’ che abbiamo conservato come SmartBank all’Universita’ di Plymouth”, ha sottolineato Martini. Ulteriori valutazioni saranno fatte nell’arco del prossimo anno, “ma gia’ queste lasciano ben sperare sia la famiglia, sia la comunita’ scientifica”, ha aggiunto. Grande e’ l’importanza che viene affidata alle staminali cordonali. Il problema che si pone pero’ riguarda la loro capacita’ di attecchire in tempi brevi. “E questo – ha precisato Martini – e’ garantito solo da un’ampia popolazione di cellule staminali e di progenitori cellulari”. A Montecarlo, Martini ha presentato i risultati di uno studio clinico sulla “Ottimizzazione della vitalita’ delle cellule staminali cordonali dopo somministrazione del DHA durante il terzo trimestre di gravidanza”, condotto dalla stessa direttrice scientifica di SmartBank con un team composto da biologi dell’Universita’ Sapienza di Roma, medici e ostetriche del dipartimento di Ostetrica e Ginecologia dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma e ricercatori ISOF del CNR di Bologna. Lo studio clinico dimostra che la somministrazione di DHA, ovvero acido docosaesaenoico (un acido grasso essenziale della linea Omega 3) nelle donne in gravidanza a partire dalla 20esima e dalla 28esima settimana di gravidanza fino al termine della gestazione, “incrementa la vitalita’ delle cellule staminali del sangue cordonale, nonche’ la quantita’ di cellule differenziate della linea ematopoietica”, ha precisato la direttrice di SmartBank.
“Sono risultati importanti – ha continuato – perche’ permettono di superare l’unico vero limite del trapianto di cellule staminali da cordone ombelicale: la ridotta quantita’ di staminali presenti in una ‘unita” di sangue cordonale. Incrementando la vitalita’ delle cellule staminali si puo’ aumentare le probabilita’ di successo del trapianto”. Se per Kurtzberg “le cellule staminali del cordone ombelicale hanno un futuro nella terapia cellulare come attivatrici di fattori neurotrofici e capacita’ anti-infiammatorie”, secondo Martini “e’ necessario che in Italia si dia vita ad una collaborazione pubblico-privato, senza pregiudizi, mettendo a disposizione fondi per la ricerca e dare maggior vigore alla sperimentazione clinica con le cellule staminali”.