Chili di troppo che si ereditano: scoperto il gene interruttore del grasso

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I chili di troppo si ereditano spesso da mamma e papà. Lo sostiene una ricerca condotta tra Israele e Stati Uniti, che ha identificato anche il gene che regola il peso corporeo nell’uomo e topi.

La ricerca ha già da tempo evidenziato l’importanza dei fattori genetici nell’obesità, dimostrando che l’ereditarietà gioca un ruolo nel 40-90% dei casi. Lo studio, pubblicato online su ‘The American Journal of Human Genetics’, fa pendere la bilancia ancor di più verso l’ereditarietà, mostrando che la perdita di un particolare gene negli esseri umani e nei topi provoca obesità patologica.
La ricerca, condotta su una famiglia gravemente obesa, fornisce nuove informazioni sui meccanismi che controllano il peso corporeo e lo stato nutrizionale, e il risultato potrebbe essere utile per la progettazione di terapie per l’obesità e malnutrizione. “Partendo dalla scoperta del gene in una sola famiglia con obesità patologica, questi studi hanno portato all’identificazione di un gene che sembra fondamentale per regolamentare lo stato nutrizionale”, sintetizza uno degli autori, John Martignetti della Scuola di Medicina del Mount Sinai di New York City. “Questo gene è presente non solo negli esseri umani e nei topi, ma anche in un animale unicellulare. In pratica, la natura ritiene questo gene così importante che ne ha conservato la struttura per più di 700 milioni di anni”. Martignetti e Adel Shalata, del Ziv Medical Center Safed, in Israele, hanno analizzato una vasta famiglia arabo-israeliana i cui componenti sono affetti da obesità autosomica recessiva, identificando una mutazione nel gene che codifica per Cep19, una proteina ciliare. Quando i ricercatori hanno eliminato il gene Cep19 nei topi, gli animali sono diventati obesi e diabetici, con un super-appetito e un metabolismo rallentato. “I modelli di topo che abbiamo generato possono essere più di due volte più pesanti degli altri e sono resistenti all’insulina. Questi roditori rappresentano importanti strumenti di ricerca per la biologia di base e la sperimentazione clinica” di nuovi approcci anti-obesità, sostiene Martignetti.
I chili di troppo si ereditano spesso da mamma e papà. Lo sostiene una ricerca condotta tra Israele e Stati Uniti, che ha identificato anche il gene che regola il peso corporeo nell’uomo e topi. La ricerca ha già da tempo evidenziato l’importanza dei fattori genetici nell’obesità, dimostrando che l’ereditarietà gioca un ruolo nel 40-90% dei casi. Lo studio, pubblicato online su ‘The American Journal of Human Genetics’, fa pendere la bilancia ancor di più verso l’ereditarietà, mostrando che la perdita di un particolare gene negli esseri umani e nei topi provoca obesità patologica.

La ricerca, condotta su una famiglia gravemente obesa, fornisce nuove informazioni sui meccanismi che controllano il peso corporeo e lo stato nutrizionale, e il risultato potrebbe essere utile per la progettazione di terapie per l’obesità e malnutrizione. “Partendo dalla scoperta del gene in una sola famiglia con obesità patologica, questi studi hanno portato all’identificazione di un gene che sembra fondamentale per regolamentare lo stato nutrizionale”, sintetizza uno degli autori, John Martignetti della Scuola di Medicina del Mount Sinai di New York City. “Questo gene è presente non solo negli esseri umani e nei topi, ma anche in un animale unicellulare. In pratica, la natura ritiene questo gene così importante che ne ha conservato la struttura per più di 700 milioni di anni”.
Martignetti e Adel Shalata, del Ziv Medical Center Safed, in Israele, hanno analizzato una vasta famiglia arabo-israeliana i cui componenti sono affetti da obesità autosomica recessiva, identificando una mutazione nel gene che codifica per Cep19, una proteina ciliare. Quando i ricercatori hanno eliminato il gene Cep19 nei topi, gli animali sono diventati obesi e diabetici, con un super-appetito e un metabolismo rallentato. “I modelli di topo che abbiamo generato possono essere più di due volte più pesanti degli altri e sono resistenti all’insulina. Questi roditori rappresentano importanti strumenti di ricerca per la biologia di base e la sperimentazione clinica” di nuovi approcci anti-obesità, sostiene Martignetti.

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