Fibrillazione Atriale: importanti benefici con i pacemaker più avanzati
Lo studio clinico MINERVA, presentato in occasione dell’American Heart Association, mostra una riduzione della progressione della fibrillazione atriale del 61%
Dallas (USA) – 19 novembre 2013 – I pacemaker Medtronic con algoritmi avanzati di stimolazione rallentano la progressione della fibrillazione atriale (FA) nei pazienti con bradicardia o battito cardiaco rallentato. I risultati del nuovo studio MINERVA (MINimizE Right Ventricular pacing to prevent Atrial fibrillation and heart failure) sono stati presentati come Late Breaking Clinical Trial in occasione della Sessione Scientifica dell’American Heart Association 2013, in corso a Dallas fino al 20 novembre. Lo studio ha dimostrato che i pacemaker Medtronic dotati di caratteristiche avanzate di stimolazione sono in grado di ridurre del 26% l’incidenza di mortalità, di ospedalizzazione per cause cardiovascolari o di FA permanente a due anni, rispetto ai dispositivi pacemaker standard (endpoint primario dello studio). In particolare, gli effetti più evidenti sono stati un notevole rallentamento della progressione della malattia atriale verso forme di FA permanente, con una diminuzione del rischio relativo del 61% a due anni, e la diminuzione del numero di pazienti con episodi di FA di durata maggiore a un giorno e del numero di pazienti con FA persistente. Inoltre, l’utilizzo della tecnologia con pacemaker più avanzati ha determinato una notevole diminuzione relativa, pari al 52%, dei ricoveri ospedalieri e visite al pronto soccorso dovute a FA.
“Il nostro studio è il primo a dimostrare che i pacemaker dotati di algoritmi avanzati di stimolazione sono in grado di rendere più lenta l’evoluzione di una patologia pericolosa come la fibrillazione atriale, l’aritmia più comune la cui presenza è associata a un maggior rischio di scompenso cardiaco, ictus e morte” ha dichiarato il Prof.Luigi Padeletti, ordinario di Cardiologia presso l’Università di Firenze e principale investigatore dello studio MINERVA. “Per questo motivo, evitando la progressione verso FA di lunga durata diminuisce il rischio per il paziente di sviluppare patologie pericolose per la sua vita.”
“Questo è il primo studio in cui si dimostra che l’utilizzo dei sistemi avanzati di stimolazione cardiaca non solo determina un beneficio clinico ritardando la progressione della FA, ma ha anche una ricaduta positiva sui costi sanitari” ha dichiarato il Prof. Giuseppe Boriani, dell’Istituto di Cardiologia dell’Università di Bologna, che ha presentato, come principale autore, lo studio MINERVA al congresso dell’AHA “I risultati di questo studio sono molto importanti dal punto di vista clinico e le linee guida delle Società Scientifiche dovrebbero essere aggiornate sulla base di queste stringenti evidenze.”
Lo studio prospettico e randomizzato MINERVA ha valutato gli effetti di tre algoritmi di stimolazione, ovvero:
- Sistema con algoritmo per la stimolazione ventricolare solo se necessaria “MVP” (Minimal Ventricular Pacing), che dà preferenza al ritmo cardiaco fisiologico, in modo da ridurre i pericoli associati a una stimolazione non necessaria del ventricolo destro;
- Sistema con 3 algoritmi “Atrial Intervention Pacing” per la prevenzione della FA che aumenta la frequenza di stimolazione atriale per contrastare il verificarsi di potenziali eventi di tachiaritmia atriale;
- Sistema con algoritmo per l’interruzione delle tachiaritmie atriali regolari “Reactive ATP” (Atrial Antitachycardia Pacing), in cui la stimolazione avviene durante la tachiaritmia atriale per ripristinare il ritmo sinusale.
Lo studio MINERVA ha coinvolto 63 Ospedali in Europa, Medio Oriente e Asia di cui 24 solo in Italia, per un totale di 1.166 pazienti. In Italia, oltre all’Azienda Ospedaliera Careggi di Firenze e al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, hanno contribuito molti centri cardiologici tra cui in particolare l’Ospedale Civile G. Mazzini di Teramo, l’Ospedale San Filippo Neri di Roma e l’Ospedale Maggiore di Crema. I pazienti arruolati avevano l’indicazione all’impianto di un pacemaker bicamerale e precedente riscontro di tachiaritmie atriali.
LA FIBRILLAZIONE ATRIALE
La fibrillazione atriale è una frequente anomalia del ritmo cardiaco a causa della quale il sangue, non pompato più correttamente, ristagna all’interno delle camere superiori del cuore (gli atri), favorendo la formazione di trombi che, se entrano nel circolo sanguigno, possono arrivare al cervello e provocare un ictus cerebrale. Attualmente si stima che in Europa oltre 6 milioni di persone siano affetti da questa patologia, anche se ci si aspetta un’ulteriore crescita, in quanto legata all’invecchiamento della popolazione. Circa il 25% dei pazienti hanno una Fibrillazione Atriale al momento dell’impianto di pacemaker e circa il 25% dei pazienti sviluppa FA tra quelli che non avevano FA.